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Quando a basket si giocava sotto la pioggia e anche Trento aveva la sua "Olimpia" nata sulle ceneri dei "Postelegrafonici"
Tutta la provincia freme in attesa della finale scudetto con Venezia (si parte sabato) e intanto ripensa alla storica vittoria contro l'Olimpia Milano. Ma in pochi sanno che anche Trento ha avuto la sua Olimpia allenata da Bruno Aor, brillante giocatore degli anni Quaranta papà di Giuliana Aor, allenatrice della nazionale italiana femminile di tuffi

TRENTO. Pallacanestro Olimpia Milano 1936 è il nome sportivo della squadra di basket più titolata d’Italia. Fondata nel 1930 dai fratelli Borletti come Dopolavoro Borletti, nel 1936 vinse il suo primo scudetto. Ne seguiranno altri 26. L’attuale proprietario è Giorgio Armani e il suo marchio EA7 figura attualmente come main sponsor. Questo è abbastanza noto a tutti. Quello che pochi sanno è che anche Trento ha avuto la sua Olimpia.
Spiluccando tra gli appunti di mio padre, il Bill Cestari, ho trovato queste note. Questa squadra, l’Olimpia Trento, nacque nel 1951 presso l’oratorio di S.Pietro (corsi e ricorsi, piazzetta Lunelli è lì a due passi) e raccolse l’eredità (ovvero prese in forza tutti i giocatori) del disciolto Gs Postelegrafonici che nel 1949 era riuscito a conquistare a Bari il titolo nazionale maschile del CSI (e avanti con i corsi e ricorsi, a Bari è nato Buscaglia).
Presieduta da Brugnara, l’Olimpia Trento prese parte al campionato di prima divisione, vincendolo subito e aggiudicandosi la promozione in serie C. La allenava Bruno Aor, brillante giocatore degli anni Quaranta e allenatore della squadra femminile dei Postelegrafonici nella serie A femminile dal '48 al '50. Per inciso è il padre di Giuliana Aor, allenatrice della nazionale italiana femminile di tuffi. Agli ordini di Bruno Aor giocavano Attilio Zeni che era anche il capitano, Ferdinando Zanetti, Sergio Zanella, Lino Zavarise, Gilberto Cristellotti, Ferruccio Nichelatti, Erminio Berloffa, Zandonai, Fadanelli, i fratelli Paris, Giulio Folgheraiter, Castelterlago, Caldonazzi, Corazza e i due rivani Bordignon e Foresti.
L’Olimpia Trento giocava sul campo in cemento dello stabilimento Michelin, spesso impraticabile a causa della sua grande viscidità per la pioggia. L’Olimpia è rimasta sulla braccia per qualche anno, poi anche questa squadra ha imboccato lentamente il viale del tramonto. Senza una palestra al coperto che poteva consentire il prolungarsi del periodo di attività agonistica e l’effettuazione di allenamenti anche nella brutta stagione, lo sviluppo dello sport della pallacanestro diventava sempre più problematico.