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A 27 anni attraversare l'Oceano in solitaria, il sogno della velista trentina Cecilia Zorzi: "Devo imparare a riposare 20 minuti alla volta per un totale di 4 ore al giorno"

La velista 27enne e pluricampionessa Cecilia Zorzi, dopo i mancati Giochi olimpici di Tokyo 2020, da due anni ha iniziato ad allenarsi con Alberto Bona, dedicandosi alla disciplina d’altura della vela. Da qui “Cecilia in Oceano”, il progetto nato innanzitutto per finanziare il suo sogno, la traversata oceanica Mini Transat nel 2023. Zorzi: “Non combatto per le Olimpiadi ma per un’avventura pazzesca”

Di Francesca Cristoforetti - 16 gennaio 2022 - 21:28

TRENTO. “‘Cecilia in oceano’ è il nome del progetto: l’obiettivo è la regata nel 2023, la ‘Mini transat’, una traversata oceanica, partendo dal Nord della Francia, attraversando le Canarie, per poi arrivare ai Caraibi, a Guadalupa. Tutto questo in solitaria. Non vorrei però limitarmi a questo, vorrei che l’iniziativa fosse qualcosa di più: vorrei intraprendere un percorso sia per la parità di genere che per la sostenibilità ambientale”. “Cecilia in oceano” è quindi innanzitutto un sogno, quello della velista ventisettenne di Trento Cecilia Zorzi, che con la sua determinazione ha voluto raccontare come tra due anni vorrebbe riuscire a compiere una delle più grandi traversate oceaniche, la Mini transat 2023, partendo dalle coste della Francia per arrivare ai Caraibi.

 

L’idea della giovane professionista, già molto affermata sia a livello nazionale che sulla scena mondiale, è nata dopo le mancate olimpiadi: “Alla fine del 2016 – ha raccontato Zorzi a Il Dolomiti – ho iniziato ad allenarmi con il triestino Lorenzo Bressani sul catamarano ‘volante’ Nacra 17 full foiling, per guadagnarci il posto in nazionale olimpica, perché alle regate viene scelta solo una barca per ogni nazione. Ci siamo allenati al fianco di Caterina Banti e Ruggero Tita che poi hanno ottenuto l’oro nella vela ai giochi di Tokyo 2020, lo scorso agosto”.  

 

Nonostante i buoni risultati, la coppia Zorzi- Bressani non è stata scelta e da quel momento “io e il mio timoniere abbiamo deciso di prendere strade diverse”.

Poi, l’incontro con Alberto Bona, velista torinese, che da anni fa traversate oceaniche e con cui ha iniziato ad allenarsi in Francia sui Figaro 3, circondata dall’élite dei navigatori oceanici: “Dalla prossima olimpiade – ha sostenuto Cecilia – sarebbe dovuta nascere una nuova disciplina d’altura della vela, con coppia mista ragazzo e ragazza. Un format che avrebbe previsto stare in barca per tre giorni e tre notti, circa 300 miglia totali”. Sono infatti due le grandi branche della vela, le regate inshore, che comprendono distanze limitate e quelle offshore o d’altura “con barche strutturate anche per viverci, dove il campo di regata può essere vastissimo”.

 

A maggio scorso però il dietrofront su questa disciplina: “Dal 2020 – ha proseguito – abbiamo iniziato ad allenarci in coppia con Bona, che aveva già la barca Figaro, nel Nord della Francia dove la vela, anche offshore oceanica, è molto più sviluppata sia come centri di allenamento che come seguito. Il progetto era qualificarci per le Olimpiadi di Parigi 2024, poi è arrivato il dietrofront”. Così la coppia ha finito la stagione con un oro, trionfando nel Campionato europeo double mixed offshore “Nastro rosa tour”, il giro d’Italia che attraversa il versante tirrenico da Genova a Napoli in più tappe: “Abbiamo vinto tutte e tre le tappe – ha dichiarato la velista – tra fine agosto e inizio settembre. Nel frattempo avevo avuto modo di acquisire sempre più esperienza in mare aperto perché venivo da un altro tipo di disciplina. Mi sono resa conto di essermi trovata al ‘mio posto’, in un tipo di navigazione che è un’avventura”.

 

In due anni ha navigato “quasi 10.000 miglia” e ora “mi sento pronta per affrontare questa la mia nuova campagna Mini 6.50”. Nasce così “Cecilia in oceano per compiere nel 2023 il Mini transat, la traversata oceanica in solitaria, una competizione che viene proposta ogni due anni “verso il periodo di ottobre e novembre, anche se l’ultima edizione è stata a dicembre 2021”. Zorzi è alla ricerca di sponsor per la sua impresa: “La barca, – ha raccontato – un monoscafo Mini 6.50, c’è già ma mancano delle parti per completarlo, manca quindi una parte di fondi per iniziare a navigare. Per questo sto cercando sponsor e partner”. Per contattarla, è possibile farlo sui canali social Facebook sotto “Cecilia Zorzi navigatrice” e Instagram “Cecizorro”.

