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Inchiesta sanità, Demagri: "Dai medici agli oss, rischio che tutti diventino 'a gettone'. Fenomeno da fermare prima che sia troppo tardi"

L'Apss per far fronte alla carenza di personale sta ricorrendo sempre di più ai liberi professionisti "esterni" pagati a ore, con compensi che possono arrivare "tra gli 80 e i 100 euro l'ora". Demagri: "Gettonista vuol dire privatizzazione. Autonomia? Dovrebbe puntare sulla leva chiamata 'attrattività'. Totale incompetenza e assenza di dialogo da parte dell'Apss"

Di Francesca Cristoforetti - 14 novembre 2022 - 05:01

TRENTO. "Medico gettonista vuol dire privatizzazione. Il problema è che l'Azienda sanitaria non parla con i medici: non c'è intenzione di aprire un dialogo con loro. C'è incompetenza e mancanza di leadership da parte della governance dell'Apss". E' così che Paola Demagri, consigliera di Casa autonimia.eu commenta la soluzione "gettonisti" che sta prendendo sempre più piede all'interno del pubblico per far fronte alla carenza di personale sanitario. Liberi professionisti pagati a ore che possono decidere di dare la loro diponibilità solo per pochi giorni al mese o alla settimana disponendo così del proprio tempo libero (Qui l'inchiesta).

 

"Rischio elevatissimo - spiega Demagri - che aumentino in maniera esponenziale e che si trasferisca su tutti i professionisti, non solo sui medici ma anche su oss e infermieri. La situazione potrebbe sfuggire seriamente di mano". Buona parte del personale medico sta infatti migrando dal pubblico per rientrarci "da privati" con questa formula per loro molto più vantaggiosa. "Non hanno vincoli come i dipendenti - prosegue -: contrattano le loro condizioni per avere migliori possibilità e condizioni di vita personale".

 

Il fenomeno a quanto pare, non sembra essere nuovo, ma è già ben rodato da anni sul territorio: "Di gettonisti ormai se ne parla da 25 anni circa. La differenza però è che una volta venivano chiamati per 'tamponare' nei periodi estivi, erano delle rarità e impiegati solo in alcune specialità come gli anestesisti. Tra i primi anche figuravano i pediatri, spesso over 65 in pensione o quelli che faticavano a superare i concorsi. Ora sono gli stessi dipendenti dell'Apss a licenziarsi, anche in massa, per essere riassunti così". Una modalità di per sé lecita, ma che diventa sotto certi aspetti una questione spinosa, poiché sembrerebbe essere adottata come soluzione sempre più "strutturale".

 

Un altro punto sono le cooperative che "raccolgono e gestiscono questi medici e specialisti" su cui però il pubblico "non sembra avere nessun tipo di controllo", ci spiegava Sonia Brugnara, segretaria provinciale del sindacato Cimo-Fesmed. Questo tipo di realtà però non sembra essersi consolidata in Trentino, a differenza di altre regioni d'Italia. "Qui il rischio è minore - dice la consigliera -, un medico trentino non andrebbe ad affidarsi a una cooperativa ma piuttosto si presenta come libero professionista. E' innegabile, è un fenomeno problematico e bisogna fare in modo che non si espanda, ma cercare di evitare prima che accada".

 

Un costo, quello dei gettonisti, non indifferente per il sistema sanitario pubblico, non solo per il loro alto compenso all'ora (che si aggira intorno agli 80-100 euro anche se vanno considerati gli oneri fiscali diversi da un dipendente pubblico), ma anche perché "sono una risorsa umana che non rimane poi nelle strutture pubbliche - afferma Demagri -. Si investe in personale che 'non è proprio', che non sviluppa competenze e che non farà parte di un team o di un'equipe"

 

Prima delle motivazioni economiche e della flessibilità di orario, secondo la consigliera a monte ci sarebbe "un grande malessere generale all'interno dell'Azienda sanitaria dovuto anche dal mancato coinvolgimento delle parti interessate. Spesso rientrano da lavoratori autonomi perché non vogliono avere a che fare con l'Apss che non offre una parte di leadership".

 

Ma l'autonomia trentina che ruolo potrebbe assumere in questa partita? "Lo strumento dell'autonomia - conclude l'esponente di Casa autonimia.eu - dovrebbe puntare sulla leva chiamata 'attrattività', creando 'ospedali magnete' sia per professionisti che per i pazienti. E su questo l'Apss non sta lavorando".

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