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Al Salone del Libro di Torino il volume: "Raccontare il Trentino del Vino". Pederzolli: "Per dar valore a schiere di contadini e vignaioli, l'anima della nostra terra"

Nell'innovativa Sala della Montagna un susseguirsi di presentazioni e dibattiti, con gli autori che hanno presentato le loro opere letterarie al recente Festival di Trento. Incontri, pure insolite degustazioni enologiche, con i vini dei vignaioli trentini e quelli dei ‘cugini altoatesini’

Pubblicato il - 22 maggio 2023 - 21:01

TORINO. Il Salone del Libro di Torino ha ospitato l’innovativa Sala della Montagna, allestita dal Trento Film Festival e da Trentino Marketing e dal Premio Itas del libro di montagna. Uno spazio che ha attirato l’attenzione di migliaia di visitatori - oltre 200 mila complessivamente quelli che hanno girovagato nell’enorme spazio del Lingotto torinese - decisi a scoprire una letteratura decisamente delle ‘terre alte’. Un susseguirsi di presentazioni e dibattiti, con gli autori che hanno presentato le loro opere letterarie al recente Festival di Trento. Incontri, pure insolite degustazioni enologiche, con i vini dei vignaioli trentini e quelli dei ‘cugini altoatesini’. Una Sala della montagna di promozione e cultura dolomitica.

 

Terre alte tra cinema, spettatori e l’emozione del debutto. Come per Nereo Pederzolli che ieri a Torino - assieme a Rosa Roncador, archeologa, coautrice con il professor Attilio Scienza - ha presentato la recente pubblicazione del libro  "Raccontare il Trentino del Vino’ edito da Publistampa di Pergine Valsugana. Una pubblicazione promossa dal Consorzio Vini, Trentino School of Management e Piana Rotaliana Koenigsberg.

 

Un racconto - articolato il 272 pagine - che rispetta valori del passato, mette in risalto le figure dei pionieri della vitivinicoltura. Cita le figure più carismatiche - ma cerca - o almeno tenta - di dar valore a schiere di contadini, vignaioli, cantinieri che con parsimonia e tanta fatica hanno scandito l’evoluzione del gusto enologico di questa nostra terra dolomitica, senza mai essere ‘in prima pagina’.

 

Figure marginali, ma assolutamente preziose. Nel passato, lavoravano per cercare un giusto sollievo alcolico alla dura vita dei campi. Senza pensare al mero denaro, ‘resistendo’ all’esodo dalle campagne.

Non a caso potrete nel libro si possono leggere anche vicende legate all’emigrazione, una pagina fondamentale nello sviluppo vitivinicolo trentino, che ha allargato i panorami stessi della viticoltura. Tra recupero di varietà stanziali - la spiegazione del concetto ‘autoctono’ - scartando viti strambe che nulla avevano da spartire con le ‘piante per uva da vino’.

 

La cosiddetta tradizione anche nel vino dura un sorso perché quella cui si rifacevano i cantinieri di soli 50 anni fa non è quella che viene applicata adesso. Tradizione vorrebbe significare legarsi a delle pratiche acquisite da chi ti ha preceduto, pensando a un periodo storico relativamente breve, farne tesoro e da queste radici sviluppare l’anima per potere produrre cose sempre più buone.

 

Come si usa dire: la tradizione è una innovazione ben riuscita.  Meglio sarebbe applicare - o stimolare - un concetto legato alla ‘tradizione del futuro’, vale a dire impostare dei vini che possano diventare ‘tradizionali’ per i prossimi lustri, pur sapendo che tra un secolo nessuno si ricorderà di tante procedure attuali. Perché si berranno altri vini ritenuti a loro volta ‘tradizionali’, in un preciso contesto un determinato ambito, risultato di scienza e innovazione.

 

La formula vincente non è l’antagonismo tra scienza e tradizione, ma una dialettica feconda tra i due diversi approcci alla conoscenza. L’innovazione non stravolge la tradizione: la rafforza, in un rapporto di sfida e un’opportunità evolutiva, non una minaccia. Tradizione e innovazione, per giungere all’evoluzione, che ha portato alla cisgenica, al futuro stesso del bere alcolico.

 

"Non abbiamo cercato - ribadisce Nereo Pederzolli - di suggerire precisi obiettivi enologici. Piuttosto: mirare ad una filosofia produttiva che rafforzi non solo le peculiarità del vino, ma i valori legati alla qualità dei prodotti. Un libro frutto di un lavoro di squadra e che idealmente consegniamo alla schiera di vitivinicoltori e quanti contribuiscono a valorizzare il comparto del vino. Riappropriarci di saperi, recuperare il sano rapporto tra uomo-pianta-territorio.

Leggere e soffermarsi su queste pagine come itinerario tra i filari dei vigneti trentini, tra echi e ricordi. Un cammino lento e pure giocoso. Senza fretta, piccole postille di sagacia. Quella che maturava tra i viticoltori più accorti, quando camminavano tra le vigne e non - come succede adesso - transitare tra i filari in sella a potenti trattori. Macchine che aiutano nella fatica, ma trasformano i contadini in trattoristi".

 

Per tramandare i valori legati alla cultura storica e più sincera del vino. Coltivare la vigna per migliorare la vita, mirando a momenti di schietta felicità. Vino per la condivisione, convivialità e fraternità. Momenti dunque ‘educativi’ per frenare ogni abuso. "Lo dobbiamo proprio a quanti che nel passato hanno faticato per elevare i valori del vino trentino, concretizzando sogni, liberando fantasia e curiosità, stimolando saperi, custodendo per davvero ‘l’anima della terra’" ha concluso Nereo Pederzolli.

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