Tutto partiva da un bar di Castello Molina, smantellata la ''Banda Fiemme'' composta da trentini e albanesi che riforniva le valli di Fiemme, Fassa e Cembra
Arrestate 16 persone (ALL'INTERNO FOTO E RUOLI) che componevano la banda al cui vertice c'era il proprietario del bar Girardi e il ''gancio'' con i narcotrafficanti che operavano nel milanese, Shtembari. C'erano gli esperti di ''taglio'' e impacchettamento, i galoppini, i pali. Era la banda Fiemme

TRENTO. Un bar usato come centro di spaccio, un traffico da oltre 70 mila euro al mese, con cocaina purissima core business di questo sodalizio, composto da trentini e albanesi che, di fatto, controllava lo spaccio in Val di Fiemme, Fassa, Cembra e anche in alcune zone della provincia di Bolzano. Ai vertici della banda il proprietario del locale di Castello Molina di Fiemme, Paolo Girardi e Taulant Shtembari. Anche se loro rappresentavano solo le teste dell'organizzazione locale giacché ancora più in alto c'erano dei narcotrafficanti che operavano nel milanese. Poi c'erano basisti, c'erano gli esperti che ''tagliava'' la cocaina, c'erano i pali e gli spacciatori e una rete di clienti molto estesa composta da persone del posto e tanti giovani, alcuni anche minorenni.

Il risultato sono sedici arresti, due mandati di cattura europei, un bar posto sotto sequestro, oltre 1.000 cessioni di stupefacenti documentate, 1 anno di attività e di controlli da parte dei carabinieri, 28 cellulari sequestrati, due ricetrasmittenti utilizzate e 3.200 euro in contanti recuperati. E ancora 120 grammi di hashish, 320 grammi di cocaina purissima, 100 grammi di marijuana, 4 piante, un tirapugni e 4 bilancini di precisione sequestrati. Questi in sintesi i numeri della vasta operazione messa a segno dalla compagnia dei carabinieri di Cavalese e da quella di Trento, un'indagine in grado di sgominare e smantellare due bande dedite allo spaccio che agivano tra il milanese, Rozzano nello specifico, e il Trentino, in particolare nelle valli di Fiemme, Fassa e Cembra.
L'operazione "Sciamano", questo il nome dato dalle forze dell'ordine, è scattata nell'ottobre 2017, quando i carabinieri della stazione di Molina di Fiemme raccolgono diverse indiscrezioni e confidenze da residenti del posto: i militari avviano così altre attività di indagine e nel mirino finisce il bar Anny di Castello, un esercizio gestito da Paolo Girardi. In particolare si mette in luce che all'interno del locale è possibile procurarsi cocaina a qualunque ora del giorno e della notte ma è proprio la notte che le cose cambiavano. Se durante il giorno il locale era frequentato anche da comuni avventori ed era un bar a tutti gli effetti, con l'abbassarsi della saracinesca si trasformava in una piccola centrale di spaccio dove veniva portata la cocaina, veniva analizzata, tagliata e impacchettata per essere poi rivenduta.
Il bar Anny era la base operativa e la banda vedeva ai vertici dell’associazione criminale lo stesso proprietario Girardi, Taulant Shtembari, in contatto con il ''gancio'' milanese. La loro individuazione, però, non ha fermato le indagini che sono invece proseguite per riuscire a realizzare una mappatura di un sodalizio criminale organizzato in maniera piramidale e caratterizzato dal vincolo associativo dedito allo spaccio di sostanza stupefacente. Erano stati suddivisi i ruoli per arrivare al buon esito delle operazioni, il tutto con il coinvolgimento di diversi sottoposti Alessio Sartori, Ionel Dorel Mihali, Andrea Bagattini, Gianluca Lira, Thomas Matordes, Patrick Capovilla, e Flavio Varesco che si occupavo della distribuzione della sostanza narcotica sul mercato delle valli di Fiemme e Fassa.
Altri membri come Sartori e Matordes hanno ricoperto il ruolo di cosiddetti “galoppini” ottemperando alle direttive di consegna emanate dagli apicali Shtembari e Girardi in favore di numerosi clienti. Atri invece, grazie alle specifiche competenze si sono dedicati alla lavorazione del narcotico, attraverso il “taglio”, mescolando la cocaina sempre contraddistinta da un grado di alta purezza molto alto (intorno al 70%), con sostanza da taglio quale caffeina, mannitolo ed aspirine garantendo importanti ricavi agli elementi di vertice. In questo senso si sono distinti Ionel Mihali Dorel e lo stesso Alessio Sartori che hanno ben dimostrato le loro attitudini in qualità di esperti “lavoratori” del narcotico.

