Salvini dice ''no'' all'ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia: facile fare il pacifista con il Paese degli altri
Il leader del Carroccio spiega che ''portare i confini della Nato ai confini con la Russia non avvicina la pace''. Eppure la richiesta arriva proprio da quei Paesi al confine con la Russia che visto come si sta comportando in Ucraina sono preoccupati che senza protezione internazionale la pace è a rischio anche per loro. Putin, di fatto, ha rivitalizzato e ridato un senso alla Nato e chi chiede di restare in pace sa di non poter restare esposto alle mire espansioniste dello zar russo

ROMA. "Io ragiono solo in termine di pace. Quello che avvicina la pace va fatto subito, quello che allontana la pace va messo in lista di attesa. Portare i confini della Nato ai confini con la Russia avvicina la pace? Lascio a voi giudicare". Ovviamene la risposta per Finlandia e Svezia, che stanno chiedendo a gran voce di accelerare le pratiche per il farle entrare nella Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord, è ''sì'' ma per Salvini la visione politica non va quasi mai oltre il tempo di un post e quindi oggi, conscio del fatto che si capitalizza di più, in termini di voti, dicendo di ''no'' alla richiesta dei diretti interessati lui risponde come da copione.
D'altronde lo ha chiarito anche lui oggi a Roma a margine della convention della Lega ''L'Italia che vogliamo'': "Io sono concentrato sull'oggi - ha detto il segretario del Carroccio -. L'oggi non è l'adesione di Finlandia e Svezia alla Nato ma costringere Ucraina e Russia a parlarsi. Poi dell'allargamento dell'Ue e delle adesioni alla Nato avremo modo di parlare nei prossimi mesi. La mia priorità è rimettere intorno a un tavolo coloro che si sono abbandonati. Non c'è discussione su chi ha invaso e su chi si è difeso e non c'è discussione sul nostro radicamento nei valori occidentali di libertà, rispetto della democrazia e dei diritti civili. Siamo al terzo mese di guerra: occorre fermarsi".
Il problema, ovviamente, è ben più complesso di quanto dica Salvini. Per fermarsi bisognerebbe che quello che fino a pochi mesi fa era il suo riferimento politico internazionale, il faro a cui guardare per un'Europa cristiana, serio, affidabile, un modello da preferire alla Ue e agli Stati Uniti, fermasse l'invasione di un Paese sovrano che si sta difendendo e sta cercando di preservare la propria libertà. L'unico che può far finire questa guerra è Putin, checché ne dicano i filo russi e i pacifisti nostrani, e se una trattativa, prima o dopo potrà esserci tra Ucraina e Russia lo si dovrà solo alle armi che hanno permesso agli ucraini di restare Ucraina.
E il paradosso è che con un ''vicino'' come la Russia che ha dimostrato di essere uno stato invasore, inaffidabile ed estremamente violento d'ora in avanti che pace potrà esserci fuori da schemi di ''protezione'' sovranazionali quali possono essere solo la Nato e l'Unione Europea? Nessuna. Quale Stato confinante con il Paese di Putin si sentirà al sicuro fuori da questi schemi di difesa? Nessuno. Il paradosso di Putin, la sua più grande sconfitta, oltre a quella militare sul campo in Ucraina è proprio questo: ha ridato vita e un senso alla Nato (della quale non si parlava più da anni) e ha spinto tutti i Paesi che guardano all'occidente, al progresso e mirano a crescita e benessere a fare ''carte false'' pur di entrare il prima possibile nell'Alleanza Atlantica.
Intanto Salvini sta in un Paese che è nella Nato dal 1947 e che è uno dei Paesi fondatori dell'Unione Europea. Insomma da Roma è più facile parlare di pace che da Kyiv, Mariupol o dai territori che confinano con la Russia. Ma il Capitano pensa all'oggi e ai voti degli italiani. Alla fine è facile fare i pacifisti con i paesi degli altri.