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E' diventato papà in Trentino ma ora rischia l'espulsione, la storia di Vincent: "Ho un figlio di 7 mesi e una compagna, voglio solo un futuro per la mia famiglia"
Originario della Nigeria, Vincent, 24 anni, è arrivato in Trentino nel 2019. La burocrazia e la pandemia gli hanno impedito di arrivare ad un rinnovo dei documenti e la sfortuna di trovarsi in momenti sbagliati con persone sbagliate gli hanno fatto arrivare un provvedimento di espulsione. Il 24 febbraio di quest'anno è diventato papà ma ora tutto il suo futuro e quello della sua famiglia sono in pericolo

TRENTO. “Voglio solo fare il papà, lavorare, stare con la mia compagna e fare in modo che mio figlio sia orgoglioso di me”. Ha gli occhi color nocciola scuro, indossa una t-shirt rossa, dei jeans e una giacchetta di finta pelle. Quando lo incontriamo Vincent abbassa lo sguardo, forse per timidezza, ma poi lo rialza e ci guarda come chi ha voglia di raccontare la propria storia, ha voglia di farlo per farci capire che la paura che sta provando di ritornare indietro è tanta.
Lui ha 24 anni, nigeriano, e la sua storia grida giustizia. Rischia di essere espulso dall'Italia, di dover abbandonare un figlio di appena sette mesi e una compagna che sta vivendo in Trentino all'interno di un progetto di accoglienza. Situazioni sbagliate e momenti sbagliati gli hanno fermato la vita. E a rendergliela ancora più difficile è stata la bestia nera della burocrazia che con il lockdown causato dalla pandemia è diventata ancora più crudele togliendogli i documenti, gli unici pezzi di carta che gli servivano per ricostruire una vita con la sua famiglia.
La storia di Vincent è iniziata nel 2016 quando dalla Nigeria ha deciso di partire alla ricerca di una vita migliore. La Nigeria è il paese da cui provengono molti migranti che sbarcano sulle coste italiane. Ha un'età media della popolazione molto giovane ed è una terra fatta di tantissime contraddizioni. La maggior parte dei giovani hanno una bassa educazione scolastica e poche chance di inserirsi in un mercato del lavoro già saturo e che offre loro ben poco. In tanti si trovano in condizioni famigliari gravi e guardano quindi all'Europa come l'occasione per cambiare vita. C'è poi la questione delle società petrolifere, lo sfruttamento, la ricchezza diseguale ma soprattutto la mafia nigeriana, la criminalità e la tratta di esseri umani.
Vincent è senza il padre ed ha un figlio che sua madre aiuta ad accudire. Di professione è falegname. Cinque anni fa ha deciso di intraprendere il viaggio più importante della sua vita. Lo ha fatto perché è primogenito e per avere i soldi per poter far studiare i suoi tre fratelli. “Grazie all'aiuto di un amico sono partito per il viaggio che dalla Nigeria mi ha portato in Libia” ci dice. Un viaggio fatto di pericoli e di paura, gestito da intermediari di organizzazioni criminali. In Libia ci rimane sette mesi e due settimane durante le quali fa lavori di bassa manovalanza. “Sono rimasto vittima anche di diversi furti” ci dice mentre parla di quei mesi, “e sono stato anche male per molto tempo”. Fino a quando, un giorno, l'uomo per cui lavorava decide di aiutarlo per farlo partire e arrivare in Italia. “Era un signore arabo – ci racconta Vincent – mi ha accompagnato nel luogo delle partenze e dopo aver parlato con degli uomini, presumo dei trafficanti, questi mi hanno fatto salire su una imbarcazione”. Si tratta di un Lapalapa, un gommone gigante che può contenere un centinaio di persone. In poche ore per Vincent inizia il viaggio in mare, uno dei tanti viaggi della speranza. Nell'agosto del 2016 arriverà a Cagliari. “Quando sono arrivato a terra ero davvero tanto felice” ci racconta. Il viaggio in mare non era stato per nulla tranquillo. “Il gommone aveva iniziato ad imbarcare acqua e solo grazie all'intervento di una imbarcazione di soccorso io e altri miei compagni siamo stati portati in salvo”.
A Cagliari Vincent ci rimane pochi giorni per essere poi trasferito a Sassari dove inizia il suo percorso di integrazione svolgendo qualche ora di volontariato e cercando di rendersi disponibile con gli altri mettendo a frutto le sue doti di falegname. Qui riceve il via libera da parte della commissione territoriale che gli conferma la protezione umanitaria e riallaccia anche i contatti con una ragazza, anche lei nigeriana, arrivata poco dopo di lui in Italia e che si trovava in Trentino per un progetto di accoglienza. Da qui la sua decisione di lasciare Sassari e di trasferirsi in Trentino.
