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A rischio i posti di lavoro nei nidi d'infanzia. La protesta: "Abbiamo garantito il servizio per anni ed ora ci lasciano a casa"
Il segretario della Fp Gianpaolo Mastrogiuseppe: "Sembra che alla politica interessi solo fino ad un certo punto". A rischio anche il precariato delle case di riposo e degli enti collegati alla Provincia

TRENTO. Sono in tutto 46 le firme in calce alla lettera che il personale dei nidi del Comune di Trento, assunto a tempo determinato, ha deciso di inviare al presidente Ugo Rossi. Educatrici, cuochi, addetti d'appoggio che dopo collaborazioni anche più che ventennali ora rischiano di perdere il proprio posto di lavoro. I problemi sono due, da un lato le norme del jobs act che impongono il termine di 36 mesi quale limite ai rapporti di lavoro a tempo determinato dall'altro la stabilizzazione per pochi lavoratori.
“Abbiamo cercato fino ad oggi – ha spiegato il segretario della Fp Cgil, Giampaolo Mastrogiuseppe – di risolvere questa situazione ma sembra che alla politica interessi solo fino ad un certo punto”. Anche a Trento è stato avviato un percorso di stabilizzazione con la legge Madia che però rischia di lasciare a casa moltissime persone. “Non tutte le persone che hanno superato i 36 mesi – ha spiegato Mastrogiuseppe – saranno stabilizzate perché la stabilizzazione si farà in base al fabbisogno calcolato dalle amministrazioni e in riferimento alle dotazioni organiche. Queste persone, però, sono extra organico e sono essenziali per il funzionamento di un settore”.
Molti lavoratori con tanto di professionalità e formazione appresi in questi anni rischiano quindi di non poter più lavorare in un settore che per anni hanno contribuito a far crescere anche sotto il profilo della qualità.
“In sede Apran – continua il segretario Fp – Cgil - abbiamo cercato di fare in modo che quanto meno ci siano selezioni e concorsi nel giro dei prossimi tre anni perché in questo modo si azzererebbero per alcuni i 36 mesi e continuerebbero a lavorare. Questa però è una soluzione che non dà certezza di venire stabilizzati”.
Il problema, secondo una prima analisi, potrebbe riguardare circa 150 persone che in tutta la provincia operano con collaborazioni a tempo determinato solo negli asili nido. A questo però si può aggiungere tutto il precariato delle case di riposo e degli enti collegati alla Provincia.
Ecco la lettera