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Nuovo stemma per la Sat. Lorenzo Viesi: "Quando mi hanno detto che avevano scelto il mio lavoro, mi sono messo a piangere"

Presentato ieri in conferenza stampa il nuovo logo della Società Alpinisti Tridentini. Ad elaborarlo Lorenzo Viesi e la sua agenzia Vitamina Studio. Ne è uscito un marchio sintetico, efficace, moderno capace di essere quello che è (senza scordare quello che è stato). In risalto i due emblemi Sat: l'aquila e lo stemma

Di Arianna Viesi - 19 settembre 2019 - 19:37

TRENTO. È stato presentato ieri, durante la conferenza stampa nella sede di via Manci, il nuovo logo della Società Alpinisti Tridentini.

 

"Siamo stati contatti in primavera, poco prima dell'estate", racconta Lorenzo Viesi titolare dell'agenzia Vitamina Studio che ha ideato ed elaborato lo stemma. "Siamo stati coinvolti insieme ad altre agenzie per partecipare ad una selezione coordinata dai vertici Sat".

 

Lorenzo ha lavorato per molti anni come libero professionista e, sette anni fa, ha dato vita a Vitamina Studio (QUI SITO). L'intento dell'agenzia è quello di offrire un supporto completo (dal digitale al cartaceo, strumenti di comunicazione, multimedia). Il team è composto da cinque persone stabili, supportate da diversi collaboratori.

 

"Dopo alcune riunioni preliminari, è stata data l'opportunità ad alcune di queste di misurarsi con un compito non semplice. Sat ha deciso, infatti, di scegliere l'agenzia con la quale collaborare attraverso il campo di prova del restyling del marchio". Tutte le agenzie, infatti, avevano suggerito alla Società di affrontare il (proprio) rinnovamento, partendo dalla cosa più rappresentativa: il (proprio) marchio (che altro non è se non un riflesso della propria storia). "La Sat - continua Lorenzo Viesi - ha quindi proposto a noi, e ad un'altra agenzia, questo progetto".

 

Per un fruitore esterno, spesso, un marchio si riduce a quello che si vede. "Ed è vero, un marchio deve funzionare (anche) da solo, per sé". Ma per la Sat, e per i suoi 150 anni di storia, andava fatto un lavoro capace di considerarli, questi 150 anni. "Ci abbiamo lavorato per circa due mesi. È stato un lavoro di approfondimento, di studio sui documenti storici. Uno studio che dal 1873 (anno di fondazione della Società Alpinisti Tridentini) ci ha condotto fino ai giorni nostri".

 

 

La parte grafica, insomma, quello che l'utente vede è solo la superficie. Sotto ci sta tutto un mondo fatto di analisi, osservazione, impegno, per giungere ad una conciliazione tra storia e innovazione. Per giungere ad un marchio sintetico, efficace, moderno capace di essere quello che è (senza scordare quello che è stato). " Nella grafica ci sono delle regole - che devono tener conto delle applicazioni del logo (stampa, riproduzione in piccolo, riproduzione digitale ecc.) - regole che, inevitabilmente, ti portano a fare delle scelte in un senso o nell'altro. Nulla di inconciliabile, tuttavia, con una tradizione che deve essere rispettata".

 

"Il nostro è stato un lavoro di scelta", spiega Lorenzo Viesi. "Ci siamo concentrati innanzitutto sugli elementi da conservare e su quelli da eliminare. Per farlo, abbiamo sottoposto un piccolo sondaggio ad una cinquantina di persone chiedendo loro cosa ricordassero del logo e cosa rappresentasse. Solo una minima parte degli intervistati ricordava i vari elementi del marchio. La maggior parte di loro, invece, aveva impressi i due emblemi della Sat: l'aquila e lo scudo".

 

 

Lorenzo Viesi e il suo team sono partiti, quindi, da lì. "Siamo partiti dai punti di forza dello stemma, cercando di arrivare ad una sintesi dei due simboli. Soprattutto abbiamo cercato di superare un grande limite che aveva lo stemma precedente: non si capisce cos'è. Mi spiego: era un logo ricco di tanti elementi - di tante scritte, soprattutto: si va da "Soc. Alp. Trid.""Cai" fino al motto "Exclesior". Tanti elementi, dicevo, ma nessuno capace di dirti realmente cosa fosse. La Sat, che ormai è conosciuta e chiamata quasi sempre con il solo acronimo, non aveva uno stemma che lo riportasse. Banale, ma fondamentale. Questa era forse la criticità maggiore. A fianco, abbiamo comunque lasciato il nome per esteso".

 

Nel corso della sua storia, lo stemma Sat ha subìto leggere, e continue, modifiche ma l'impianto generale è rimasto sempre fedele ai due emblemi della Società: l'aquila e lo stemma.

 

"Quando mi hanno detto che avevano scelto il mio lavoro, ho pianto. Ero a casa con mia moglie, Michela, e non riuscivo più a parlare tale era la commozione. È una cosa molto importante, per me e per noi. Se ci pensi è qualcosa che c'era prima di noi, e ci sarà dopo di noi. La Sat è come le sue montagne: va rispettata e preservata".

 

"A tutti avrebbe fatto gola andare verso una maggiore semplificazione dell'aquila - come fanno, del resto, i marchi sportivi nei quali spesso non rimane più nulla della tradizione di cui sono portatori. Sarebbe stato un errore, però. Come ogni marchio storico, bisogna mantenere quegli elementi che ne garantiscono l'istituzionalità. L'aquila, per la Sat, è come un presidio: rappresenta i suoi 150 anni. Se fosse stata ammodernata, graficamente sarebbe risultata più seducente, certo, però si sarebbero persi tutti quegli elementi di cui prima parlavo: storia, identità, istituzionalità, autorevolezza. Sarebbe stato 'solo' un lavoro grafico, e tutta la parte sedimentata sarebbe stata cancellata".

 

"Per farti capire, abbiamo speso tanto tempo e abbiamo fatto tanta ricerca per lo sviluppo dell'aquila. Tanto tempo, dicevo, per poi capire che era meglio mantenerla così. Può sembrare paradossale, però siamo arrivati a questa conclusione. Questa è la Sat. E penso che tutti i satini abbiano apprezzato il logo proprio per questo: perché, in quello stemma, da 150 anni, continuano a riconoscersi".

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