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Vaccini anti-Covid, Ferro: “Noi come Regno Unito e Israele, protetti 30mila trentini in più”. Ecco la strategia della Pat “approvata” dal Cts

Da metà aprile la campagna vaccinale trentina ha subito una svolta, con i richiami che sono stati posticipati mentre è stata accelerata la somministrazione di prime dosi. Ora anche il Cts dice che “è opportuno dare priorità a strategie di sanità pubblica che consentano di coprire dal rischio il maggior numero possibile di soggetti nel minor tempo possibile”

Di Tiziano Grottolo - 06 maggio 2021 - 06:01

TRENTO. Come riportato da il Dolomiti, a partire dalle seconda metà di aprile in Trentino la somministrazione delle seconde dosi del vaccino contro il Sars-CoV-2 è calata sensibilmente. Un fattore che ha fatto scivolare la Provincia di Trento all’ultimo posto nella classifica nazionale che prende in considerazione la popolazione che ha ottenuto una copertura vaccinale completa. Ciò però non significa che in Trentino non si stia vaccinando.

 

Al contrario, come riportato nel grafico elaborato da Luca Fusaro data analist laureato in economia applicata, la Provincia di Trento risulta essere al primo posto in Italia per numero di prime dosi somministrate in rapporto alla popolazione. Dai dati raccolti da Fusaro, che tengono conto esclusivamente della popolazione a cui è rivolta la campagna vaccinale anti-Covid (pertanto sono esclusi i minori di 16 anni), emerge che il 32,75% dei trentini ha ricevuto almeno una dose di vaccino.

 

Ma quindi, come già ipotizzato da Il Dolomiti, dietro i dati della campagna vaccinale trentina c’è una strategia? “Assolutamente sì” risponde Antonio Ferro, direttore del dipartimento prevenzione dell’Azienda sanitaria trentina. Lo stesso concetto era già stato portato avanti da Ferro in veste presidente della Società Italiana di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica: “Sul modello del Regno Unito e di Israele avevamo visto i risultati ottenuti dall’aver fatto una prima dose posticipando poi a seconda più avanti nel tempo. Quindi avevamo già chiesto questo spostamento per coprire prima la popolazione”.

 

Sulle vaccinazioni le “scuole di pensiero” che vanno per la maggiore sono due: da un lato chi punta a raggiungere nel minor tempo possibile la copertura totale della popolazione (quindi con la somministrazione di due dosi), dall’altro chi preferisce investire sulla copertura di una platea più ampia, somministrando una prima dose a un numero maggiore di persone. Su questo tema il direttore del dipartimento prevenzione di Apss non ha dubbi: “È meglio avere una popolazione più vasta coperta in modo parziale, ma che grazie alla prima dose non svilupperà la malattia in forma grave, piuttosto che una copertura piena che però riguarda un gruppo ristretto e lascia più gente scoperta”.

 

Quindi non appena è arrivato il via libera del Ministero, che aveva esteso la possibilità (per per entrambi i vaccini a mRna) di somministrare il richiamo entro il 42esimo giorno, il Trentino ha colto la palla al balzo posticipando gran parte degli appuntamenti per la seconda dose. “In questo modo abbiamo coperto 30mila trenini in più – sottolinea Ferro – riducendo la possibilità di malattia grave sulla popolazione, soprattutto fra gli over 70. Poi è ovvio che siamo gli ultimi per quanto riguarda la copertura di seconde dosi perché le faremo dopo, ma è una scelta strategica del dipartimento di prevenzione”.

 

Tornando per un momento agli esempi citati da Ferro (con i dati disponibili al 5 maggio), in Israele il 63% dei cittadini ha ricevuto almeno una dose (il 58% anche la seconda), mentre nel Regno Unito lo stesso dato arriva al 53% (il 23% ha avuto anche la seconda inoculazione). In Italia invece, la popolazione almeno parzialmente protetta rappresenta il 25% e solo il 10,78% ha completato il ciclo vaccinale. Questi dati si riflettono sui numeri dei contagi, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità negli ultimi 7 giorni in Italia si sono registrati 78.309 casi di Covid-19, mentre nel Regno Unito e in Israele ce ne sono stati rispettivamente 14.165 e 454.

 

Le dichiarazioni di Ferro sono suffragate anche da un recente parere del Comitato tecnico scientifico che, oltre a confermare l’efficacia della risposta immunitaria qualora la seconda dose sia somministrata entro i 42 giorni, precisa che la prima somministrazione di entrambi i vaccini a Rna conferisce già efficace protezione rispetto allo sviluppo di patologia Covid-19 grave in un’elevata percentuale di casi, addirittura maggiore dell’80%. Inoltre afferma il Cts: “In uno scenario in cui vi è ancora necessità nel Paese di coprire un elevato numero di soggetti a rischio di sviluppare forme gravi o addirittura fatali di Covid-19, si configurano condizioni in cui è opportuno dare priorità a strategie di sanità pubblica che consentano di coprire dal rischio il maggior numero possibile di soggetti nel minor tempo possibile”. In altre parole non è escluso che la “strategia trentina” possa essere adottata su larga scala, in un certo senso preferendo la “quantità” di persone vaccinate alla “qualità” della vaccinazione, che comunque resta alta. Una scelta che, come dimostrano i numeri di Israele e Regno Unito, sul medio-lungo periodo potrebbe rivelarsi vincente consentendo di arrivare prima a un allentamento delle restrizioni.

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