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Coronavirus, Trentino e Alto Adige a rischio “moderato” secondo l'Iss: ecco i dati del monitoraggio settimanale
Mentre l'incidenza settimanale è in diminuzione a livello nazionale (da 37 a 34 casi per 100mila abitanti) sono quattro le Regioni e Province autonome che risultano classificate dalla Cabina di regia dell'Istituto superiore di sanità a rischio “moderato”, tra queste anche il Trentino e l'Alto Adige

TRENTO. Coronavirus: in Italia sono ancora in diminuzione sia l'incidenza che l'Rt, ma in Trentino e in Alto Adige si alza il livello di rischio da “basso” a “moderato”. A specificarlo la Cabina di regia dell'Istituto superiore di sanità nel riportare i dati principali del monitoraggio settimanale. Per la Provincia di Trento e la Basilicata, dice l'Ansa, è stata segnalata anche un'allerta di resilienza.
Insieme a Trento e Bolzano, anche Basilicata e Val d'Aosta sono state classificate a rischio “moderato” mentre nel resto d'Italia il livello rimane “basso”. A livello nazionale l'incidenza settimanale risulta ancora in calo, da 37 casi ogni 100mila abitanti a 34. Trovandosi al di sotto della soglia dei 50 casi ogni 100mila abitanti, specifica l'Iss, è possibile il controllo della trasmissione basato sull'identificazione dei casi e sul tracciamento dei loro contatti.
Nel periodo 15-28 settembre l'Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,83 (range 0,81-0,86), al di sotto della soglia epidemica e stabile rispetto alla settimana precedente. Stabile rimane anche l'indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero (Rt pari a 0,80). Migliora la situazione anche a livello ospedaliero con il tasso di occupazione in terapia intensiva in lieve diminuzione al 4,2% mentre l'occupazione in aree mediche scende al 4,9%.
In diminuzione il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (5.903 vs 7.070 della settimana precedente). La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in lieve diminuzione (33% vs 34% la scorsa settimana). È in aumento la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (47% vs 45%). Resta stabile la percentuale di casi diagnosticata attraverso attività di screening (21% vs 21%).
“Una più elevata copertura vaccinale ed il completamento dei cicli di vaccinazione – conclude l'Istituto superiore di sanità – rappresentano gli strumenti principali per prevenire ulteriori recrudescenze di episodi di aumentata circolazione del virus sostenuta da varianti emergenti”.