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Servizio sociale centralizzato da Levico a Pergine, il sindaco di Tenna: ''Fondamentale mantenere il presidio attuale''. La Caritas: ''Le fragilità si sono acuite''

La decisione della Comunità di valle è quella di centralizzare a Pergine questo servizio oggi inserito all'interno del poliambulatorio del centro abitato termale. La struttura è un riferimento anche per Tenna, Calceranica, Vigolana e Caldonazzo. Perinelli: ''Non si può valutare una razionalizzazione di un settore così importante esclusivamente sulla base di ragioni meramente economiche"

Di Luca Andreazza - 26 settembre 2021 - 21:04

LEVICO TERME. "Sono fermamente convinto che è fondamentale mantenere un presidio territoriale quale il servizio sociale a Levico". Questo il commento di Marco Nicolò Perinelli, sindaco di Tenna. "Non si può valutare una razionalizzazione di un settore così importante esclusivamente sulla base di ragioni meramente economiche".

 

La decisione della Comunità di Valle Alta Valsugana e Bersntol è quella di centralizzare a Pergine Valsugana questo servizio oggi inserito all'interno del poliambulatorio del centro abitato termale. Questa indicazione è arrivata a novembre 2020 a seguito dell'approvazione dello schema di bilancio di previsione finanziario 2021-23, e comunicata all’amministrazione comunale di Levico Terme all’inizio della stagione estiva 2021 (Qui articolo).

 

L'amministrazione comunale di Levico è molto preoccupata e ricerca una soluzione per salvaguardare un servizio ritenuto essenzialecirca il 16% dei residenti del centro termale sul totale si rivolge ai professionisti inseriti nel poliambulatorio, 413 persone nel 2019 e 407 cittadini nel 2020. A questo si aggiunge il fatto che la stessa struttura è di riferimento anche ad altri Comuni, nello specifico TennaCalceranicaAltopiano della Vigolana e Caldonazzo, poiché inseriti a oggi nel medesimo “ambito territoriale”.

 

"L'area è molto articolata e dobbiamo puntare sulla capillarità dei servizi. Una centralizzazione - aggiunge Perinelli - andrebbe a colpire ulteriormente una fascia di popolazione comunque già fragile. E' necessario considerare tanti aspetti, compreso il profilo sociologico, delle persone che si rivolgono a questi sportelli. Questo assetto è molto adatto e di qualità nel servire l'attuale bacino di utenza. Le soluzioni si possono trovare e c'è la massima disponibilità delle amministrazioni comunali, cambiare in questo modo rischia di creare un disagio complicato da superare per la cittadinanza".

 

Una preoccupazione condivisa anche in sede di Caritas, un braccio operativo di questo servizio e che collabora in modo molto stretto con le varie amministrazioni comunali e il servizio sociale per meglio rispondere e organizzare le esigenze dei cittadini. Una collaborazione molto importante già prima dell'emergenza Covid.

 

"Adesso - commenta Alessandro Gremes, coordinatore di Caritas - la situazione è ancora più difficile perché le fragilità si sono acuite in quest'ultimo periodo. Inoltre la prospettiva è particolarmente incerta: la povertà è cresciuta, le bollette aumentano e il costo delle materie prime per aziende e artigiani hanno subito un incremento. Il presidio andrebbe rafforzato e invece assistiamo a questo depotenziamento della struttura".

 

Nonostante le limitazioni e le restrizioni per fronteggiare l'epidemia, il Centro di ascolto di Levico in questi primi 6 mesi del 2021 ha accolto 104 nuclei, mentre sono stati 122 e 80 le famiglie in difficoltà economica sostenute rispettivamente nel 2020 e nel 2019. 

 

"C'è tanta crisi e questa decisione sembra essere stata presa in modo molto superficiale, sarebbe stato necessario un maggior coinvolgimento dei Comuni per trovare le soluzioni più adatte. In questa situazione sarebbe stato forse opportuno prevedere un ufficio a Caldonazzo, centro abitato da 4 mila persone, e invece si va in controtendenza e si chiude il servizio a Levico", conclude Gremes. 

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