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Trento e il razzismo strisciante di chi affitta gli appartamenti, il sindaco: ''Pensiamo ai fondi di garanzia ma l'invito è di conoscere le storie e di non fermarsi ai cognomi''

Il sindaco di Trento, Franco Ianeselli: "Ci sono segnalazioni di questo atteggiamento, un comportamento sbagliato e disdicevole che non fa bene e non fa onore alla città. Serve un atteggiamento culturale diverso e la volontà di conoscere le storie di queste persone che spesso svolgono lavori utili alla comunità"

Di Luca Andreazza - 31 ottobre 2022 - 20:30

TRENTO. "Ci sono situazioni, purtroppo, di cui siamo al corrente". Queste le parole a Il Dolomiti di Franco Ianeselli, sindaco di Trento. "Ci sono segnalazioni di questo atteggiamento nei confronti di cittadini di origine straniera e si tratta di un comportamento sbagliato e disdicevole che sicuramente non fa bene e non fa onore alla città. Non si vuole generalizzare ma ci sono ostacoli e si avverte una difficoltà. Casi di discriminazione, magari non voluta, ma che ledono la dignità umana; persone che svolgono inoltre lavori utili per la comunità".

 

La storia di Ashraf (il nome è di fantasia) o quella di Rachid Bayere sono molto simili: documenti in regola, un'occupazione con contratto a tempo interminato e tutte le referenze del caso fornite dai datori di lavoro. Anzi nel caso del giovane cresciuto nel trevigiano e burkinabè di nascita, l'azienda si sarebbe anche fatta carico del pagamento dell'affitto dell'abitazione scelta.

 

In molti racconti la casa c'è e l'ingresso potrebbe avvenire anche subito: i proprietari degli appartamenti o le agenzie immobiliari sono disponibili ma poi qualcosa si inceppa. E così si deve ricominciare dall'inizio tutte le volte. Il risultato? Dopo oltre un anno, questi giovani non riescono ancora a trovare un'abitazione stabile. E questi ragazzi sono costretti a mesi e mesi di pellegrinaggi tra un bed&breakfast e un altro oppure a chiedere ospitalità a qualche amico o conoscente.

 

Il problema? Nasce al momento dell'incontro di persona perché si scopre che Ashraf proviene dal Bangladesh o che Bayere è trevigiano da quando era in fasce ma burkinabè di nascita. E così, quasi improvvisamente, un inquilino non lascia un appartamento o l'abitazione non è più disponibile. Dietro-front che lasciano perplessi e che non permettono a questi giovani di potersi realizzare fino in fondo nella vita.

 

"Le comunità ci hanno riportato di diversi casi di questo tipo - dice Ianeselli - situazioni che riguardano anche cittadini che possiamo ormai considerare italiani. Sono storie che colpiscono perché nonostante l'integrazione, il lavoro e tutte le garanzie ci sono enormi difficoltà a trovare un alloggio. Ci è stato anche raccontato che alcune agenzie immobiliari siano arrivati a rifiutare un'intermediazione perché si fermano al cognome, questo sarebbe disdicevole e sbagliato".

 

Insomma, ci sarebbero atteggiamo di una società aperta e inclusiva solo di facciata. "Una difficoltà che, indubbiamente, non fa onore e non fa bene alla città. Sicuramente - commenta Ianeselli - dobbiamo portare avanti un lavoro culturale in primis ma anche di accompagnamento alle comunità per trovare una soluzione a queste situazioni. L'invito poi ai proprietari delle case e alle agenzie immobiliari è quello di non fermarsi in superficie ma di conoscere le storie e raccogliere le informazioni. Non ci si può fermare ai pregiudizi se, soprattutto, ci sono le garanzie e le referenze del caso".

 

Dopo l’ennesimo tentativo fallito, allora, la scelta migliore per Rachid era sembrata quella di demandare all’azienda il compito di trovare un alloggio, ma l'impresa non hanno avuto più fortuna, perché quando si chiedeva la nazionalità del lavoratore il Burkina Faso sembrava avere un qualcosa di problematico.

 

"E' chiaro che le azioni di stampo culturale, complicate da forze politiche che cavalcano e speculano sulle vite di persone più deboli, vadano poi accompagnate anche da politiche abitative. Oggi sul mercato operano prevalentemente due realtà - evidenzia il sindaco di Trento - ci sono Itea e le agenzie immobiliari prettamente private ma in altri Paesi ci sono enti privatizzati che però gestiscono un gran numero di alloggi, c'è una spersonalizzazione e così diventa più facile incrociare domanda e offerta".

 

Non si esclude un intervento di breve periodo. "Si potrebbero introdurre nuovamente dei Fondi di garanzia, pensiamo a questa misura per poter supportare queste persone nel trovare un'abitazione. Ma l'appello a proprietari e agenzie immobiliari resta quello di compiere un piccolo passo per essere parte attiva nell'inclusione e nell'integrazione dei cittadini", conclude Ianeselli.

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