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I "lunghi terribili giorni" dell'alluvione del 1966 tra frane e morti (LE FOTO). Castel Ivano a 56 anni dall'evento: "C'è un 'prima' e un 'dopo', poco o niente è rimasto uguale"
Tra il 4 e il 5 novembre 1966 una fortissima alluvione colpì tutto il Trentino, in particolare nella zona della Valsugana. Tanta distruzione segnò il Comune di Castel Ivano: "Evento di forte carica simbolica. La grande unità della comunità provinciale ha caratterizzato i giorni dell'emergenza, cui hanno fatto seguito la nascita di un sistema di protezione civile senza eguali"

CASTEL IVANO. "Lunghi terribili giorni", una doppia valanga di acqua e massi, morti e distruzione. Così il Comune di Castel Ivano ricorda l'alluvione del 1966, a 56 anni di distanza dal tragico evento tra il 4 e il 5 novembre che colpì tutto il Trentino.

Un evento meteorologico eccezionale che si abbattè con particolare violenza su alcune zone, tra cui in Valsugana dove i danni furono ingenti.

"L'alluvione del 1966 è ancora ben presente nella memoria di chi vive in Valsugana - riporta il Comune di Castel Ivano - , per l'eccezionalità dei fenomeni che l'hanno accompagnata, uno su tutti la doppia frana, di acqua e massi, del torrente Chieppena, ma forse anche perché costituisce un evento di forte carica simbolica. Nei ricordi di chi ha vissuto i 'lunghi terribili giorni' c'è un 'prima' e un 'dopo' dove poco o niente è rimasto uguale: un po', se vogliamo, come nelle grandi guerre nel Novecento. Anche in questo caso, nella 'piccola guerra' scatenata dalla natura, la frattura è un'esperienza dolorosa, di morti e distruzione".

Quei giorni vennero ricordati per "la grande unità della comunità provinciale ha caratterizzato i giorni dell'emergenza, cui hanno fatto seguito la nascita di un sistema di protezione civile senza eguali. Il progresso e il benessere generale sono stati inseguiti a lungo e infine raggiunti, ma non sempre sono stati alleati di un rapporto rispettoso dell'uomo con il territorio; un territorio che, come ci ricorda l'ultima grande alluvione del millennio, è sempre pronto a riprendersi con gli interessi gli spazi dati in prestito alle attività e ai ripari della gente di montagna".

Quei giorni segnarono anche la città di Trento che visse la più grande inondazione della sua storia: il fiume Adige esondò per trascinare fango e detriti in centro città.

Il capoluogo trentino era reduce da un ottobre molto piovoso, tanto che i dati storici di MeteoTrentino riportano la caduta di ben 233 millimetri, quindi uno stop tra il 31 ottobre e l'1 e 2 novembre. Poi riprese a piovere ma il fiume, che era relativamente basso, salì di circa 2 metri nei giorni successivi: 8 millimetri il 3 novembre e 72 millimetri quel 4 novembre.
Il picco in realtà si verificò solo il giorno successivo con 84,2 millimetri e poi altri 11 millimetri per un totale di , ma ormai l'Adige era già esondato a Roncafort e si era ripreso l'antico alveo per dirigersi in città. Un evento tanto breve quanto violento per una tragedia enorme.