Caldo e siccità, per i boschi in Trentino è già 'autunno': “Alberi spogli in anticipo senza aver completato il ciclo vegetativo. Rischio morie per i più giovani e deboli”
Mentre dopo mesi di caldo e siccità in tutto il territorio mancano all'appello centinaia di millimetri di pioggia rispetto ai valori medi, gli effetti della mancanza d'acqua si stanno facendo vedere nei boschi del Trentino, spiega a il Dolomiti la botanica della Fondazione Museo Civico di Rovereto Giulia Tomasi: “Questo è un anno critico per le piante, molte specie sono in sofferenza a causa delle fioriture molto anticipate e delle condizioni meteorologiche”

TRENTO. “È come se le piante si trovassero in una sorta di autunno anticipato: a causa delle condizioni di caldo anomalo e siccità di quest'anno molte specie sono in sofferenza e si rischia una moria per gli arbusti più giovani e già malati”. Descrive così Giulia Tomasi, botanica della Fondazione Museo Civico di Rovereto, la situazione dei boschi trentini dopo mesi di temperature anomale e precipitazioni significativamente al di sotto delle medie (Qui Articolo), avvertendo che le problematiche causate dalla mancanza d'acqua si stanno già avvertendo anche su prati e pascoli in quota (Qui Articolo).

“Guardando ai boschi collinari, in particolare quelli esposti a sud – dice Tomasi a il Dolomiti – si può notare senza difficoltà lo stato di sofferenza degli esemplari di carpino nero, roverella e frassino minore, che formano i cosiddetti orno-ostrieti. Sono gli alberi che sembrano quasi 'bruciati' e presentano importanti ingiallimenti”. Che sembrano, in sostanza, già in autunno, anche se agosto è appena cominciato. La siccità si nota in tutto il territorio, continua l'esperta, soprattutto in Vallagarina (alle pendici per esempio del Monte Ghello) e in Val d'Adige, ma salendo di quota si possono trovare anche faggi con le foglie già secche.

Foto di Giacomo Poletti
A causare la fase di particolare sofferenza per le piante che si osserva in questo momento, dice Tomasi, è proprio l'insieme di siccità e caldo anomalo: "La fioritura è stata molto anticipata e oggi ci troviamo con alberi già spogli in anticipo. Questo vuol dire che la pianta non ha avuto modo di fiorire e fruttificare in maniera opportuna e non ha quindi potuto completare il suo ciclo vegetativo. L'autunno normalmente arriva dopo questa fase, che dà alle piante la possibilità di generare nuovi esemplari: quest'anno però, probabilmente, non ci sarà questa opportunità”.
Al contrario, le piantule, i piccoli arbusti nati e cresciuti lo scorso anno, sono “in seria sofferenza” continua l'esperta e “probabilmente moriranno”. “Girando per i boschi – racconta Tomasi – ho visto molte piccole piante di frassino completamente seccate e dubito che saranno in grado di riprendersi. Anche alcuni degli esemplari più grandi però sembrano già aver perso vitalità mentre altre sono in una fase di quiescenza, in una sorta, come detto, di autunno anticipato”. Ad aver risentito potrebbe esser poi stato anche l'abete rosso: “Soprattutto gli alberi malati di bostrico – precisa la botanica –. Un fattore climatico sfavorevole infatti aumento il disagio di una pianta già attaccata dall'insetto, favorendone quindi la diffusione”.

Non sono solo i boschi però ad accusare i colpi delle scarse precipitazioni: “Anche prati e pascoli sono in crisi – continua Tomasi – e gli animali d'alpeggio oggi si trovano a dover fare i conte con l'erba secca. Un agosto molto piovoso potrebbe forse portare le piante erbacee a bassa quota ad una seconda fioritura, ma per quanto riguarda i boschi e per le zone più in alta quota la situazione è più problematica, probabilmente non riusciranno a compiere una nuova fogliazione prima della fine dell'estate. Parlando di piante erbacee poi, bisogna ricordare che sono specie con fenologia annuale e, come emerge nei monitoraggio portati avanti dalla Fondazione Museo Civico, quest'anno per l'eccessiva siccità non sono cresciute. La loro fioritura futura è quindi a rischio e se il fenomeno si dovesse ripresentare anche il prossimo anno, alcune di queste specie potrebbero letteralmente sparire da diversi luoghi in cui erano prima presenti”.

Tra le piante infine che risentono di più dei picchi termici in montagna ci sono quelle che vivono sulle rocce: “Le alte temperature – conclude Tomasi – le 'cuociono' letteralmente, come si può osservare nelle foto relative alla Saxifraga tombeanensis, scattate dalla sezione botanica della Fondazione Museo Civico su Cima d'Arza (Val di Non) a 1665 metri d'altitudine, e questo rappresenta la principale causa di minaccia. Le specie, endemica sulle nostre prealpi, è inserita nell'allegato 2 della direttiva habitat e nella lista rossa del Trentino”.