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Tre trentini nella truffa del Madoff del Portogallo: sono un immobiliarista (Giandonato Fino), un promotore finanziario (Leonardo Sala) e un ex bancario (Massimiliano Achler)

Sono tre persone molto rispettabili quelle che per l'accusa avrebbero attirato le potenziali vittime nella truffa a piramide ordita a livello internazionale da Jorge Queiroz. Ai tre (tutti legati alla Paganella) sono stati sequestrati beni per 2,4 milioni di euro. Su 77 truffati (conosciuti) 62 sono trentini (VIDEO E FOTO)

Di Luca Pianesi - 14 September 2017 - 19:13

TRENTO. C'erano anche Giandonato Fino (57enne immobiliarista residente a Molveno), Leonardo Sala (sessantunenne promotore finanziario nato e residente a Trento) e Massimiliano Achler (quarantasettenne già responsabile di banca, residente a Fai della Paganella ma originario di Mezzocorona) in quella che per la Guardia di Finanza di Trento sarebbe una vera e propria rete criminale collegata al "Maddoff del Portogallo", Jorge Antero Silva Queiroz. Uno che già 4 anni fa era stato condannato a pagare una multa di 100.000 euro dalla Consob perché una sua società (Betexp) proponeva alle persone di entrare in un sistema piramidale di scommesse "garantito" da un algoritmo. "Guadagna danaro in questo settore finanziario da oggi! E senza rischi! Il metodo Betexp non è un gioco - scrivevano sul sito internet - ma un sistema a zero rischio!" con invito a "entrare nel gruppo ristretto di individui che fanno soldi con questa attività tramite un piccolo investimento e/o un’azione per promuovere i vantaggi del nostro sistema".

 

 

 

 

Truffatore internazionale, Quieroz, avrebbe creato una serie di reti strutturate sullo stesso principio. Meglio, dal 2011 la sua attività è proseguita con l'aiuto di altri tre complici "europei" (un portoghese, un neozelandese e un inglese) e, in Italia, tre complici trentini cruciali per agganciare le vittime "nostrane". Come? Con il loro carico di affidabilità e credibilità che si portavano dietro dal loro bagaglio professionale e per il fatto che erano tutti molto conosciuti e stimati anche per attività extra lavorative. Un ex banchiere (anni fa responsabile di filiale a Cavedago e Molveno), un immobiliarista (già patron del Molveno Volley, allenatore del CasaSebastiano Coredo e giocatore, in gioventù, in tantissimi club locali) e un promotore finanziario (iscritto all'Albo quindi ancor più affidabile e competente). Erano loro, da quanto emerge dall'operazione Goodsense della finanza trentina, ad organizzare incontri e conferenze con potenziali vittime in alberghi ed hotel, il più delle volte proprio in Trentino (infatti al momento delle 77 vittime accertate ben 62 sono trentine, mentre le altre 15 sono riconducibili a Emilia Romagna, Veneto e Lombardia).

 

Ad essere truffati per un valore totale (al momento) di 2,5 milioni di euro sono stati, così, albergatori, ristoratori, commercianti, dipendenti di impianti di risalita, pensionati, dipendenti di supermercati, anche altri promotori finanziari. Insomma, persone comuni che, sperando di fare soldi facili, si sono fidate di questo fantomatico "algoritmo" che li avrebbe dovuti far vincere grazie a un circuito di scommesse e fargli guadagnare, così, interessi dell'8-10% ogni mese. Come funzionava il "sistema"? Il sodalizio di truffatori metteva a disposizione dei "clienti" sei società: una era proprio la Betexp di qui sopra, poi c'erano la Goodsense, la Capitale Emporio e la Euro-Champions Fund (tutte società già messe al bando dalla Comissão do Mercado de Valores Mobiliários portoghese nel 2013). E poi c'era la Lampros con sede a Trento (e collegamento diretto in Nova Zelanda con la società RimuTrentino) e la Ec Global Consulting (con sede a Lugano).

 

Le vittime dovevano versare i loro soldi (il versamento minimo è stato di 2.000 euro, quello massimo di 300.000 euro) a queste società le quali si sarebbero, poi, occupate di fare massa critica e di puntare su giocate rese sicure da un algoritmo in grado di garantire sempre e solo entrate e mai uscite. "Ovviamente così non era - spiega il colonnello Roberto Ribaudo comandante provinciale della Guardia di Finanza di Trento - ma spesso e volentieri ai truffati i truffatori lanciavano un'esca. Gli facevano vedere, all'inizio, che a una prima puntata corrispondeva una piccola vincita e così rilanciavano chiedendo altro denaro salvo poi chiudere i rubinetti e inventarsi le più incredibili scuse per non restituire nulla". In questo modo il sodalizio s'è arricchito moltissimo. Addirittura la Guardia di Finanza è riuscita ad immobilizzare solo ai tre trentini, beni e denaro per un controvalore di 2 milioni e 410 mila euro (compresa una villa a Molveno, una palazzina, un box auto, quattro terreni, quattro autovetture, una moto, le quote sociali di 5 società e circa 65.000 euro giacenti su conti loro intestati).

 

Nella casa di uno dei truffatori è anche stato rinvenuto un quadro molto simbolico: una litografia di Remo Wolf (si veda la foto) raffigurante l'abbondanza con sotto delle banconote da 1 dollaro e da 5 euro con delle cifre scritte sopra come a voler dire "questa la cifra da raggiungere".

 


 

Intanto la mente della banda, il portoghese Jorge Antero Silva Queiroz (che di professione risultava essere proprietario di automobili da corsa che sponsorizzavano la sua società truffaldina di riferimento, la Goodsense) era stato arrestato dalla polizia francese già nel 2015 proprio per essere al centro di una mega truffa europea basata su questo schema piramidale (chi vi entrava portava altre persone e via di seguito). A marzo di quest'anno doveva essere espatriato in Portogallo eppure, grazie alle sue indiscusse capacità, a "truffare" anche il sistema carcerario francese e a scappare per due giorni. Finto un malore si è fatto trasferire dalla prigione di Montpellier in ospedale dove, con l'aiuto della moglie e di un complice, ha sedato le guardie ed è riuscito a scappare.

 


 

Braccato dalla polizia francese dopo due giorni di inseguimenti e sparatorie (fortunatamente senza feriti o vittime) è stato ripreso e adesso dovrà rispondere di una truffa internazionale del valore complessivo di circa 300 milioni di euro (come riportano giornali portoghesi come Paìsaominuto).

 


 

I 7 soggetti promotori dell'attività criminosa sono indagati dalla Procura di Trento per reati di truffa e abusivismo finanziario, il tutto aggravato dal fatto di aver compiuto tali illeciti in più paesi. Come detto nei confronti dei tre indagati trentini è già scattato il sequestro preventivo dei beni. In attesa di ulteriori riscontri investigativi le indagini proseguono per stabilire la presenza di possibili altri soggetti truffati.

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