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Turismo, contratti non rinnovati e lavoratori impoveriti: allarme anche in Trentino. I sindacati: "Si vuole cambiare situazione? Allora si investa"

In Trentino come nel resto d’Italia il turismo ha registrato un’ottima ripresa dopo il Covid ma, spiegano Cgil, Cisl e Uil: “Le lavoratrici e i lavoratori, invece, si sono impoveriti”

Pubblicato il - 25 maggio 2023 - 23:01

TRENTO. “Serve la volontà di cambiare la situazione” è dura la posizione dei sindacati Cgil, Cisl e Uil contro la Giunta Fugatti in merito alla situazione che i lavoratori del settore turistico e non solo stanno vivendo.

 

Per le lavoratrici e i lavoratori del turismo il contratto nazionale è scaduto dal 2018. Quelli della ristorazione sono senza rinnovo da un anno e mezzo. “Non c’è soluzione alla carenza di personale senza la sua valorizzazione. Obiettivo che si realizza anche con il rinnovo del contratto. Dunque al di là dei buoni propositi gli imprenditori devono dimostrare ai tavoli contrattuali la volontà di cambiare la situazione” hanno spiegato i sindacati il giorno dopo l’assemblea provinciale dell’Associazione albergatori e piccole imprese.

 

Il tema è sempre quello della difficoltà a trovare personale per le aziende del settore, puntando l’accento sulle condizioni di lavoro. “A gennaio in Trentino imprese e sindacati hanno compiuto un passo avanti importante siglando il contratto integrativo provinciale che mancava da anni e che sicuramente aiuterà a ridurre il gap retributivo con l’Alto Adige – fanno notare i segretari provinciali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti -. Questo da solo non basta. Con un’inflazione sopra l’8%, il costo della vita in continua salita e potere d’acquisto in caduta libera il rinnovo del contratto nazionale non è più rimandabile”.

 

Anche perché, ricordano i sindacati, in Trentino come nel resto d’Italia il turismo ha registrato un’ottima ripresa dopo il covid. “Le lavoratrici e i lavoratori, invece, si sono impoveriti” continuano i sindacati. “Chi può cerca condizioni di lavoro migliori sul piano retributivo, ma anche di conciliazione vita lavoro. Per rendete attrattivo il comparto bisogna investire sul personale, migliorando le condizioni di lavoro, alzando le buste paga e investendo nella formazione oltre che nell’allungamento delle stagioni per assicurare continuità occupazione. Assistiamo, al contrario, ad un aumento dei fatturati delle imprese che non si è tradotto in una redistribuzione sul lavoro. Sempre sui lavoratori che si è rovesciato l’aumento dei costi visto che le aziende hanno reagito alzando i prezzi, come abbiamo letto in questi giorni. Non possono essere sempre i lavoratori a pagare”.

 

Infine il tema degli alloggi. “La carenza di case e il costo elevato degli affitti è un ulteriore freno all’attrattività del settore se non risolta dalle aziende direttamente” concludono.

 

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