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Coronavirus, editore trentino scrive all'ambasciata olandese per il freno tirato all'Europa. Immediata la risposta: "Insieme riemergeremo più forti"

L'editore trentino Paolo Curcu ha mandato una e-mail ieri sera alle 2021 e questa mattina alle 8.39 gli è arrivata la nota di replica. "La vostra ostinazione sta minando la stessa esistenza dell'Istituzione Europea". Al di là delle scontate rassicurazioni dei Paesi Bassi stupisce e genera invidia l'alta efficienza della sede diplomatica. Proprio come quando si interpella una qualsiasi istituzione italiana e si invecchia aspettando

Di Carmine Ragozzino - 09 aprile 2020 - 14:45

TRENTO. Saranno anche i “brutti e cattivi” d’Europa, così come tende a semplificare la vulgata di un’informazione che preferisce spesso gli slogan facili all’approfondimento delle materie complesse. Saranno anche il bersaglio facile per chi semplifica i messaggi nella ricerca ipocritamente spasmodica di un capro espiatorio per la propria propaganda politica.

 

 Di loro si sta dicendo di tutto, compreso l’odio improvviso per i tulipani. Che non hanno colpa. Ma quello che di certo non si può affermare è che gli olandesi non siano efficienti. Di un’efficienza che stupisce. Anzi, che per la verità genera parecchia invidia. A differenza dell’italico sfiancare di chi cerca riposte – qualsiasi risposta – gli olandesi, rispondono.

 

 Se interpellati, lo fanno in reale. Il fenomeno è incredibile per noi italiani, per noi abituati all’infinito leopardiano delle attese con bile. Il fenomeno è tanto più incredibile se si  tiene conto del fatto che a replicare alla missiva di un “comune mortale” è l’ambasciatore olandese in Italia, il signor Joost Flamand.

 

 A verificarlo con uno stupore al diapason è stato Paolo Curcu, noto editore trentino e, tra l’altro, frequentatore “intelligente” dei social. Gli capita infatti spesso di postare commenti sensati. Ebbene, ieri sera, ore 20.21 per la precisione, Paolo Curcu ha scritto all’ambasciata olandese a Roma. Lo ha fatto perché – parole sue – si è sentito come molti italiani infastidito dal comportamento del Governo olandese nella vicenda Covid-Europa-Aiuti-Beghe- Egoismi – Confusioni – Fai e Disfa.

 

  “Va che scrivo quello che penso a sti olandesi” – si è detto  Paolo Curcu. E così ha fatto: poche righe che in dialetto trentino si direbbero “Ben petade” e che in italiano vanno collocate alla voce “Non te le mando a dire”.

Il testo della mini missiva? “La vostra ostinazione sta minando la stessa esistenza dell’Istituzione Europea”. E fin qui delusione vestita di eleganza. Ma poi la stoccata, magari inelegante ma molto più reale e concreta dello stesso dibattito sui buoni e sui cattivi: “Non vi basta essere diventati un ignobile paradiso fiscale?”.

 

 È noto che gli olandesi in compagnia di Irlandesi e Lussemburghesi fanno da legalissima base a furbetti e furboni del “quartierone Italia”. Su questo però Curcu – che sprovveduto non è – non si aspettava scuse, contestazioni o spiegazioni. Ma le spiegazioni, la risposta olandese, non si è fatta attendere per la prima parte della domanda-appello dell’editore.

 

  “Alle 8.39 di questa mattina – spiega e pubblicizza via social Paolo Curcu – mi avevano già scritto, con la firma dell’ambasciatore”. Nemmeno il tempo di prendere sonno tra domanda e risposta: un guinness.  Roba che se riportata in Patria, con una qualsiasi questione posta ad un’istituzione che va dal più piccolo dei Comuni fino ai più grandi dei ministeri e degli elefantiaci apparati diplomatici, comporterebbe probabilmente tempi geologici,

 

 Ora, né Curcu né noi siamo creduloni. È chiaro che la risposta olandese è nulla più che un testo standardizzato, che però un chissà quale meccanismo telematico personalizza in un battibaleno. Ma in ogni caso la tempistica la dice piuttosto lunga sulle differenze tra Olanda e Italia. Se non altro in termini di attenzione.  “Eh sì – dice Curcu – questa velocità mi ha fatto un certo effetto, indipendentemente dal contenuto della risposta che è certamente vago e scontato. Va riconosciuto che ci tengono almeno a far conoscere il loro punto di vista, anche perché credo che la mia iniziativa non sia stata solitaria”.


 Giusto. Se gli olandesi hanno elaborato una risposta-tipo è facile immaginare che in questi giorni di preoccupazione e nervi al diapason la loro casella e mail abbia rischiato il collasso da proteste.

 “Certo non mi aspettavo reazioni sull’accusa di paradiso fiscale – dice ancora Curcu – ma proprio per quell’accusa avrebbero potuto offendersi e cestinare la lettera. Invece no. Glissano, ma sul resto spiegano. Gli va dato atto”.

 

 Cosa spiegano gli olandesi. Ecco qui. “Gentile Signor Paolo Curcu, Innanzitutto, vorrei esprimere la nostra più sentita vicinanza e solidarietà con il Suo Paese e con la popolazione italiana nell’impegno di contenere la diffusione del COVID-19. Siamo consapevoli della serietà della situazione in Italia, e anche i Paesi Bassi sono duramente colpiti dal COVID-19. Questa è una crisi senza precedenti, ma siamo certi che insieme saremo in grado di emergerne più forti di prima. Vorremmo sottolineare che i Paesi Bassi attribuiscono grande importanza all’interpretazione da parte dei Paesi partner del proprio approccio a questa crisi.
Il governo neerlandese ritiene molto importante la collaborazione con gli altri Paesi membri nel contrastare questa crisi. A tal fine esistono diverse possibilità, fra cui il Corona Response Investment Initiative istituito dall’UE.

 

I Paesi Bassi hanno manifestato flessibilità per quanto riguarda le regole di bilancio e sono inoltre aperti ad una molteplicità di opzioni politiche europee, fra cui un massimo utilizzo del bilancio comunitario e il ricorso al MES come previsto dal trattato. Inoltre, in questo momento vi è massima flessibilità per quanto riguarda i regolamenti sugli aiuti statali mirati a fornire liquidità alle aziende e salvaguardare i posti di lavoro. I Paesi Bassi forniscono il proprio contributo inoltre garantendo la disponibilità di apparecchiature mediche e medicinali attraverso l’UE. Infine, la settimana scorsa la BCE ha annunciato un programma di acquisti per l'emergenza pandemica (Pepp) per fino a 750 miliardi di euro per il 2020. Anche noi auspichiamo che l’UE risponda alla crisi nella maniera più unitaria possibile, in modo che tutti gli Stati membri possano al più presto superare questo momento difficile. Nelle prossime settimane intensificheremo i nostri sforzi con i partner europei per elaborare altre soluzioni comuni per fronteggiare gli effetti della pandemia di COVID-19”.

 

 La morale? Sono almeno due. La prima: ognuno si faccia la sua idea su tesi e precisazioni olandesi. La seconda: qualsiasi idea ci si faccia su un fatto non c’è discussione. Se Curcu avesse scritto all’ambasciata italiana è probabile che la risposta gli sarebbe stata data. Di sicuro entro il prossimo secolo.

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