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Blocchi di cemento sulla ferrata Bepi Zac. Degasperi: "Uno sfregio. Si è scelta la soluzione meno costosa e più banale"
Il consigliere Filippo Degasperi: "Se questa è la filosofia scelta da chi ha in gestione i sentieri trentini, sarebbe forse opportuno un ripensamento sull’attuale affidamento. Le Dolomiti rischiano di trasformarsi in un’unica colata di cemento"

TRENTO. Nelle ultime ore si sono diffuse sui social delle fotografie che mostrano dei blocchi di cemento posizionati a circa 2.500 metri di quota, nel contesto dei lavori di manutenzione e messa in sicurezza della ferrata Bepi Zac (qui articolo).
Per il sindaco di Moena non c'è molto da discutere: il progetto è stato realizzato da un progettista e da un geologo, e per questo non ha senso metterlo in discussione. "Se hanno deciso di farlo così, è perché per loro era l'unico modo per mettere in sicurezza la ferrata. Dobbiamo fidarci del lavoro dei tecnici".
A non pensarla allo stesso modo è il consigliere Filippo Degasperi, che ha deciso di presentare un'interrogazione alla Provincia per far luce sul tema. "Con una spesa di circa 120mila euro la Sat ha provveduto a mettere in sicurezza una parte dell’Alta Via Bepi Zac sulle creste di Costabella, nella zona del Passo San Pellegrino", spiega.
"Per consolidare alcuni torrioni di dolomia si è scelto il cemento armato di cui si è fatto grande impiego. Il risultato, sia dal punto di vista visivo che da quello strategico, è "indicibile"".
"Come da prassi ormai consolidata, il tutto sarebbe avvenuto senza alcuno confronto o condivisione. Soprattutto, pur esistendo molte altre soluzioni, si è scelto quella meno costosa e più banale. Tralasciando l’effetto sui frequentatori della montagna, le immagini diffuse sui social si commentano da sole, rimane da capire se questa è la filosofia scelta da chi ha in gestione i sentieri trentini, nel qual caso sarebbe forse opportuno un ripensamento sull’attuale affidamento.
"E’ chiaro che se questo è l’approccio individuato per mettere in sicurezza le vie di montagna, le Dolomiti rischiano di trasformarsi in un’unica colata di cemento".
In conclusione, Degasperi ha avanzato le seguenti interrogazioni alla giunta e presidente della Provincia: "Se la Provincia è stata coinvolta nell’iniziativa, chi ha autorizzato, verificato, progettato e finanziato la realizzazione del manufatto in cemento; se l’intervento è compatibile con la normativa posta a tutela della montagna e del paesaggio, quali verifiche sono state effettuate su questo aspetto, da parte di chi e con quale esito".
E poi: "Se sono state verificate ipotesi di intervento alternativo ed eventualmente quali, da parte di chi e con quale riscontro; se è intenzione intervenire per fissare criteri di intervento in montagna meno invasivi e più rispettosi del contesto; se è intenzione intervenire per restituire all’Alta Via citata in premessa il rispetto che merita, provvedendo alla rimozione del diedro in cemento ed eventualmente con quali tempistiche".