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Minacce di morte ad un lavoratore straniero, Olivi: ''Si sta alzando la febbre dell'insofferenza". L'Imam: ''Anche altri casi meno gravi"
Il presidente Zobele: "Se l’imprenditore in questione fosse un associato di Confindustria Trento avvierei subito un’azione disciplinare per espellerlo dal nostro sistema". Condanna dai sindacati e da parte del presidente degli Artigiani: "Serve conoscere tutta al vicenda ma episodi così sono da condannare"

TRENTO. “L'agitare la costante contrapposizione tra le persone, le paure nei confronti del diverso e questo immaginare che ognuno si debba proteggere dall'altro, non solo sulla dimensione razziale, sta portando allo scioglimento dei legami comunitari e questo è un rischio su cui tutti dobbiamo riflettere''. Il vicepresidente dalla Provincia, Alessandro Olivi, non vuole commentare il grave fatto di razzismo avvenuto ai danni di un lavoratore straniero con le minacce di morte arrivate dal proprio datore di lavoro. Non rinuncia però a riflettore su quello che sta accadendo nella nostra società, anche quella trentina.
“Il rischio – ha spiegato Olivi – di quello che stiamo vedendo e sentendo in giro, è quello di avere una comunità dove ognuno diventa apparentemente più forte ma tendenzialmente più solo. Vengono a mancare quei rapporti importanti quando la diversità diventa non un'opportunità di incontro ma barriera”.
Il rischio a cui tutti noi stiamo andando incontro è che le reazioni più scomposte, da quella verbali a altre, possono creare una catena pericolosa. “Questi singoli comportamenti che non voglio giudicare – afferma il vicepresidente - sono il segnale di una febbre che si sta alzando ed è la febbre dell'insofferenza. Quando la società non riesce a tenere a freno i rigurgiti più beceri e dove tutti possono dire tutto perchè legittimati dall'idea di difendere se stessi o una presunta conquista di posizione sociale, si instilla l'idea di un liberi di arrangiarsi”.
Una situazione che deriva anche da una certa destra “che accarezza troppo in maniera disinvolta le paure delle persone illudendole di poter trovare in una sorta di nuova forza con l'individuo solo con la sua prepotenza”.
Per il vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi, è sintomatico che l'episodio avvenuto in Trentino riguardi un rapporto con un cittadino straniero che sta lavorando. “Non stiamo parlando di una figura irregolare o che ha commesso qualche reato. Da qui nasce una altro tema. Quando questa insofferenza e prepotenza viene instaurata verso persone che sono dentro la nostra società, allora non è più valido il tema del contrasto all'illegalità e agli sbarchi. Ma diventa un vero rischio del decadimento culturale”.
A condannare fermamente l'episodio di razzismo avvenuto in Trentino sono i sindacati Cgil e Uil. “Il caso del lavoratore vittima della gravi minacce razziste è un singolo episodio – ha spiegato Franco Ianeselli della Cgil - questo, però, non ne attenua la gravità. Perché il punto è che questi comportamenti stanno trovando legittimazione nel clima di odio e rancore che viene alimentato anche da chi è attualmente alla guida del nostro Paese”.
Per il segretario del sindacato di via Muredei, “non si possono sottovalutare né tacere i casi singoli: tutti gli attori sociali, sindacati e imprese incluse, hanno la responsabilità di prendere posizione contro questa deriva”.
Dello stesso tenuto anche Walter Alotti della Uil. “E' un episodio di inaudita violenza che deve essere perseguito con severità e celerità” spiega in una nota. “Siamo certi peraltro che la generalita' dei posti di lavoro in Trentino, non sono minimamente rappresentati da questo becero esempio giunto alle cronache".
Per la Uil si dovrebbe comunque evitare di generalizzare questi episodi ed utilizzare la questione dell'immigrazione (fatto epocale che sarà determinante per la vita degli Stati europei nel prossimo decennio), come terreno populista di scontro e di esasperazione degli animi. “Il risultato, altrimenti – spiega Alotti - e' che ne tragga beneficio proprio chi ne specula solo a fini politici od elettorali”.
Più cauto nei giudizi invece il presidente degli Artigiani Trentini, Marco Segatta. “Leggendo quello che è successo – spiega – un episodio di questo genere è senz'altro da condannare. Su questo non c'è dubbio. Per essere obiettivi e oggettivi bisognerebbe però sapere tutta la vicenda e cosa è successo”.
Duro anche il commento di Enrico Zobele, presidente di Confindustria Trento: “Ho appreso a mezzo stampa della vicenda, per cui mi limito a formulare una considerazione generale. Nelle nostre aziende - spiega - i lavoratori stranieri sono una componente fondamentale della forza lavoro, dagli operai ai manager, ai quali vengono riconosciuti gli stessi diritti dei lavoratori italiani. Chi assume atteggiamenti diversi, sbaglia, soprattutto se le discriminazioni vengono fatte su base razziale".
"Gli imprenditori che conosco - prosegue Zobele - agiscono correttamente e apprezzano il contributo dei lavoratori immigrati, i quali spesso sono una risorsa in un contesto, come quello trentino, in cui si fatica a trovare manodopera in particolare per determinati profili. Se l’imprenditore in questione fosse un associato di Confindustria Trento avvierei subito un’azione disciplinare per espellerlo dal nostro sistema. Comportamenti di questo genere violano, oltre che la legge, anche il Codice etico di Confindustria Trento".
Dal canto suo ad esprimere preoccupazione per il fatto che è accaduto è anche l'Imam di Trento, Aboulkheir Breigheche. “Siamo davanti al comportamento di un singolo – spiega - ma sommato a tanti altri episodi come quello della sparatoria contro gli immigrati a Macerata , ci spiegano in quale clima viviamo”.
L'imam spiega che il caso venuto a galla in questi giorni non è l'unico. “Non mancano purtroppo le segnalazioni che arrivano alla nostra comunità anche se mai a questo livello di gravità”. Dobbiamo impegnarci – spiega Breigheche – "per una buona integrazione nel rispetto della Costituzione Italiana”.