Blocchi di cemento sulla ''Bepi Zac'' a 2.500 metri, la Sat: ''C'erano gravi rischi per l'incolumità dei frequentatori. Serve una riflessione sulla manutenzione dei sentieri''
Sulla polemica nata dalla presenza di questi enormi blocchi di cemento in montagna la Sat spiega che si è fatta portavoce presso il Comune di Moena, soggetto istituzionale responsabile, della necessità di chiudere il tracciato e intervenire per mettere in sicurezza il percorso perché vi erano più punti pericolanti. Poi è stato il Comune a muoversi con l'intervento

PASSO SAN PELLEGRINO. ''La Sat ritiene urgente dare avvio ad una riflessione sulle prospettive e sul senso della manutenzione dei sentieri attrezzati e delle ferrate in alta montagna''. Conclude così il suo intervento la Società alpinisti tridentini in merito alla polemica nata su quei blocchi di cemento armato spuntati a quota 2.500 metri per bloccare i torrioni di roccia sulla famosa “Alta via Bepi Zac”. Notizie, come spiega la stessa Sat, uscite che hanno suscitato polemiche, prese di posizione e giudizi, che hanno coinvolto anche la Sat.
Come ha spiegato su il Dolomiti il sindaco di Moena, Alberto Kostner "sul discorso estetico siamo tutti d'accordo, il cemento in montagna è brutto, ma non si è potuto fare altrimenti. Era l’unico modo per mettere in sicurezza l'area. I blocchi verranno certamente coperti con della roccia, in modo che non si notino". E infatti anche la Sat aggiunge che ''il problema è riconducibile ai lavori eseguiti sulle creste di Costabella nella zona di Passo San Pellegrino, zona di grande valore storico, molto frequentata da escursionisti e amanti delle vie attrezzate''.
''Con delibera del consiglio centrale del 20 giugno del 2019 - prosegue la società alpinisti tridentini - la Sat ha preso atto che le rocce su cui corre il sentiero attrezzato Bepi Zac erano in più punti pericolanti, con grave rischio per l'incolumità dei frequentatori. Non disponendo della necessaria veste giuridica per intervenire direttamente in situazioni straordinarie quale quella in oggetto, la Sat si è fatta portavoce presso il Comune di Moena, soggetto istituzionale responsabile, della necessità di chiudere il tracciato e intervenire per mettere in sicurezza il percorso''.
A quel punto il Comune ha provveduto, secondo le sue competenze, ad affidare i lavori per la messa in sicurezza, ''in merito al quale la Sat avrebbe potuto esprimere solamente un proprio parere consultivo, relativamente al quale all'associazione non è pervenuta alcuna richiesta formale''.
''D’altronde - prosegue la Sat - pur riconoscendo l’invasività di interventi quale quello in oggetto, diventa difficile prendere posizione su progetti che hanno come prima finalità la pubblica sicurezza, a maggior ragione quando la responsabilità è in capo al soggetto promotore dell'intervento che non dubitiamo abbia agito ponendo questa priorità innanzi al resto. Alla luce di quanto accaduto, tuttavia, nonché delle sempre più frequenti richieste di interventi straordinari per consentire la percorrenza di vie attrezzate artificialmente in un ambiente fragile e sempre più instabile come quello montano, la Sat ritiene urgente dare avvio ad una riflessione sulle prospettive e sul senso della manutenzione dei sentieri attrezzati e delle ferrate in alta montagna. Lo farà nel suo ruolo di associazione privata, alla quale una legge dello Stato del 1963 e poi una legge provinciale del 1993 affida la tutela dei valori della conservazione della natura alpina ed insieme della promozione della frequentazione della montagna''.