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Scontro tra Comune di Levico e Comunità di valle per la decisione di centralizzare il servizio sociale a Pergine: ''Attività fondamentale, difenderemo questo presidio''

La decisione della Comunità di valle è arrivata a novembre del 2020 a seguito dell'approvazione dello schema di bilancio di previsione finanziario 2021-23, e comunicata all’amministrazione comunale di Levico Terme all’inizio della stagione estiva 2021. Una scelta dettata da ragioni di natura economica e organizzativa. Il vice sindaco Arcais: "Pronti a fare fronte comune con le altre amministrazioni"

Di Luca Andreazza - 21 settembre 2021 - 17:35

LEVICO TERME. E' un momento complicato per il sistema sanitario trentino, un comparto messo sotto fortissima pressione a causa dell'emergenza Covid e sono tante le professionalità che non si riescono a trovare in provincia, come i medici di medicina generale. Intanto in ballo c'è anche una riforma della sanità, un piano che punta sul cosiddetto ospedale policentrico per rafforzare i servizi e le attività a livello territoriale. 

 

Nel frattempo, il poliambulatorio a Levico Terme, una struttura che unisce servizi sociali e sanitari di base per la popolazione, rischia il trasferimento del servizio sociale gestito dalla Comunità di valle Alta Valsugana e Bersntol nella sede centrale di Pergine.

 

Questa la decisione della Comunità di Valle Alta Valsugana e Bersntol. Questa prospettiva è arrivata a novembre del 2020 a seguito dell'approvazione dello schema di bilancio di previsione finanziario 2021-23, e comunicata all’amministrazione comunale di Levico Terme all’inizio della stagione estiva 2021. Una scelta dettata da ragioni di natura economica e organizzativa.

 

Un'incertezza che preoccupa tanto la popolazione quanto l'amministrazione comunale, con quest'ultima alla ricerca di una soluzione per salvaguardare un servizio ritenuto essenziale: circa il 16% dei residenti del centro termale sul totale si rivolge ai professionisti inseriti nel poliambulatorio, 413 persone nel 2019 e 407 cittadini nel 2020. A questo si aggiunge il fatto che la stessa struttura è di riferimento anche ad altri Comuni, nello specifico Tenna, Calceranica, Altopiano della Vigolana e Caldonazzo, poiché inseriti a oggi nel medesimo “ambito territoriale”.

 

"L’amministrazione comunale ha chiesto a più riprese la fornitura dei dati puntuali relativi all’accesso 'fisico' al servizio da parte dei cittadini - spiega l'assessore alla sanità e vice sindaco, Patrick Arcais - dati che non ci sono stati tuttavia, a oggi, ancora forniti".

 

Si tratta, secondo Arcais, di dati fondamentali per una valutazione completa, sia da parte del Comune di Levico, sia da parte degli altri territori afferenti al poliambulatorio per poter valutare le ricadute di questa riorganizzazione sul livello della qualità del servizio, intesa non come fine a se stessa, ma concepita all’interno del concetto di servizio di prossimità.

 

"La questione - prosegue l'assessore - è molto semplice: per affermare che non ci sarà alcuna variazione nel servizio, occorre poter garantire che lo standard offerto oggi in termini di numeri, poiché sulla qualità non abbiamo alcun dubbio. Non ci deve essere un disagio per il cittadino, non ci devono essere variazioni in negativo. Si fa fatica a credere che questo potrà accadere, considerato che la volontà è proprio quella di accentrare il servizio sul Comune di Pergine".

 

L’amministrazione comunale appare preoccupata per le ricadute sulla collettività, anche a fronte di un servizio riconosciuto come di qualità, ma soprattutto essenziale anche per l’aumento dell’età media della popolazione e dei bisogni alla luce delle ripercussioni dell’epidemia Covid.

 

"Non posso fare portavoce per gli altri Comuni inseriti in questo ambito territoriale - evidenzia Arcais - ma ritengo che la prassi fino a oggi adottata, cioè quella di recarsi nella struttura del poliambulatorio, possa essere vista dai pazienti come una questione anche, e non solo, di riservatezza. Al contrario, il fatto di recarsi in un punto specifico messo a disposizione dall'amministrazione potrebbe rendere più difficoltoso l’accesso ai servizi da parte della popolazione, per la quale potrebbe sorgere il timore di essere giudicata dal 'vicino di casa' per esempio".

 

L’ipotesi messa in campo dalla Comunità è quella di prevedere un recapito territoriale per agevolare le persone con difficoltà a spostarsi ma il "trasloco" per centralizzare gran parte delle attività a Pergine dovrebbe avvenire entro giugno 2022 quando inoltre è prevista l'arrivo della riforma delle Comunità di valle, ora commissariate, che dovrebbe rinnovare la centralità dei Comuni all'interno di queste istituzioni intermedie. 

 

Insomma, una decisione in controtendenza rispetto a quello che dovrebbe essere il futuro degli enti territoriali. “Siamo coscienti del fatto che la posizione che abbiamo assunto porterà inevitabilmente qualche conseguenza di natura politica. Tuttavia è una mossa di difesa che dobbiamo a tutti i nostri cittadini e non esclusivamente a quelli che si rivolgono ai servizi. Amministrare significa anche essere pronti allo scontro, naturalmente politico, anche aspro, soprattutto quando l’oggetto del contendere è costituito da diritti fondamentali come quello di vedersi riconosciuto e garantito un servizio di prossimità imprescindibile, come in questo caso. Intendiamo attivare tutte le leve delle quali disponiamo al fine di sensibilizzare la stessa Comunità, la politica provinciale, l’Apss e, in modo particolare, l’Assemblea dei sindaci. L'auspicio è quello di un ripensamento da parte della Comunità di valle", conclude Arcais.

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