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Cannabis a scopo terapeutico. I farmacisti trentini: "Il problema è reperirla. Le richieste ci sono ma il prodotto disponibile è pochissimo"
Bizzaro: "Io stesso nella mia farmacia sto aspettando da 20 giorni che arrivi del Bedrocan che un paziente sta attendendo da tempo. Ed il Bediol è ancora più difficile da trovare". Ecco tutto quel che c'è da sapere su come si utilizza e a cosa serve la cannabis terapeutica

TRENTO. Cannabis sì, cannabis no? Più che altro cannabis forse. Se ce n'è. E' lo stesso presidente dell'ordine dei farmacisti Bruno Bizzaro a spiegarci che ad oggi anche in Trentino reperire la cannabis ad uso terapeutico è davvero complicato. Negli scorsi giorni vi abbiamo dato notizia del fatto che sono circa una 50 in tutta la provincia i pazienti che hanno accesso a terapie contro il dolore a base di cannabis, nell’ambito di un processo che è tutto sommato ancora recente, visto che il percorso è stato avviato lo scorso agosto, anche a livello nazionale.
Pochi, pochissimi anche perché ad oggi sono le stesse farmacie a lamentare un'enorme difficoltà a reperirla. "Ci sono vari tipi di cannabis, anche per l'uso medico, a seconda del principio attivo che contengono e degli effetti che si vogliono ottenere - spiega il presidente Bizzaro -. In ambito farmaceutico sono due i macro ambiti di utilizzo: quello neurologico e quello oncologico. Nel primo caso può servire ad alleviare dolori neuropatici o allentare tensioni e spasmi muscolari tipici, per esempio, di malattie come la Sla. Dall'altro lato può dare sollievo al paziente, aiutarlo a dormire, stimolarne l'appetito. Nel primo caso si utilizza il Bedrocan, nel secondo il Bediol. Il problema è trovarli".
Ad oggi, infatti, l'Italia importa da un unico produttore, il ministero Olandese e poi c'è una piccola produzione interna, quella portata avanti dall'Istituto chimico farmaceutico militare. "La produzione ad oggi è poco consolidata - prosegue Bizzaro - e quindi a fronte delle tante richieste e dell'alta aspettativa che si è creata c'è pochissimo prodotto disponibile. Io stesso nella mia farmacia sto aspettando da 20 giorni che arrivi del Bedrocan che un paziente sta attendendo da tempo. Ed il Bediol è ancora più difficile da trovare".
Ma come si usa la cannabis dal punto di vista medico? "Questo è un altro problema - aggiunge Bizzaro - l'assunzione in alcuni casi non standardizzata. Il metodo più comodo è quello di farne un decotto. Lo si fa bollire nell'acqua per una ventina di minuti perché è il calore che trasforma il principio e lo rende attivo. Un altro modo è quello di assumerlo tramite un vaporizzatore o un fumicatore. L'ultimo metodo, quello meno standardizzato, è l'olio. Il ministero, però, impone che ogni lotto di olio prodotto venga certificato e quindi analizzato per verificare quanto principio attivo vi è presente. Ciò è necessario perché bisogna essere certi di quello che si va a proporre però, in questo modo, chiaramente si allungano ulteriormente le cose. La Società italiana farmacisti preparatori sta strutturando un metodo di preparazione che sia approvato dal ministero così da standardizzare la procedura".
Tutto ciò a fronte di una richiesta comunque importante e in costante crescita. "Ora se da un punto di vista strettamente clinico ancora c'è chi mette in dubbio l'utilità della cannabis a scopo terapeutico - conclude il presidente dei farmacisti trentini - sono indubbi gli effetti positivi che percepisce il paziente e infatti in questo campo siamo nella paradossale situazione che è il paziente a chiedere al medico di sottoporlo a questa terapia e non viceversa. E gli stessi medici, forse, hanno un po' sottovalutato la cosa. Adesso si comincia a cambiare. Ma ancora c'è tantissimo da fare".