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Un’orsa e un cucciolo fotografati in Val Salarno, fuori dal Trentino: un evento raro. L’annuncio del Parco Regionale dell’Adamello-Valle Camonica
Alcuni orsi sono stati fotografati sul versante lombardo dell’Adamello, se è vero che alcuni maschi sono si sono spinti fino in Friuli-Venezia Giulia e Piemonte una femmina con un cucciolo rappresenta un avvistamento raro

TRENTO. Uno dei problemi legati alla presenza degli orsi in Trentino (QUI gli ultimi dati) sta nel fatto che, contrariamente a quanto si era ipotizzato ai tempi della loro reintroduzione, questi sono rimasti concentrati in una porzione di territorio relativamente piccola. Infatti, se alcuni maschi si sono spinti fino in Friuli-Venezia Giulia o in Piemonte (ma anche in Svizzera e Germania) le femmine tendono a restare legate al territorio dove sono nate. Ciò significa che la stragrande maggioranza è rimasta confinata nel Trentino occidentale.
È in questo senso che la fotografia, che ritrae una femmina di orso con il suo cucciolo in Val Salarno, in provincia di Brescia, rappresenta un avvistamento inusuale. Come fa notare il Parco Regionale dell’Adamello-Valle Camonica la presenza dell’orsa con cucciolo è stata segnalata da alcuni escursionisti. Inoltre, pochi giorni prima nella vicina Val Miller è stato fotografato un esemplare di orso adulto in dispersione dal Trentino.

Se è vero che le valli in questione risultano poco oltre il confine, sul versante bresciano del Parco dell’Adamello è altrettanto vero che le femmine si spostano poco. Come sottolinea il Servizio Foreste e Fauna della Provincia di Trento però, può capitare che alcuni esemplari si spostino nella valli vicine.
I recenti avvistamenti sono avvenuti a pochi chilometri di distanza (in linea d’aria) dalla Val di Fumo. È da tempo che le femmine di orso trentine si stanno spostando sia verso i confini con l’Alta Valcamonica (attraverso la Val di Sole) che verso le valli del Chiese e di Daone, così come verso la zona del Garda bresciano attraverso la val Ledro e la val Concei. Questi luoghi infatti, dal punto di vista ecologico, si prestano alla “colonizzazione” dei plantigradi.