Sembrava che tutto stesse andando finalmente per il verso giusto ma quello che invece, purtroppo, lo aspettava era ben diverso. Siamo tra la fine di aprile e gli inizi di maggio del 2019 quando Vincent mette per la prima volta piede in Trentino. Arriva in treno e a Trento finalmente può abbracciare la sua compagna, quella che diventerà da lì a pochi mesi la madre di suo figlio.
“Lei era riuscita ad entrare in un progetto di accoglienza e non poteva ospitarmi. Per questo ci accordavamo di vederci in città, in qualche parco per passare un po' di tempo assieme”. In quei mesi Vincent riesce, anche grazie ad un parente, a trovare un posto dove dormire a Trento. In questo modo può rimanere accanto alla sua compagna e allo stesso tempo si muove per cercare un lavoro.
La doccia fredda arriva poco tempo dopo. Il permesso di soggiorno di Vincent è scaduto. “Mi sono rivolto in Questura a Trento – ci racconta – ma mi è stato detto che sarei dovuto andare a Sassari. Ci sono andato, ho preso anche un aereo con i pochi soldi che ero riuscito a risparmiare, ma nulla. A Sassari mi hanno detto che ora se ne doveva occupare Trento”. Un tira e molla andato avanti per tutto il 2019, un anno con un vero e proprio nodo in gola. Nel dicembre di quell'anno è costretto ad abbandonare Trento ma riesce a trovare un posto dove dormire da alcuni amici a Verona.
Sono i drammatici mesi di inizio pandemia. Mesi di paura per tutti non solo dal punto di vista sanitario. La burocrazia diventa ancora più tremenda e per tante persone, tra queste c'è anche Vincent, la vita viene messa in pausa. I tempi per ottenere i documenti diventano eterni.
Ma si sa, le sfortune, spesso, non arrivano mai da sole. Vincent si è trovato nel momento sbagliato nel posto sbagliato. Nei primi mesi del 2020 si trovava in piazza Dante e stava attendendo la sua compagna. Stava mangiando un panino dopo essere arrivato con il treno. “Avevo appena finito il panino quando mi sono avvicinato ad una fontanella per lavarmi le mani. Avevo una giacca di pelle nera e in piazza c'erano altri ragazzi nigeriani. Tutto ad un tratto è intervenuta la polizia ed io, assieme ad altri, siamo stati accusati di spaccio”. Una denuncia che ha avviato un procedimento legale ancora in corso. “Non ho mai avuto a che fare con la droga e con lo spaccio”, ci giura Vincent. “Sono stato scambiato per un'altra persona, l'unica mia colpa era quella di trovarmi nel luogo dove altri spacciavano”.
E' un episodio che ha segnato Vincent che comunque riesce a continuare a vedere la sua compagna che da lì a poco rimane incinta. Una notizia bellissima e nel ricordarlo Vincent sorride, è una delle poche volte che lo vediamo felice nel raccontare la sua storia. Ma nemmeno il tempo di assaporare questo momento che arriva una seconda doccia fredda. Nel maggio del 2020, infatti, gli viene notificato dai carabinieri di essere irregolare sul territorio italiano. Questo lo angoscia e prova tutte le strade possibili per risolvere la situazione. Ma siamo in piena pandemia e tutto viene rimandato.
Fino a quando il 24 febbraio del 2021 diventa papà. La data se la ricorda bene, torna a sorridere con gli occhi nel pronunciarla. La sua compagna partorisce all'ospedale Santa Chiara di Trento e lui, da Verona, prende subito il treno per raggiungerla. Nel viaggio chiama suo cugino che abita a Trento per chiedergli un posto dove dormire. Non sembrano esserci problemi. E' felice, è papà.
Il 25 febbraio dopo aver fatto visita alla sua compagna e al suo bimbo decide di raggiungere la casa di questo suo cugino in cui abitano anche altre tre persone originarie del Ghana. Appena entra dalla porta, però, si ritrova in mezzo ad una operazione delle forze dell'ordine che arrivano a perquisire l'abitazione nella quale trovano dell'eroina. E' il secondo episodio che lo vede coinvolto in una situazione a cui lui nulla aveva a che fare. Ma questa volta, purtroppo, non avendo i documenti in regola riceve un provvedimento di espulsione. “Quando l'ho saputo – ci racconta – ho avuto solo paura perché significava tornare in una vita di terrore che avevo ormai lasciato alle spalle e che non volevo”. Quell'espulsione per Vincent significa non vedere più la sua compagna e tanto meno suo figlio. Negli scorsi mesi ha fatto ricorso dal giudice di pace contro il provvedimento di espulsione e si è poi rivolto al tribunale dei minori. Per lui la speranza di avere una vita normale con la sua famiglia.
“Mi sono sempre comportato bene, non ho mai avuto a che fare con la droga” ci ripete. “Io voglio lavorare, so fare il falegname e non solo, voglio essere papà, voglio che mio figlio sia orgoglioso di me e voglio stare vicino alla mia compagna. Non voglio andarmene via”. Un po' di fortuna anche Vincent se la merita e forse anche qualcuno che possa dargli una mano nel trovare un lavoro.