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"La sostenibilità sociale è importante quanto quella ambientale”, Rampini a Trento per il Festival dell’Economia
“Quando siamo crollati nella depressione economica causata dal lockdown anche l’inquinamento è sceso. Non deve però passare l’idea che il rispetto dell’ambiente nasca da una povertà di massa, perché allora i governanti finiranno per fare marcia indietro sulle politiche ambientali". Questo il punto sollevato da Federico Rampini, editorialista e corrispondente de “La Repubblica” da New York, nella sua presentazione al Festival dell’Economia di Trento

TRENTO. “Il tema della sostenibilità sociale è importante tanto quanto quello della sostenibilità ambientale”. Questo il punto sollevato da Federico Rampini, editorialista e corrispondente de “La Repubblica” da New York, nella sua presentazione al Festival dell’Economia.
“Quando siamo crollati nella depressione economica causata dal lockdown – ha spiegato Rampini – anche l’inquinamento è sceso. Bisogna stare attenti, però, a come questo messaggio si sedimenta nell’opinione pubblica: non deve passare l’idea secondo la quale il rispetto dell’ambiente nasce da una povertà di massa, perché allora le persone si ribelleranno e i governanti finiranno per fare marcia indietro sulle politiche ambientali, com’è successo in Francia con Macron e i Gilets jaunes".
"La sostenibilità sociale – ha incalzato il giornalista – è importante tanto quanto quella ambientale. La decrescita felice piace a un mondo radical chic di persone che stanno bene, vivono in città e vanno in giro in bici. Poi però c’è un mondo molto più povero, che sa benissimo cosa vuol dire la parola decrescita: significa non arrivare alla fine del mese. A queste persone bisogna parlare di sostenibilità sociale”.
Il titolo dell’incontro era già di per sé provocatorio: “Xi Jinping contro Greta”. Provocatorio perché Rampini ha cercato di sfatare il mito secondo il quale “Xi Jinping sia con Greta”. “I grandi mezzi d’informazione – ha spiegato il giornalista – ci raccontano di un movimento della società civile che combatte contro il cambiamento climatico, che è formato da Greta e dai ragazzi che scendono in piazza. Secondo quella stampa, questo movimento ha un solo avversario, Donald Trump, colpevole degli incendi in California, delle inondazioni nel Golfo del Messico, in Mississippi e in Louisiana. Colpevole anche del disastro ambientale, perché ha strappato gli Accordi di Parigi. E poi c’è il leader buono, Xi Jinping, che ha fatto un discorso alle Nazioni Unite in cui ha sfidato Trump e ha preso impegni importanti, come quello di ridurre le emissioni carboniche”.
Rampini ha contrastato questa narrazione: pur non condividendo le politiche ambientali di Trump, il giornalista ha affermato che non si può parlare di Stati Uniti in generale. “Sono un Paese federalista", ha ricordato. "Un federalismo che fa sì che mezza America stia seguendo una strada opposta rispetto a quella tracciata da Trump. Mentre la Cina – ha aggiunto Rampini – continua ad aprire centrali a carbone, non solo sul proprio territorio, ma anche in Asia e in Africa, seguendo la Via della Seta”.
La Cina ha anche il monopolio della produzione di tecnologie per le energie rinnovabili. Un dato: più del 70% dei pannelli solari, oggi, viene prodotto in questo Paese. “La Cina ha deciso che questa sarà la prossima guerra tecnologica con gli Stati Uniti", ha spiegato Rampini. "La vuole vincere, la sta già vincendo. È una ‘guerra’, però, che ci riguarda tutti”.