''Venite subito ci ammazza di botte'', dopo dieci anni di violenze fisiche e psichiche donna denuncia il compagno
I carabinieri di Borgo e Piné sono intervenuti subito dopo la telefonata della donna. Questa volta a finirci di mezzo anche il figlio della coppia

BORGO. Dieci anni di violenze fisiche e psicologiche, dieci anni di aggressioni taciute ad amici e operatori sanitari ma questa volta ha deciso di dire basta anche perché a finirci di mezzo è stato anche il figlio della coppia. Negli scorsi giorni i carabinieri del nucleo radiomobile di Borgo Valsugana, guidati dal maresciallo capo Gabriele De Guidi e della stazione di Baselga di Piné, sono volati verso un'abitazione dalla quale era partita la richiesta di aiuto. ''Venite subito ci ammazza di botte'', questa la frase pronunciata alla cornetta del telefono dalla vittima quando ha chiamato i militari dell'Arma.
Sotto le urla e grida in sottofondo a rendere il quadro ancor più allarmante. Arrivati sul posto i carabinieri hanno trovato la donna in strada mentre l'uomo ancora inveiva contro di lei. Subito venivano notati evidenti segni di violenza sul viso della madre e anche su quello del figlio della coppia e così immediatamente sono stati chiamati i soccorsi medici.
Alla donna i militari hanno chiesto cosa fosse accaduto e questa, pur sconvolta e in stato di grande agitazione, è riuscita a spiegare in poche parole dell'ennesima aggressione. Fermato il compagno per le verifiche del caso, passato un po' di tempo, la donna è riuscita a recuperare le forze e a raccontare le violenze ricevute dal consorte da quando era rimasta incinta la prima volta, circa 10 anni fa. Violenze fisiche e psicologiche, inaspritesi nel tempo, alle quali sperava sempre potesse esserci una fine, che il marito capisse che gli volevano bene.
Ma niente da fare. E così sono passati dieci anni di menzogne a medici e vicini di casa che le chiedevano come si era procurata un occhio gonfio, o quei segni sulla pancia o sulle braccia o sul viso, dieci anni passati a giustificarsi lei per il compagno dicendo “sono scivolata”. L’uomo, ricondotto alla calma, è stato accompagnato nel carcere di Trento.