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Sul pellet aumenti del 140% ma crescono pure furti e truffe: “C’è chi lo mescola alla sabbia”. Oggi un sacco da 15 chili può arrivare a costare fino a 25 euro
I rincari sono tali che rubare legna da ardere e pellet è diventato redditizio, secondo un’indagine di Altroconsumo un sacco da 15 chilogrammi oggi costa in media circa 12 euro (un aumento del 140%) mentre la scorsa stagione si fermava a 5 euro. I venditori però mettono in guardia: “Occhio alle truffe, il combustibile di bassa qualità scalda meno”

TRENTO. Con il caro bollette molti trentini hanno scelto di affidarsi a pellet e legna da ardere per riscaldare le proprie case, anche in questo settore però l’aumento dei prezzi è stato notevole. La questione è così seria che è approdata anche in Consiglio provinciale.
Secondo un’indagine condotta da Altroconsumo i prezzi del pellet sono più che raddoppiati rispetto all’anno scorso. Per esempio un sacco da 15 chilogrammi oggi costa in media circa 12 euro (un aumento del 140%) mentre la scorsa stagione si fermava a 5 euro, anche se si Altroconsumo ha registrato picchi che arrivano fino a 25 euro per sacco. Ciò significa che rispetto al 2021 ogni famiglia dovrà investire il doppio dei soldi per riscaldare la casa.
I rincari sono tali che rubare legna da ardere e pellet è diventato redditizio, lo dimostrano i recenti casi di cronaca. Proprio in questi giorni, nella zona di Terragnolo, i carabinieri hanno denunciato due uomini che sono accusati di aver rubato 30 quintali di legna da ardere. Poche settimane fa invece i militari hanno rintracciato quasi 2 tonnellate di pellet che erano state sottratte a un noto negozio di agraria di Borgo Valsugana.
Di fronte a questo mercato “impazzito” bisogna stare attenti anche alle offerte che sembrano troppo vantaggiose, dietro infatti potrebbe nascondersi un tentativo di truffa. “Nel corso degli anni ne ho viste di tutti i colori”, conferma a Il Dolomiti un grossista trentino che da tempo opera nel settore della vendita di pellet per il riscaldamento.
“Uno dei metodi più utilizzati è quello di mescolare gli scarti del legno con sabbia o materiale plastico – sottolinea il grossista – dopodiché ci è capitato di ricevere grandi carichi dove il pellet in superficie era di buona qualità mentre il resto era stato mescolato con altri materiali ma così il potere calorifico si abbassa, in poche parole scalda di meno”. In questi casi ne risente anche l’ambiente perché un pellet che costa troppo poco, in genere, è di scarsa qualità e oltre a scaldare meno produce più emissioni.
A pesare sul prezzo del pellet e della legna da ardere ci sono sicuramente i costi del trasporto, ma pure l’aumento della domanda e l’incremento registrato per le aste dei lotti boschivi compreso fra il 20 e il 50%. Infine i rivenditori lanciano l’allarme sulla prossima stagione anche se i primi problemi potrebbero verificarsi già quest’inverno: “Con al nostra azienda riforniamo soprattutto aziende agricole, alberghi e vari enti pubblici – conclude il grossista – ma si fatica a trovare la materia prima che serve per creare questo combustibile, buona parte della segatura finisce fuori regione e si corre il rischio che manchi il prodotto”.