Figura particolarmente funzionale alla struttura è risultata essere il giovane cembrano Vincenzo Marti che oltre a sovraintendere alle operazioni di taglio si è occupato del procacciamento della sostanza da taglio reperita all’estero attraverso spedizioni via posta, oppure acquistandola nelle farmacie della zona. Gianluca Lira invece oltre ad aver redistribuito il narcotico ricevuto da Girardi nei periodi di sopravvenuta indisponibilità di stupefacente palesata dal gruppo apicale, ha provveduto a rifornire quest’ultimo attingendo da autonomi canali di approvvigionamento. Andrea Bagattini e Mihali Ionel Dorel invece si sono dedicati alla distribuzione del narcotico negli ambienti prettamente giovanili eseguendo numerose consegne all’interno di noti locali molto frequentati della Valle di Fiemme principalmente a Cavalese. Analogamente il giardiniere Flavio Varesco si è dedicato a rifornire suoi fidati clienti nella zona di Tesero, redistribuendo la cocaina.
Altro elemento organico alla struttura è risultato essere il marocchino Ridha Hamza che ha assolto i compiti di intermediario mettendo in contatto Shtembari e Girardi con dei grossisti stanziali a Trento, permettendo loro di rifornirsi in almeno in 4 occasioni di partite di cocaina di alta purezza quantificabili in almeno 50 grammi per volta, poi trasportarti sulla tratta Trento – Castello di Fiemme – Bar Anny, una delle quali sequestrata la sera del 31 agosto a seguito di un movimentato episodio.
Il gruppo Fiemme è risultato direttamente correlato ad una compagine di narcotrafficanti stanziale a Milano di “livello superiore” capeggiata dall’albanese Petrit Arapi narcotrafficante con pregressa residenza in Val di Fiemme che gli ha permesso in tempi non sospetti di allacciare rapporti di natura illecita con il connazionale Shtembari e dare vita a continui rifornimenti di importanti quantitativi di cocaina sull’asse Rozzano - Castello di Fiemme poi gestiti dal segmento Fiemmese.
L’insieme delle attività investigative ha consentito di documentare circa un migliaio si episodi di spaccio concretizzati nelle Valli di Fiemme Fassa e Cembra ad opera degli indagati ed individuare almeno un centinaio di acquirenti la cui posizione è al vaglio di quest’ufficio. Dei 18 soggetti colpiti dalle misure restrittive, 16 sono ritenuti responsabili di associazione a delinquere finalizzata alla spaccio di sostanza stupefacente mentre Youssef Anwar e K. P. sono ritenuti responsabili del solo reato di spaccio.
Il Giudice per le Indagini preliminari del Tribunale di Trento Marco La Ganga, sulla scorta dei riscontri di natura probatoria raccolti nel corso delle indagini, ha inoltre disposto il sequestro preventivo del bar Anny di Castello di Fiemme, ritenuto dagli inquirenti vera e propria base logistica della consorteria di trafficanti dove i sodali con soluzione di continuità hanno stoccato, lavorato, confezionato e smerciato ingenti quantitativi di cocaina in un periodo compreso dall’ottobre 2017 all’ottobre 2018. ''Questa è una cosa molto importante - spiega il Procuratore Capo Raimondi - perché il messaggio che vogliamo dare è che i beni che vengono utilizzati per attività illecite vengono tolti alla disponibilità di chi le ha compiute. Loro devono sapere che quei beni non potranno più usarli''.
L’operazione ha visto impiegati oltre 100 carabinieri del Comando Compagnia di Cavalese, del Comando Provinciale di Trento e delle unità di Pronto intervento del Comando Provinciale di Trento, supportati da due unità cinofile Antidroga del Nucleo Cinofili Carabinieri di Laives, due unità cinofile antidroga del Comando Provinciale della Guardia di finanza di Trento, dal Nucleo elicotteri Carabinieri di Bolzano nonché da personale del R.O.S per specifiche attività tecniche.
Le misure cautelari in argomento sono state emesse dal G.I.P. del Tribunale di Trento Marco La Ganga su richiesta del Pm titolare dell’indagine Davide Ognibene concordando pienamente con le risultanze investigative acquisite dai militari dell’Aliquota Operativa della Compagnia Carabinieri di Cavalese. Gli arrestati su disposizione dell’autorità giudiziaria sono stati associati in vari carceri del Nord Italia in attesa dell’interrogatorio di garanzia. Risultano ricercati due di loro e siccome si pensa che possano essersi recati all'estero è già stata interessata l'Interpol.