 

 

La competizione comprende 90 barche, “selezionate dopo una ranking list che prevede come requisito 800 miglia in regata sommate ad altre 1000 miglia in allenamento, tutte sulla barca con cui poi si gareggerà”. Il monoscafo, come stabilito per questa classe di imbarcazione, sarà provvisto di un “Gps per visualizzare i riferimenti numerici di latitudine e longitudine, carte nautiche cartacee, per la sicurezza un radar per inviare la posizione e una radio vhf per il bollettino meteo”.  La traversata è divisa in due tappe: la prima di 1350 miglia, circa una decina di giorni in barca, con partenza da Les Sables-d'Olonne, in Francia, fino alla spagnola Santa Cruz de la Palma alle Canarie, da cui inizia il secondo punto di partenza, 2700 miglia con arrivo a Saint-François in Guadalupa. Il secondo tratto prevede un lasso temporale di almeno 20 giorni.

 

L’allenamento sarà decisivo per compiere quest’impresa: “Oltre alla parte fisica, psicologica e alimentare – così ha sostenuto – su cui devo essere seguita, devo allenarmi per la gestione del sonno. Posso riposare per 20 minuti alla volta e ogni 24 ore dovrei riuscire a dormire almeno quattro ore in totale. Il nostro corpo è abituato a un sonno monofasico, dovrò quindi abituarmi a quello polifasico”. Mancando i fondi la barca con cui gareggiare non è ancora pronta: “Sono obbligata ad accumulare miglia sull’imbarcazione che poi userò in gara – ha dichiarato – ma nel frattempo mi allenerò su barche della stessa categoria per imparare a gestire il mio corpo e abituarmi alla navigazione in solitaria. Per essere pronta per la prossima edizione dovrei iniziare verso aprile o maggio. La vera sfida sarà essere completamente da sola”.

 

Dietro questo progetto c’è molto altro però: “In questi due anni – ha spiegato la velista – mi sono resa conto che per le ragazze è davvero difficile trovare opportunità e occasioni per farsi conoscere. In questa disciplina a livello agonistico si è tutelate per una questione di quote al femminile. Nel mondo professionale invece si è legate al ‘network’ e alla visibilità che si ha. Ho navigato con donne estremamente qualificate che venivano pagate quanto un uomo non qualificato”. Lo sguardo di Zorzi va oltre il 2023: “Non vorrei limitarmi – ha ribadito – alla competizione prevista tra due anni, mi piacerebbe dare delle opportunità alle ragazze, coinvolgendole per esempio nelle regate in doppia, come co-skipper per allenarci insieme.  Dalle veliste che hanno fatto magari percorsi diversi, alle velaie, alle ingegnere navali con grande conoscenza dei materiali e della manutenzione, per seguire la barca nel suo sviluppo”.

Complice la fatica di essersi fatta strada in un mondo che in alcune occasioni l’ha messa da parte per il fatto di essere donna, “adesso che posso avere io una possibilità la voglio condividere”. Per questo la sua decisione di andare oltre la strada della competizione: “Mi sto muovendo – ha proseguito – anche per la parità di genere, in un percorso che segue anche la sostenibilità ambientale. Sto collaborando un’associazione non profit ‘Abyss cleanup’, di cui sono ambassador, che si occupa della rimozione di rifiuti sottomarini, per la salute dei nostri mari e oceani”.

 

È lungo il palmarès di Zorzi, che ha iniziato a ottenere i primi successi a partire dal 2011 con un oro al Campionato mondiale under 18 a San Francisco, negli Stati Uniti, seguito poi, tra i tanti risultati, anche da un quinto e quarto posto mondiale, rispettivamente nel 2018 e 2019, mentre lo scorso anno sono stati due le medaglie d’oro a due campionati offshore, uno italiano e l’altro europeo.

 

Nata e cresciuta in una famiglia di sportivi Cecilia si è avvicinata a molte discipline, sviluppando capacità indispensabili per navigare da soli e in oceano: “Ho iniziato nell’estate della prima elementare e da lì ho continuato. Verso i 15 anni ho capito che volevo farlo diventare il mio lavoro. Ora non combatto per le olimpiadi ma per un’avventura pazzesca”.

 

Dopo aver studiato Beni culturali all’Università di Trento, svolgendo in contemporanea la sua professione da velista, ha preso la patente nautica nel 2020 perché “nel mio futuro sicuramente è contemplato il mare”. Nonostante sia molto legata alla montagna dove è cresciuta, “mi sento parte del mare, anche se ho vissuto situazioni molto impegnative in cui ho avuto paura”. La cosa però che ancora la spinge a questo tipo di avventura è “il potere di scegliere la mia rotta e prendere le mie decisioni, sentirmi libera per davvero”.

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