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Operazione 'Bombizona', 54 richiedenti asilo coinvolti nello spaccio di droga

L'indagine coordinata dalla Procura di Trento e messa in atto dalla Squadra Mobile ha coinvolto numerose città del Nord Italia. Sono 14 le misure cautelari in carcere, 12 hanno raggiunto nigeriani. Coinvolti alcuni ospiti del sistema dell'accoglienza trentino. VIDEO delle operazioni all'interno

Di db - 13 giugno 2018 - 12:16

TRENTO. Come riportato tra le pagine de Il Dolomiti, un'operazione antidroga in grande stile quella scattata ieri all'alba (Qui articolo), che ha coinvolto non solo il Trentino ma anche le città di Verona, Vicenza e Ferrara. Duecento uomini impegnati nelle perquisizioni, 7 chili di marijuana e 600 grammi di eroina sequestrati.

 

L'indagine, che si è sviluppata negli ultimi sei mesi, è stata coordinata dalla Procura della Repubblica e messa in atto dalla Squadra Mobile di Trento. In totale le persone coinvolte sono 58, di cui 54 sono richiedenti asilo. Sono 43 i provvedimenti cautelari firmati dal Pm Davide Ognibene, di cui 19 in carcere.

 

Delle 19 misure cautelari in carcere ne sono state eseguite 14, mentre al momento sono 5 i latitanti. Tra i 14 raggiunti dal provvedimento più grave, quello della carcerazione preventiva, due sono italiani mentre tutti gli altri sono richiedenti asilo. Tre di Ferrara, due di Vicenza e due di Verona e i rimanenti hanno dimora in Trentino, ma solo uno risulta ospite del sistema di accoglienza gestito dalla Provincia.  

 

Di questi ultimi, sei erano accolti a Trento e uno a San Lorenzo Dorsino. Di questi, due sono stati arrestati mentre sono tre quelli raggiunti dal divieto di soggiorno e due quelli segnalati all'Autorità giudiziaria. Il totale degli arresti in trentino è però di 10 persone, nove stranieri che a vario titolo sono domiciliati in provincia. 

 

In Trentino, le perquisizioni hanno coinvolto la Residenza Brennero, un appartamento di Ala (in affitto privato) e un appartamento a San Lorenzo Dorsino. "Grazie al Cinformi - ha sottolineato Salvatore Ascione, capo della Squadra Mobile - che ha collaborato attivamente nella fase di indagine, anche nella parte finale delle operazioni". 

 

L’operazione, denominata “Bombizona”, ha coinvolto soprattutto persone di nazionalità nigeriana e si è sviluppata in ambito inter-regionale. "L'obiettivo - spiega Ascione - non era soltanto quello di combattere lo spaccio al dettaglio ma anche quello di chiudere i rifornimenti". 

 

E' venuto quindi alla luce la rete del traffico di stupefacenti tra Trento, Verona, Vicenza e Ferrara "gestito da un'organizzazione criminale i cui appartenenti erano giunti in Italia come richiedenti asilo". Un'organizzazione che per scambiarsi messaggi utilizzava anche le applicazioni di messaggistica, "come WhatsApp - spiega Ascione - per rendere difficili le intercettazioni". 

 

Un'indagine, quella che si è conclusa ieri con l'operazione di polizia eseguita alle prime ore dell'alba, che prende le mosse da due precedenti indagini, "la Mandinka 1 e la Mandinka 2 - riferisce il capo della Mobile - dalle quali è nato questo nuovo filone di attività giudiziaria".

 

La Questura, nelle osservazioni che hanno poi portato all'esito dell'operazione, ha potuto verificare l'esistenza di un 'pendolarismo dello spaccio'. "Più si sono stretti i controlli su piazza Dante e piazza Santa Maria - spiega Ascione - più sono diminuiti gli spacciatori residenti in Trentino. Da qui l'intervento di coloro che prendevano il treno la mattina e se ne andavano la sera, provenienti da altre città del Nord Italia". 

 

Tra i clienti i consumatori abituali: "Non risulta il coinvolgimento di minori o lo spaccio dentro le scuole o a studenti in particolare". Ma della rete dello spaccio facevano parte anche italiani tossicodipendenti, di cui era necessaria la loro capacità di intercettare la maggior parte dei clienti trentini.

 

L'indagine ha potuto mettere in evidenza anche la trasformazione dello spaccio in Trentino, non più in mano alle persone di provenienza magrebina, costrette ora a zone più marginali della città. Si sono imposti i nigeriani che sono riusciti ad assicurarsi quasi completamente il controllo dello smercio delle sostanze stupefacenti nelle zone più importanti di Trento.

 

L’organizzazione aveva intuito che assoldando tossicodipendenti italiani, grazie alle conoscenze di quest’ultimi, si riusciva a consegnare la merce in luoghi diversi da quelli soggetti al controllo della polizia. Non solo, quindi, si fidelizzavano i tossicodipendenti, ma si permetteva a questi, se erano in cura al SER.D, di barattare il metadone con l’eroina. 

 

Sono stati sequestrati circa 7 chili di marijuana, 600 grammi di eroina diverse decine di grammi tra cocaina ed hashish e circa 1 litro di metadone, oltre a diverse migliaia di euro. Questo il risultato ultimo delle operazioni messe in atto ieri, coordinate dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato con l’impegno di circa 200 uomini.

 

Le autorità con il contributo delle Squadre Mobili di Verona, Ferrara e Vicenza, del Reparto Prevenzione Crimine di Milano e Torino, del Reparto Mobile di Bologna e dei Cinofili di Padova e Bologna. "L’attività della polizia giudiziaria della Questura di Trento è volta a colpire i canali di rifornimento della droga in città", ha spiegato il questore D'Ambrosio.

 

 

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