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Accoglienza, Croce Rossa condannata a riassumere il lavoratore licenziato dopo i tagli della Pat: dovrà pagare anche gli arretrati
Il lavoratore era stato licenziato dalla Croce Rossa italiana dopo che la Provincia aveva deciso di tagliare i fondi per i progetti d’accoglienza. L’avvocato: “Sia Tribunale che Corte d’appello confermano l’illegittimità dell’operato dell’ente”

TRENTO. I fatti risalgono al marzo 2019 ma ora hanno raggiunto l’epilogo in Corte d’Appello che tramite una sentenza ha messo la parola fine alla vicenda di un lavoratore che era stato licenziato dalla Croce Rossa italiana dopo che la Provincia aveva deciso di tagliare i fondi per i progetti d’accoglienza.
Così un lavoratore di Activa, insieme ad altri due colleghi (i loro ricorsi saranno discussi fra pochi giorni), impegnato alla residenza Brennero si era visto dare il ben servito dalla Cri che aveva ricevuto in affidamento il servizio di accoglienza ai richiedenti protezione internazionale. Se i cinque educatori alla residenza Brennero erano stati assunti della Cri dopo l’accordo sul passaggio del personale siglato con i sindacati, a restare tagliati fuori erano stati i tre lavoratori impegnati per il servizio di portierato notturno.
A questo punto però, era partito un ricorso (che aveva già ottenuto una sentenza favorevole), patrocinato dalla Filcams Cgil e seguito dall’avvocato Giovanni Guarini che commenta: “Ci hanno sempre detto che con il decreto ministeriale Salvini, seguito da un nuovo capitolato di gara di appalto per la gestione dei centri di accoglienza è stato previsto un taglio considerevole della spesa sull’accoglienza. In realtà si è abbassato il livello dei servizi assicurati, essendo eliminata la mansione di educatore, e sono stati dimenticati arbitrariamente tre lavoratori che lavoravano nel precedente appalto e che non erano di Croce rossa. Sia Tribunale che Corte d’appello confermano l’illegittimità dell’operato dell’ente”. Adesso la Croce Rossa dovrà riassumere il lavoratore e pagare anche gli arretrati.