Ogni cittadino del Trentino Alto Adige spende 973 euro per l'Unione europea che ne restituisce 462
La fotografia dell'Istituto Demoskopica è quella di un'Italia bicefala. Sono 44 i miliardi di euro versati nelle casse dell'Unione europea dal sistema regionale italiano, mentre quelli incassati si fermano a 35 miliardi per un "rosso" di 8,5 miliardi di euro nell'ultimo triennio

TRENTO. Sono 44 i miliardi di euro versati nelle casse dell'Unione europea dal sistema regionale italiano, mentre quelli incassati si fermano a 35 miliardi per un "rosso" di 8,5 miliardi di euro nell'ultimo triennio. Nel 2017 l'ammontare complessivo generato dai territori per restare in Europa è di 14.881 milioni di euro per un incremento del 3,9% rispetto all'anno precedente, quando il monte contributi si è attestato intorno ai 14.328 milioni di euro.
Anche il Trentino Alto Adige, che si colloca nella fascia mediana, fa la sua parte nel contribuire all'Unione europea con 1.034 milioni di euro (una quota del 2,3%) e un saldo negativo rispetto alle uscite. Se si analizza invece il livello di distribuzione pro-capite, la nostra regione si colloca alle spalle solo della Lombardia: 973 euro per cittadino in uscita e 462 euro in entrata.
La fotografia dell'Istituto Demoskopica è quella di un'Italia bicefala, divisa praticamente a metà nella distribuzione dei rapporti finanziari con le istituzioni comunitarie: tutte le regioni rientranti nell’ex “obiettivo convergenza” (regioni meno sviluppate e regioni in transizione), escluso l’Abruzzo, presentano un saldo positivo di 7 miliardi di euro mentre le regioni più sviluppate (ex “obiettivo competitività”) hanno versato decisamente più di quanto incassato con un “credito” maturato di oltre 15 miliardi di euro.

Una dicotomia probabilmente “condizionata” dall'attuazione della politica di coesione con la quale l’Unione europea, attraverso l’impiego dei fondi strutturali, punta a riequilibrare i divari esistenti, a livello di sviluppo economico e tenore di vita, tra le diverse realtà regionali.
In questo scenario, inoltre, è la Lombardia a risultare il maggiore finanziatore italiano con oltre 10 miliardi di euro di contributo stimato, ma anche la realtà più penalizzata considerato un saldo negativo di 5,5 miliardi di euro. Le situazioni significativamente più convenienti si registrano in Sicilia e Campania, che hanno ricevuto circa 4 miliardi di euro in più di quanto hanno versato.
Questo studio, seppur non esaustivo in quanto incentrato principalmente nella relazione del dare/avere conferma le criticità generate dalla complessità del sistema di finanziamento dell’Unione europea che, principalmente negli attuali meccanismi di riscossione e calcolo delle risorse, come più volte evidenziato dalla Corte dei Conti europea, risulta poco leggibile disincentivando processi di controllo diretto da parte dei cittadini.
In particolare, la contribuzione degli Stati al Bilancio dell’Unione è finanziato principalmente attraverso tre tipologie di “risorse proprie”: la risorsa basata sul Reddito nazionale lordo, quella su un'aliquota uniforme dello 0,3% applicata alle basi imponibili Iva armonizzate e quelle tradizionali, quali i dazi doganali sulle importazioni e i contributi sulla produzione dello zucchero.
Nel dettaglio emerge che la quota del contributo ascrivibile alla risorsa basata sul Rnl è di 33.895 milioni di euro per una quota del 77%, quindi 5.087 milioni di euro (11,6%) tra dazi sulle merci provenienti importate dall’Italia e provenienti da fuori Unione europea e 5.016 milioni di euro (11,4%) di provenienza Iva.
Sono quattro i principali finanziatori del bilancio comunitario, cioè Lombardia, Lazio, Veneto e Emilia Romagna, nel triennio 2015-2017, hanno versato nella casse europee ben 23 miliardi di euro pari alla metà del finanziamento complessivo italiano: la Lombardia ha contribuito con 10.047 milioni di euro, Lazio con 4.711 milioni di euro, il Veneto con 4.198 milioni di euro e l’Emilia Romagna con 4.006 milioni di euro.
Un gradino più in basso, ecco Piemonte con 3.470 milioni di euro, Toscana con 2.924 milioni di euro, Campania con 2.652 milioni di euro e Sicilia con 2.264 milioni di euro.
Sono quattro, inoltre, i sistemi regionali analizzati che presentano valori assoluti di partecipazione al bilancio dell’Unione Europea superiore al miliardo di euro: Puglia con 1.838 milioni di euro, Liguria con 1.241 milioni di euro, Marche con 1.057 milioni di euro e Trentino Alto Adige con 1.034 milioni di euro.
Accrediti dall’Ue: tre regioni del Sud tra le prime quattro. Campania, Sicilia e Puglia hanno ricevuto un castelletto di pagamenti europei per circa 12 miliardi di euro nel periodo che va dal 2015 al 2017. Un dato che colloca le tre regioni del Sud rispettivamente al primo, terzo e quarto posto. Al secondo posto la Lombardia.
In coda, per pagamenti in valore assoluto ricevuti dall’Unione Europea si collocano i sistemi regionali di Trentino Alto Adige con 491 milioni di euro, Umbria con 462 milioni di euro, Basilicata con 408 milioni di euro, Molise con 177 milioni di euro e Valle d’Aosta con 73 milioni di euro.
La classifica per contributo pro-capite vede la Lombardia prima e la Calabria ultima per una media di circa 875 euro pagati e 585 euro ricevuti. A contribuire maggiormente all’Unione europea sono i cittadini che, in proporzione, hanno ricevuto meno risorse comunitarie.
I residenti del Trentino Alto Adige con 973 euro per cittadino e 462 euro in entrata e l'Emilia-Romagna con 900 euro di versamenti all’Unione europea in cambio di 467 euro chiudono il podio. Quindi Veneto con 855 contributi versati a fronte di soli 471 ricevuti.