Calenda attacca tutti e svela il programma con Renzi: “Draghi premier e avanti con la sua agenda”
Calenda lancia la sfida per le elezioni: “Chiediamo agli italiani di non dimenticare. Draghi non è caduto perché governava male, è caduto per l’invidia di Conte, per le voglie di Berlusconi di diventare presidente del Senato e perché no presidente della Repubblica e per la paura di Salvini di vedere i consensi calare in favore di Meloni”

ROMA. “Questa legislatura è uno spartiacque è la tragica fine della Seconda repubblica degenerata in bipopulismo, spiace che i partiti eredi delle grandi famiglie politiche europee, popolari e socialdemocratici, abbiano deciso di sottomettersi a populisti e sovranisti”, esordisce così Carlo Calenda nella conferenza stampa per lanciare il programma della coalizione fra il suo partito, Azione, e Italia Viva di Matteo Renzi. Con lui erano presenti Maria Elena Boschi, Elena Bonetti, Mariastella Gelmini, Mara Carfagna e Luigi Marattin. Per la cronaca, fintanto che ha parlato Calenda la diretta della conferenza stampa è stata seguita da oltre 6.000 persone.
Per il leader di Azione nella scorsa legislatura ci sono stati due grandi errori: la rielezione a presidente della Repubblica di Sergio Mattarella “che lui stesso non voleva” e la sfiducia al presidente del Consiglio Mario Draghi. “Chiediamo agli italiani di non dimenticare. Draghi non è caduto perché governava male, è caduto per l’invidia di Conte, per le voglie di Berlusconi di diventare presidente del Senato e perché no presidente della Repubblica e per la paura di Salvini di vedere i consensi calare in favore di Meloni”.
Secondo Calenda non è un caso che la caduta di Draghi sia stata provocata “dai leader più filo-putiniani. Ciò che è accaduto ha costituito un danno reputazionale gigantesco per l’Italia, in autunno il problema del gas sarà disastroso, l’Italia non ha fatto i suoi investimenti per diversificare”.
Il leader di Azione non ha risparmiato attacchi agli avversari fra cui Giuseppe Conte che ha dato vita a “due governi pessimi”, per poi aggiungere che “nessuna delle coalizioni chi si presenta sarà in grado di governare il Paese. Sono divisi su tutto. Se Meloni non avrà il coraggio di chiudere i legami con il passato anche dal punto di vista formale, e penso alla fiamma nel simbolo fiamma che vuol dire un partito post-fascista nato dalla storia della Repubblica sociale italiana e l’alleanza con i nazisti, i leader europei non le stringeranno la mano. Il problema – a rincarato la dose – non è il fascismo ma il disastro finanziario di un Paese che negli ultimi trent’anni è finito col dipendere fortemente dal sostegno europeo”.
In conferenza non sono mancate le stoccate agli ex alleati: “La sinistra non ha un programma comune, come fanno a essere coalizione? Il Pd ha combinato un gigantesco disastro facendo un incrocio non riuscito fra un Comitato di liberazione nazionale e una cosa sull’agenda Draghi, non capirò mai perché Letta ha deciso di caricarsi Bonelli e Frattoianni e non i 5 Stelle.
Calenda ha fatto sapere che intende giocarsi le elezioni al proporzionale, in particolare su quello al Senato. Una partita che si può vincere assicura il leader di Azione: “Alle Comunali di Roma all’inizio i sondaggi ci davano al 6% e abbiamo finito al 20%, ci rivolgiamo a tutti gli italiani che hanno voglia di vivere in un Paese serio che si sono rotti le scatole di essere divisi artificialmente tra due poli che poi si alleano uno con l’altro e si dividono solo durante le elezioni”.
Per quanto riguarda la nuova coalizione Azione e Italia Viva daranno vita a Gruppi unici alla Camera dei Deputati e al Senato, inoltre avvieranno la costruzione di un grande partito liberale, popolare e riformista subito dopo le elezioni. “Agli amici di +Europa dico avete fatto una scelta sbagliata, contraddittoria e incoerente, stessa cosa dico al mio amico Cottarelli (candidato con i Dem ndr). Per queste persone comunque – ha specificato Calenda – le porte di questo progetto restano aperte”.
Il programma ricalca la cosiddetta agenda Draghi. Azione e Italia Viva intendono modificare il Reddito di cittadinanza, a partire dal nome, “chi rifiuterà un’offerta di lavoro perderà il sussidio”. Inoltre l’obiettivo è quello di proseguire con i progetti contenuti nel Pnrr. Calenda ha aperto a una legge sul salario minimo “nessuno dovrebbe lavorare per meno 9 euro l’ora”, poi ha lanciato le privatizzazioni “Alitalia va venduta e l’Ilva riprivatizzata”. La proposta poi è quella di abbassare le tasse, escludendo la possibilità di compensare con una patrimoniale. Il sogno nel cassetto di Calenda è quello di riavere Draghi come presidente del Consiglio.