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Aggressione in carcere, gli agenti di polizia chiedono di usare il taser. Mazzarese: ''Non possiamo affrontare situazioni pericolose a mani nude''

Nelle scorse ore quattro poliziotti sono rimasti feriti in carcere a Trento dopo che un detenuto è  andato in escandescenza ed ha iniziato a colpire le guardie con calci, pugni e morsi. Capece del Sappe parla di "Carenze strutturali di una struttura che non può essere sottoposta ad ulteriori criticità con l'avventata assegnazione di soggetti problematici"

Di G.Fin - 23 ottobre 2022 - 14:51

TRENTO. “Il problema è sempre lo stesso ed è gravissimo. All’interno del carcere ci sono detenuti con dei problemi psichiatrici che non dovrebbero stare in strutture ordinarie ma purtroppo i posti nelle Rems sono limitati”. A dirlo è Andrea Mazzarese, segretario regionale del Sinappe, in merito agli ultimi gravi episodi che sono avvenuti ieri al carcere di Trento in cui sono rimasti feriti 4 agenti. (QUI L'ARTICOLO)

 

Un detenuto, infatti, è andato in escandescenza per futili motivi, dalle prime informazioni sembrerebbe  per un diverbio avuto poco prima con altro detenuto. Gli agenti nel tentativo di riportarlo alla calma sono stati a più riprese aggrediti con calci e pugni. Mentre veniva successivamente curato in infermeria, inoltre, si è scagliato contro il personale presente e un agente è stato addirittura morso al braccio.

 

“Continuano ad esserci gravi problemi – ha proseguito Mazzarese – perché il personale medico all’interno della struttura continua ad essere con numeri limitati e questo rende davvero difficili le situazione che gli agenti devono fronteggiare sempre a mani nude”. 

 

Il detenuto autore dell’aggressione è stato trasferito, ha spiegato Sinappe, in un'altra struttura carceraria. Da parte del sindacato la richiesta di un intervento per evitare il ripresentarsi di situazioni simili. “Continueremo a chiedere anche con il nuovo governo – spiega sempre il segretario Mazzarese – strutture idonee per ospitare determinati detenuti con problemi di salute”. Ma non solo. La richiesta che arriva dal sindacato è anche quello di “dotare la polizia penitenziaria di taser”. 

 

Ad intervenire sulla vicenda è anche il Sappe. “La Casa circondariale di Trento – ha spiegato -  vive tutte le criticità e le emergenze del sistema penitenziario nazionale, in particolar modo la carenza organica dei diversi comparti, il sovraffollamento nonché le carenze strutturali di una struttura che non può essere sottoposta ad ulteriori criticità con l'avventata assegnazione di soggetti problematici”.

 

Donato Capece, segretario generale del Sappe spiega che “Sono cambiati governi di ogni colore, Ministri della Giustizia e Capi del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ma non è mai cambiata l’indifferenza verso l’invivibilità delle carceri del Paese e le violenze che quotidianamente subisce la Polizia Penitenziaria: aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, cosi come le risse ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine del giorno. Nessuno ha mai davvero trovato soluzioni ai problemi penitenziari”. 

 

“Importante e urgente”, prosegue Capece “è prevedere un nuovo modello custodiale. E’ infatti grave che la recrudescenza degli eventi critici in carcere si è concretizzata proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria”. Per questo Capece confida che “il Governo non trascuri la situazione nelle nostre carceri che resta allarmante, con i nostri poliziotti che continuano ad essere aggrediti senza alcun motivo o ragione. E’ necessario intervenire con urgenza per fronteggiare le costanti criticità penitenziarie”.
 

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