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Bilancio Cavit da incorniciare: incremento del 9,5% rispetto all’anno scorso grazie agli ingressi di Lavis, Cembra, Girelli, Cesarini Sforza
Il commento del direttore Enrico Zanoni: “La strategia di forte diversificazione prodotti / canali / nazioni implementata in questi anni, la qualità della struttura organizzativa, nonché la solida posizione finanziaria ci hanno consentito di ottenere anche in questo contesto un andamento positivo del quale possiamo dirci soddisfatti”

TRENTO. Vivace, in tutti i sensi. Per cifre decisamente stellari, per il posizionamento nella classifica tra i migliori in assoluto del vino italiano, pure per la costante evoluzione delle ‘bollicine Made in Trentino’, quelle di ‘spumante popolare’ come la briosità dei Trento Doc.
Cavit presenta un bilancio consolidato (al 31 maggio 2020) da record, sfiorando quota 210 milioni di euro. Incremento del 9,5% rispetto l’anno scorso, crescita dovuta all’ingresso in Cavit – oltre alle storiche cantine sociali – delle nuove consociate, vale a dire Cantina Lavis, Cembra, Girelli, Cesarini Sforza, nonché della società commerciale Glv, responsabile della distribuzione. L’utile netto è di 3,4 milioni.
Risultati più che positivi, presentati via web dal presidente Lorenzo Libera, che ribadisce: “Siamo particolarmente soddisfatti dei risultati raggiunti che, seppure in un contesto particolarmente complesso, hanno garantito anche quest’anno la continuità del business garantendo buone remunerazioni dei vini conferiti dai soci viticoltori. Dobbiamo ringraziare tutti i dipendenti Cavit che nel contesto emergenziale del periodo più critico della pandemia si sono attivati nel rispetto delle scrupolose procedure di tutela dando continuità alla produzione''.
Analogo il commento del direttore Enrico Zanoni: “La strategia di forte diversificazione prodotti / canali / nazioni implementata in questi anni, la qualità della struttura organizzativa, nonché la solida posizione finanziaria ci hanno consentito di ottenere anche in questo contesto un andamento positivo del quale possiamo dirci soddisfatti”. Spulciando tra i dati ecco in evidenza l’incremento dei ‘vivaci’, ossia spumante charmat e bollicine d’autore, che fanno aumentare il loro potere dal 9,6% a quasi il 20%.
Bene l’export – attorno al 78% - con l’America che continua a recepire grosse quantità di vino a marchio Cavit, nonostante la pandemia mondiale. Pochi i problemi per quanto riguarda la Gdo – la distribuzione nei punti vendita tipo supermercati – con una crescita spinta pure dalla pandemia, nonostante il prezzo medio del vino Cavit sia attorno ai 6 euro la bottiglia, il doppio di quelli solitamente offerti da cantine di altre regioni italiane.
Riscontri – hanno detto i vertici dell’azienda di Ravina – che sono stati ottenuti diversificando l’offerta, puntando su vini top – la linea Altemasi – come su etichette molto più ‘easy’, ma comunque di buon rapporto prezzo/qualità. A proposito di ‘vini vivaci’, positivi anche i risultati di Kessler Sekt, cantina germanica da qualche anno nella galassia Cavit. Infatti, malgrado la forte flessione del canale elettivo del brand rappresentato dal settore Horeca, il fatturato si è incrementato dello 0,5% arrivando ad oltre 9,5 milioni di euro.
Adesso toccherà alle singole cantine sociali valutare i rispettivi bilanci della recente vendemmia. I riscontri per ora sono molto incoraggianti. E dunque non sarà impensabile che per Cavit, nel 2022, far crescere ulteriormente il suo già poderoso bilancio.