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''Neve'' sulla Val di Fassa e in Alto Adige: sgominata organizzazione criminale. Dai festini con la cocaina agli ''scambi'' tra i boschi, arrestate 14 persone

L'indagine è il secondo filone di quello che negli scorsi anni aveva già portato a fermare 18 persone sempre in Val di Fassa e in Val di Fiemme. L'operazione ''Sciamano2'' ha condotto gli inquirenti anche in Alto Adige. Qui è stato indivudato il capo del sodalizio, un narcotrafficante con precedenti di peso, che si avvaleva della collaborazione di un “colletto bianco”, addetto alla gestione finanziaria del gruppo e che teneva i contatti con l’alta società bolzanina. In 5 hanno ricoperto il ruolo di rifornitori delle piazze di Bolzano, Merano e della Val Gardena

Di L.P. - 31 gennaio 2023 - 11:57

CAVALESE. Oltre 1.000 episodi di spaccio documentati in Val di Fassa. Ben 26 sequestri di cocaina, eroina, hashish avvenuti tra la stessa valle ladina e la provincia di Bolzano. Una rete che inondava soprattutto di ''neve'' bianca la vallata e che a partire dal 2017 era finita nel mirino degli inquirenti con la prima operazione, denominata ''Sciamano'' che aveva visto far scattare l'arresto per 16 trafficanti (tutti condannati) colpiti dalle misure cautelari emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Trento. (QUI ARTICOLO). L'anno dopo erano scattate le manette anche per i 2 latitanti che erano rimasti a piede libero dell'organizzazione criminale.

 

Alle prime ore odierne i carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Cavalese, supportati dai reparti territorialmente competenti e dal Nucleo carabinieri cinofili di Laives, hanno dato avvio all’operazione “Sciamano 2” nelle Province di Trento, Bolzano e Taranto, eseguendo altre 14 misure cautelari disposte dal Gip del Tribunale di Trento su richiesta della locale Procura Distrettuale.

 

L’indagine, che costituisce la naturale prosecuzione dell’omonima attività condotta dai militari di Fiemme nel 2018, ha delineato le dinamiche di spaccio correnti in Val di Fassa, nel corso degli ultimi tre anni. Tutto è partito da una serie di approfondimenti avviati dagli investigatori del Norm dopo aver ricevuto alcune segnalazioni riguardo a strani “giri” in diversi locali Fassani. Questa attività preliminare, consentiva di delineare i contorni di una rete di spaccio attiva in Val di Fassa, con collegamenti in Alto Adige dove sono stati localizzati i canali di approvvigionamento.

 

L'operazione "Sciamano", scattata nell'ottobre 2017, era cominciata con i carabinieri della stazione di Molina di Fiemme che avevano raccolto diverse indiscrezioni e confidenze da residenti del posto: i militari avevano avviato così altre attività di indagine e nel mirino era finito un bar di Castello. In particolare emergeva che all'interno del locale era possibile procurarsi cocaina a qualunque ora del giorno e della notte ma era proprio la notte che le cose cambiavano. Se durante il giorno il locale era frequentato anche da comuni avventori ed era un bar a tutti gli effetti, con l'abbassarsi della saracinesca si trasformava in una piccola centrale di spaccio dove veniva portata la cocaina, veniva analizzata, tagliata e impacchettata per essere poi rivenduta.

 

Le investigazioni, partite nel 2020 ed incentrate sui paesi compresi nell’asse tra Moena e Canazei, hanno consentito di documentare come alcuni soggetti, sfruttando le specificità delle loro attività lavorative di esercenti e baristi, si sono resi responsabili dell’immissione di importanti quantitativi di droga sul mercato Fassano, in particolare cocaina, a beneficio di una moltitudine di acquirenti. Nel complesso, tra il 2020 ed il 2022 i Carabinieri del Norm di Cavalese sono riusciti a effettuare in terra ladina e nella Provincia di Bolzano 26 sequestri di droga tra cocaina, eroina, hashish in pregiudizio di trafficanti, corrieri e clienti, azioni che hanno permesso ai carabinieri di dare una connotazione granitica all’impianto accusatorio.

 

Le investigazioni condotte in valle hanno portato all’emissione di 7 misure cautelari (5 obblighi di presentazione alla pg; 2 obblighi di dimora con divieto di allontanarsi dal domicilio in orario notturno) a carico dei pusher operanti sul territorio. I Carabinieri hanno documentato più di 1.000 episodi di spaccio, tutti consumati nella vallata ladina.

 

L’indagine è proseguita anche in Provincia di Bolzano, dove sono stati individuati diversi canali di approvvigionamento dei pusher fassani. E' stata documentata l’esistenza di una associazione, composta da 5 persone, dedita al traffico di cocaina su vasta scala. Il capo del sodalizio è un narcotrafficante con precedenti di peso, che si avvaleva della collaborazione di un “colletto bianco”, addetto alla gestione finanziaria del gruppo e che teneva i contatti con l’alta società bolzanina.

 

Gli altri 3 sodali, tra cui la figlia del capo dell’associazione, hanno ricoperto il ruolo di rifornitori delle piazze di Bolzano, Merano e della Val Gardena. Emblematico anche il tenore dell’attività di spaccio condotta dal sodalizio criminale del “Gruppo Bolzano”, quantificato dai Carabinieri di Cavalese in almeno 1.550 episodi di spaccio di cocaina. Il capo dell’associazione è stato sottoposto alla custodia cautelare in carcere, mentre gli altri all’obbligo di dimora.

 

Le indagini hanno inoltre disvelato l’attività di spaccio di un altro individuo, disgiunto dal Gruppo Bolzano ed attivo sulla piazza alto atesina, che ha rifornito di eroina numerosi clienti provenienti dalla città, ma anche dalle Valli di Fiemme e Fassa, in almeno 892 occasioni. Unitamente all’eroina, il pusher in questione - nei cui confronti è stata disposta la misura cautelare dell’obbligo di dimora - garantiva ai clienti la fornitura sul posto di siringhe per l’immediata assunzione.

 

È emerso inoltre che uno dei principali pusher attivi in Val di Fassa ha goduto della compiacenza del gestore di un bar, che per i Carabinieri avrebbe agevolato il consumo di cocaina all’interno del locale. Gli investigatori sono riusciti a documentare alcuni “festini” a base di droga all’interno del locale. Anche nei confronti di quest’ultimo è stata disposta la misura cautelare dell’obbligo di dimora, inoltre il suo bar è stato sottoposto a sequestro probatorio su disposizione della Magistratura.

 

Interessanti gli accorgimenti adottati da alcuni spacciatori per eludere i controlli: uno, ad esempio, era solito trasportare il narcotico in compagnia del figlio minore; altri, invece, hanno effettuato lo spaccio nei boschi, al fine di rendere meno agevole l’attività di osservazione e contrasto delle forze dell’ordine, ma invano, atteso che i Carabinieri del Nucleo Operativo appostatisi nella vegetazione, riuscivano comunque a far bloccare gli acquirenti dai colleghi della Radiomobile e delle Stazioni e quindi documentare l’avvenuto scambio.

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