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''Una bomba ci ha distrutto casa e siamo rimaste nascoste in cantina'', il racconto della 47enne tetraplegica scappata dall'Ucraina e accolta dall'Anffas
La donna con disabilità grave è stata accolta a Casa Serena: "Siamo passate dall’inferno della guerra e ora siamo arrivate in paradiso". Altri 40 uomini pazienti psichiatrici sono invece stati accolti nella notte a Levico Terme

TRENTO. "Siamo passate dall’inferno della guerra e ora siamo arrivate in paradiso, vi ringrazio tantissimo, di cuore, per la gentilezza", così la donna con disabilità grave accolta in Trentino dopo un lungo viaggio dall'Ucraina. La 47enne è stata accolta dagli operatori di Casa Serena, struttura gestita da Anffas, mentre altre 40 persone psichiatrici si trovano a Levico Terme (Qui articolo).
Sono arrivati in Valsugana nella notte tra mercoledì 6 e giovedì 7 aprile i profughi ucraini evacuati da Leopoli negli scorsi giorni (Qui articolo). Un viaggio di circa 1.300 chilometri percorsi in 36 ore per raggiungere la struttura messa a disposizione dalla Croce rossa italiana a Levico Terme.
Nel pomeriggio la 47enne, accompagnata dalla madre, è arrivata a Cognola a bordo di un mezzo sanitario. E' tetraplegica a seguito di un incidente a 25 anni, ora ha l’occasione per cominciare il ritorno alla tranquillità, dopo il viaggio fino a Trento e soprattutto dopo l’incubo della guerra, che ha cambiato la sua vita e quella della famiglia a Chernihiv, città bombardata dai russi nel nord dell’Ucraina.
Il conflitto è scoppiato il 24 febbraio scorso e dopo alcuni giorni, ha raccontato la donna mostrando con l’aiuto della madre le foto sul cellulare della città, prima e dopo le devastazioni, sono iniziati i bombardamenti.
Le bombe prima hanno lambito e poi distrutto la loro casa, costringendole a rifugiarsi in cantina. Nel seminterrato sono rimasti lei, la madre e il padre, per una settimana, al freddo e al buio. Successivamente si sono spostati in una chiesa, nella stessa città, per una decina di giorni. Quindi un trasporto di fortuna li ha portati verso Kyiv, nel quale l’auto si è fermata e sono stati soccorsi, e poi ancora l’approdo verso l’ovest dell’Ucraina, dove è avvenuto il contatto con operatori sanitari italiani e quindi la possibilità di mettersi in salvo in Trentino.
Ora il presente lascia spazio a un sorriso, nel giardino e negli spazi attrezzati di Casa Serena, una struttura completamente sbarrierata, capace di garantire la migliore risposta di accoglienza alle persone con questo tipo di problematiche cliniche. La 47enne è stata accolta dal direttore Pietro Grigolli, dall’operatrice Inna Deyneko, che parla ucraino e ha fatto da interprete, e dal medico Marco Clerici.
"Abbiamo dormito per terra in cantina, ci saremmo accontentate di una semplice stanza", ha detto la madre entrando nei locali riservati dalla struttura in cui è stato affisso il cartello "Welcome, benvenute". "Questo è un importante aiuto che stiamo dando come sistema Trentino. Il nostro territorio continua a confermare il proprio spirito solidale e in questo caso va sottolineato il contributo dato da Anffas, con una struttura specializzata per l’accoglienza di persone con disabilità", il commento dell'assessora Stefania Segnana.