All'Apsp di Povo un ''modello innovativo di assistenza e di cura'' flessibile, personalizzato e che coinvolga tutti (dall'anziano alle famiglie al personale)
Fulcro del progetto sono Elisa Contini, Responsabile dei Servizi Infermieristici, che ha approfondito il percorso svolto all’interno dell’Azienda per valorizzare il ruolo dell’infermiere nella Rsa e favorire azioni di conciliazione vita lavoro e Michela Toniolo, Responsabile della Qualità. Quest'ultima ha chiarito che le pratiche di “Qualità Totale” derivano da esperienze giapponesi

TRENTO. E’ davvero molto interessante e “speciale” incontrare Nicoletta Tomasi e Patty Rigatti, rispettivamente Presidente e Direttrice Generale dell’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona “Margherita Grazioli” di Povo, ben nota non solo per la loro importante attività nell’ambito della gestione degli anziani, ma anche per lo sviluppo di progetti di ricerca innovativi, soprattutto nell’ambito nell’adozione di terapie alternative a quelle farmacologiche. Ne avevamo parlato nel marzo del 2022 in merito alla “Musicoterapia” applicata alle demenze ed al fine vita, in collaborazione con l’Apss e la Fondazione Hospice e il 4 maggio scorso a proposito dell’utilizzo della “Realtà Virtuale” applicata alle demenze, in collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler di Trento.
Ecco che approfondiamo oggi un’ulteriore progetto, anch’esso assolutamente innovativo, che ha preso avvio alla fine del 2021, con inizio della fase “operativa” a partire dal giugno 2022, in un nucleo della Rsa (Residenza Sanitaria Assistenziale) con l’obiettivo di estensione su tutti i nuclei dell’Azienda. Si tratta dell’applicazione di un “Modello Innovativo di Assistenza e di Cura” che sia – come si usa dire - “protesico” (termine che deriva da “protesi”), ovvero che risponda alle seguenti tre caratteristiche: flessibilità; personalizzazione del piano di cura; approccio relazionale centrato sulla persona, ovvero “umanizzazione” della cura e dell’assistenza.
Ma la maggiore novità del modello in oggetto sta nel fatto che viene applicato: all’ambiente, alle persone che ne fanno parte, ai programmi di vita e di cura, alle famiglie degli ospiti. E’ quindi un progetto “trasversale” che crea una “triade terapeutica” costituita da residenti, equipe multidisciplinari e familiari. Quando si parla di “Qualità” in una “azienda di servizi” come quella in esame, si tratta di definire le linee guida operative necessarie, al fine di garantire concretamente agli ospiti della struttura ed a tutte le persone coinvolte (famiglie, “care givers”, personale) le più elevate condizioni di vita, di lavoro e di relazione. Circostanza che, tenuto conto del sempre maggiore invecchiamento della popolazione anziana, richiede non solo “visione”, bensì anche adeguate e specifiche “strategie”, capaci di tradursi in efficaci azioni di breve e medio lungo termine, che giocoforza devono essere al tempo stesso sia “innovative” che “sostenibili”, ma anche “durature” nel tempo. La “sostenibilità” richiede di poter disporre: di risorse economiche adeguate, di figure professionali altamente specializzate e motivate e di conseguenza la stabilità del personale, di un Consiglio di Amministrazione fortemente lungimirante, come quello della Grazioli.
Il Modello interviene in concreto sui seguenti fattori:
1)Dimensione organizzativo/assistenziale, attraverso l’adattamento dei ritmi di vita della persona: risveglio naturale, coricamento personalizzato, possibilità di scelta delle attività nella giornata ecc. Questo, che comporta una complessa fase di destrutturazione dei piani di lavoro ad orari fissi, oltre a consentire l’adattamento del “format” alle esigenze ed alle abitudini degli ospiti, produce un’implementazione delle capacità e delle autonomie personali, riducendo nel contempo lo stress e le relazioni oppositive, soprattutto nelle persone con diagnosi di demenza.
2)Dimensione Umana: Il ruolo dei collaboratori è fondamentale. Il modello in esame, attraverso - come detto - la personalizzazione e la flessibilità di tutti i protagonisti, ne valorizza l’autonomia e la responsabilità con conseguente riduzione dello stress lavorativo che deriva da un’esecuzione pedissequa e ripetitiva del ruolo svolto. Ed è proprio questo il “feedback”, ovvero sono queste le risultanze, nei primi mesi di applicazione.
Ma per realizzare questo “circolo virtuoso”, che richiede una importante riorganizzazione e “manutenzione” del progetto, è fondamentale:
-effettuare un’efficace e duraturo “piano di formazione” a sostegno del personale;
-realizzare un articolato processo di “conciliazione” e di “compartecipazione” del personale al progetto, al fine di “conciliare” la vita privata del personale con quella lavorativa.
“Questo richiede l’individuazione di efficaci e condivisi percorsi di ‘bilanciamento’ tra le misure di conciliazione e la qualità di cura e dei servizi”, come dice la Direttrice Patty Rigatti, “naturalmente in piena condivisione con le Organizzazioni Sindacali. Questa politica di gestione delle risorse umane persegue anche l’obiettivo di fidelizzare e attrarre nuove figure professionali, consentendoci di avere ad oggi una dotazione adeguata di personale, in un contesto come quello attuale di carenza di figure sanitarie sul mercato del lavoro”.
3)Dimensione relazionale: I familiari/caregivers sono considerati parte attiva del processo di cura. E’ quindi fondamentale valorizzare la loro presenza e la loro partecipazione, anche al fine di mettere a fuoco la storia di vita, le abitudini, i bisogni dei loro cari.
In questo contesto particolarmente significative sono le due figure professionali di alto profilo che operano da anni all’interno della struttura: Elisa Contini, Responsabile dei Servizi Infermieristici, che ha approfondito il percorso svolto all’interno dell’Azienda per valorizzare il ruolo dell’infermiere nella Rsa e favorire azioni di conciliazione vita lavoro e Michela Toniolo, Responsabile della Qualità. Quest'ultima ha chiarito che le pratiche di “Qualità Totale” derivano da esperienze giapponesi, ma che ovviamente applicarle in una Rsa, sulle persone nel loro ultimo percorso di vita, è cosa “totalmente” diversa dall’applicarle alla fabbricazione di un’automobile ed è proprio in questo che si caratterizza la complessità e l’importanza del progetto in oggetto. In altre parole la “Qualità totale” applicata agli anziani non deve essere assolutamente “totale”, bensì modellata sulle esigenze umane delle persone.
“Quella in atto è una vera e propria rivoluzione copernicana” conclude la presidente Nicoletta Tomasi, che ringrazia il Consiglio di Amministrazione, la direttrice generale Patty Rigatti, il personale tutto e quanti si sono adoperati per l’attuazione del progetto: ''Tutti insieme abbiamo avuto il coraggio, l’altruismo e la fantasia” – per dirla con Francesco de Gregori - di metterlo in atto a dispetto della pandemia, che ha particolarmente colpito proprio il mondo delle Rsa e degli anziani”.