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L'Aquila di San Venceslao alla Polizia di Stato in memoria di Foti e Martini che nel 1967 evitarono una strage a Trento
Filippo Foti e Edoardo Martini erano stati avvisati di una valigia sospetta a bordo del treno Monaco – Roma. Decisero di prendere per portarla lontano ma in pochi secondi la bomba scoppiò

TRENTO. Nel primo pomeriggio del 30 settembre 1967, la stazione ferroviaria di Trento veniva scossa da un forte boato e dal lacerante urlo delle sirene.
Si trattava di un gravissimo attentato, sventato dal coraggio e dall’abnegazione di due semplici Servitori dello Stato, ovvero il Brigadiere del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza – così si chiamava alla Polizia di Stato – Filippo Foti e la Guardia scelta Edoardo Martini.
I due, infatti, avvisati della presenza di una valigia sospetta a bordo del treno Monaco – Roma “Alpen Express”, decisero di prendere la valigia per poi allontanarsi in un luogo meno affollato della stazione.
In pochi secondi la bomba scoppiò, lasciando solo i brandelli dei due corpi che, con il loro sacrificio, avevano evitato una strage di ben più vaste proporzioni, posto che l’ordigno sarebbe dovuto scoppiare a tempo nella tratta ferroviaria fra Trento e Verona e con il treno in movimento.
Erano gli anni caldi del terrorismo sudtirolese di stampo pangermanista e neonazista e gli attentati in Alto Adige/Südtirol, ma anche in Trentino, in Veneto ed in altre realtà regionali dell’alta Italia, si susseguivano lasciando una lunga scia di sangue, prevalentemente versato dalle Forze dell’Ordine.
A cinquant'anni esatti da questi fatti orribili, venerdì 29 settembre, la Presidenza del Consiglio della Provincia autonoma di Trento ricorderà il sacrificio di Foti e Martini, ma anche di tutte le donne e gli uomini delle Forze dell’Ordine e della Magistratura caduti nell’adempimento del loro dovere, attribuendo, in memoria dei due Agenti, l’alto riconoscimento dell’”Aquila di San Venceslao”, nella scultura del maestro Othmar Winkler, alla Questura di Trento, tramite il Questore di Trento dott. Massimo D’Ambrosio e quindi a tutta la Polizia di Stato