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Pfas, monitoraggi nelle acque sotterranee a valle dell’ex discarica della Maza, Tonina: “Le situazioni dove serve maggiore attenzione sono Storo e Rovereto

Pfas in Trentino, due le aree inquinate. Tonina: “Nel caso della zona industriale di Rovereto è stata individuata come sorgente significativa l’area ex Gallox. Nella zona di Condino e Storo, si ipotizza che la sorgente sia imputabile a un’ex fonderia, sulla quale sono in corso specifici accertamenti”

Di Tiziano Grottolo - 08 maggio 2023 - 11:59

TRENTO. I Pfas (acronimo di sostanze perfluoroalchiliche) sono un vasto e complesso gruppo di composti costituiti da una catena carboniosa di lunghezza variabile, più o meno ramificata, e da un gruppo terminale polare (che li rende solubili in acqua). Fra le sostanze più conosciute ci sono l’acido perfluoroottansulfonico (Pfos) e l’acido perfluoroottanoico (Pfoa). Queste sostanze incolori e inodori, tendono a non degradarsi diventando potenzialmente pericolose per l’ambiente e la salute umana. Proprio per questo destano particolare preoccupazione quando vengono disperse nell’ambiente.

 

“I Pfas – aggiunge il consigliere provinciale di Onda Filippo Degasperi – vengono impiegati per le pentole antiaderenti, per le pellicole e le schiume anti incendio, oppure nell’industria tessile per l’impermeabilizzazione dei tessuti tecnico-sportivi e nella concia delle pelli per ammorbidirle e impermeabilizzarle. Queste sostanze sono altamente cancerogene e costituiscono un inquinante ‘perfetto’ in quanto inodori, incolori, insapori e indistruttibili. Non si riescono a percepire se non con un’apposita analisi chimica”.

 

In Trentino l’attenzione sui Pfas era stata riaccesa di recente da un’inchiesta del quotidiano francese Le Monde. “Dai monitoraggi eseguiti dal 2018 ad oggi, in tutto il territorio provinciale, sono state individuate alcune aree da attenzionare”, precisa l’assessore all’ambiente, Mario Tonina, rispondendo proprio a un’interrogazione di Degasperi. “Nel caso della zona industriale di Rovereto, in seguito ad un monitoraggio mirato, è stata individuata come sorgente significativa l’area ex Gallox. Nel caso della zona di Condino e Storo, si ipotizza che la sorgente sia imputabile a un’ex fonderia, sulla quale sono in corso specifici accertamenti”.

 

In entrambi i casi, fanno sapere dalla Provincia, sono state tempestivamente avvisate le strutture competenti in materia sanitaria (Comune e Azienda provinciale per i servizi sanitari) per i controlli e le valutazioni in ordine ad eventuali problematiche connesse agli aspetti igienico-sanitari.

 

Riguardo al caso che che interessa il Comune di Arco sono stati previsti una serie di monitoraggi nelle acque sotterranee a valle della discarica della Maza (oggi dismessa ndr), per verificare l’eventuale presenza di Pfas. “Nel caso specifico – precisa Tonina – nelle acque superficiali i monitoraggi non hanno evidenziato la presenza di Pfas nel rio Salone”. Quest’ultimo corso d’acqua anche di recente è stato interessato da vari sversamenti di sostanze non meglio precisate ma che perlomeno non sarebbero riconducibili ai Pfas.

 

L’assessore ribadisce come l’Appa abbia sempre monitorato con grande attenzione le possibili aree inquinate, analizzando costantemente la qualità ambientale delle acque superficiali e sotterranee sul territorio provinciale. “Le due realtà che necessitano di maggior attenzione sono relative alle acque sotterranee nelle zone di Storo e di Rovereto, oggetto di indagine e studio rispettivamente dal 2018 e dal 2020 “, conclude Tonina.

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