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Con quel "coso" in testa il concerto non sconcerta


Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
Il decennale ha già virato: un anno in più. A febbraio saranno undici gli anni di vita di una “amical-band” (amiconi tra loro, amiconi del loro pubblico). Sono i Rebel Rootz: in Trentino sono certamente un fenomeno per longevità, solidità e attitudine a non accontentarsi dei successi indubitabili ottenuti nella “piccola patria” alpina. Come per chiunque aumenta il proprio e l’altrui battito cardiaco nell’adrenalina da concerto, anche per i Rebel Rootz l’era pandemica è stata ed è ancora un trauma. Un dramma del quale non è purtroppo dato sapere se e come smetterà di far danni e di procurare angoscia.
Senza palco chi fa musica (e chi fa qualsiasi arte pro spettacolo), campa male. Senza palco l’artista – famoso o no conta davvero nulla – perde l’essenza: la sua essenza. No, non è solo la musica. Non non è solo l’arte, tutta l’arte “live”, dal vivo. Il contatto tra musicista e pubblico ad esempio. Il moto perpetuo di “andata e ritorno” dei sentimenti: quella è l’essenza dello spettacolo.
La disgrazia aguzza però l’ingegno. Con il virtuale si prova – non senza problemi - a sopperire al reale. Lo si fa con caparbia fatica. Lo si fa – si spera almeno sia questo l’atteggiamento - senza l’illusione che un concerto, una piece teatrale o un balletto al computer possano sostituirsi all’incontro. L’incontro tra corpi e anime in una piazza, un teatro, un locale, eccetera. L’incontro che è il senso di ogni arte.
In questi tempi grami si fa di necessità virtù. C’è abbondanza di “streaming”. Per tanta qualità possa proporre, lo streaming resterà sempre una sensazione disagevole tanto per chi fa arte quanto per chi la fruisce in forma necessariamente anomala. Eppure bisogna. Eppure è irrinunciabile il fatto che musicisti, teatranti, ballerini, comici e quant’altri insistano nel marcare con tutte le forze e le fatiche possibili una presenza che non li releghi – come già maledettamente accade - oltre l’ultimo posto delle attenzioni politiche.
In questo quadro dai colori ogni giorno più cupi per la socialità che fa cultura ogni tentativo di colore - e di calore - è benedetto. Celebrare comunque un compleanno musicale, una “festa di ringraziamento”, appare una manifestazione di orgoglio e di soddisfazione. La proposta si pone come un atto tanto meritorio quanto simbolico.
Se accade – come accadrà il 17 marzo con i Rebel Rootz - che si tenti di andare oltre il video antologico, beh “cheapeau” all’idea. L’idea dei Rebel e della Edg Spettacoli – l’agenzia di eventi che da un anno si occupa anche della “non solo reggae band” – è una tecno trovata. Una trovata che serve a garantire ai musicisti e al loro pubblico un po’ di sintonia “fisica”. Nell’inevitabile rispetto ma nello stesso tempo “alla faccia” del distanziamento.
A chi vorrà partecipare all’evento assicurandosi un “pass” personalizzato – qualcosa di diverso e di più di un biglietto – Edg spedirà a casa un visore, il codice per essere della curiosa e inedita partita. E’ l’invito, (a 25 euro tutto compreso) a cimentarsi con un parziale ritorno al protagonismo: non solo spettatori ma “attori” del decennale (più uno) dei Rebel.
Per capirsi. La Fontanari and friends - (il rasta front-man e i soci di affiatamento ed afflato musicalmente impegnato su temi non banali per ritmi coinvolgenti) – sta registrando un sunto della propria storia. Una storia di canzoni ed azioni soprattutto “live” capaci di garantirsi negli anni platee sempre più numerose e sempre più votate al movimento delle anche. L’Area di Piediscastello – la sala prove Appm – dove i Rebel iniziarono. Il furgone che dal Trentino ha viaggiato un po’ alla volta tutta l’Italia delle esibizioni e delle collaborazioni che non ti scordi mai, (ad esempio Ziggy, il figlio di Bob Marley), il “set” al Forst di Trento, (locale sponsor dell’iniziativa Edg) e altri momenti topici della Rootz story che è meglio lasciare alla sorpresa.
La conferma sarà, ovviamente, la musica: l’evoluzione del reggae di fabbrica verso altre contaminazioni sonore che negli anni hanno aumentato la qualità, l’impatto e il seguito di un gruppo che sul palco non risparmia certo il sudore. Ma qual è il bello dell’atipica festa? Beh, sarà in una partecipazione che attraverso il visore viene garantita da Edg come “partecipazione attiva” allo spettacolo. “Con questo progetto – spiega Enzo Di Gregorio che con il padre Vincenzo, (Enzo anche lui), regge l’agenzia – tentiamo di aprire una strada inedita al rapporto tra artista e pubblico. Per noi è una grande scommessa nella quale ci siamo impegnati nonostante il disastro che la pandemia ha causato a chiunque viva di spettacolo. Noi organizziamo eventi artistici, anche di grande livello per aziende nazionali e locali. Siamo fermi da un anno. La crisi del settore è drammatica ma sembra che non importi a nessuno. Eppure non si può mollare. Noi non vogliamo mollare e il progetto Rebel in questo senso vuole essere un segno nella direzione della resilienza”.
Dal lancio della proposta ad oggi un po’ di adesioni sono già arrivate. Chi si affretterà a prenotare la propria partecipazione alla “Rebel fest” non vedrà arrivare né il corriere né il postino. “Sì, ancora fino al 20 febbraio - dice ancora Di Gregorio – saranno i musicisti, i Rebel Rootz, a portare nelle case dei fans il kit di chi abita a Trento. Poi ci affideremo alle poste. Il tutto costa 25 euro, ma il visore resterà di proprietà di chi aderisce per essere utilizzato con i video di You Tube e delle altre piattaforme o app. Come si capirà, non faremo business. Ma ci crediamo perché sappiamo quanto i Rebel Rootz sono apprezzati dal pubblico e perché per la loro passione questi musicisti meritano davvero questa occasione di festa”.
Una festa lontana ma vicina, anzi vicinissima – questo potrebbe essere lo slogan – per le possibilità di immersione nella realtà offerte dal “Cardboard” di Google. Immersione dentro la musica dei Rebel, dentro sonorità allegre per racconti che non raccontano spesso realtà per nulla allegre. Insomma “a tu per tu” con il gruppo anche senza essere sotto il palco del gruppo. Ma potendo ugualmente sbracciarsi, potendo ballare e muoversi a tempo “come se”: semplicemente girando la testa con un “coso” in testa.
“Concerto futuribile”, “Nuova dimensione, anzi tridimensione, della musica”? la si chiami come si vuole, ma la proposta per il prossimo 17 marzo, alle 21.30, stavolta intriga davvero. Epperò urge anche la consapevolezza del rischio. Un rischio che sia i Rebel Rootz che la Edg Spettacoli devono sapere fin da subito che si può correre “una tantum”. E’ bene tener presente sempre il rischio di abituarsi ai “surrogati” della realtà. Sì, perché la tecnologia risponde creativamente all’emergenza ma lascia l’emergenza inalterata e ogni giorno più seria.
Lo spettacolo è una scienza inesatta. È la meraviglia di una fisica che laurea senza esami chiunque voglia studiare il modo di combattere la solitudine: la fisica dell’incontro. E’ lì, all’incontro, che al più presto bisogna tornare. Che è già tardi.