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Coronavirus, gli impianti: ''Quattro metri di neve e noi chiusi, una beffa. Se si apre solo ai residenti meglio puntare sulle stazioni che possono reggere''

Un punto appare fermo: la data del 15 febbraio è un po' l'ultima chiamata. L'inverno è compromesso da tempo e siamo già ai tempi supplementari di una stagione mai partita. Un discrimine forte potrebbe poi essere quello della mobilità: "Si deve distinguere tra turismo e servizio alla collettività. Persi circa 30 milioni di euro solo per la società impianti''

Di Luca Andreazza - 25 gennaio 2021 - 05:01

TRENTO. "Una stagione mai partita e la beffa di circa 4 metri di neve al suolo. Il momento è chiaramente complicato e adesso dobbiamo fare a maggior ragione quadrato". Così Cristian Gasperi, direttore generale delle funivie Folgarida Marilleva e vice presidente di Anef-sezione Trento, che aggiunge: "Il sistema si riserva ancora un paio di settimane prima di decidere come procedere, il nodo è quello della mobilità tra Regioni. Speriamo che le indicazioni da Roma arrivino con una settimana di anticipo per potersi preparare meglio".

 

E' arrivato il sospirato via libera del Cts alle linee guida per l'apertura degli impianti (Qui articolo). Il semaforo verde all'avvio della stagione, tutt'altro che scontato in quanto bisogna fare i conti con la situazione epidemiologica valutata a ridosso della data, è atteso per il 15 febbraio. Se lo sci ripartirà per gli amatoriali ci sono però i paletti; c'è la regola per contingentare le presenze sulle piste per cercare di vitare le resse: "A tale scopo andrebbe previsto un sistema di prenotazione che sia in grado di consentire una gestione strutturata del numero degli utenti che possono accedere ai comprensori sciistici”. 

 

Se la vendita degli skipass giornalieri può essere gestita, un po’ più complicato calcolare la capienza massima tra stagionali e formule di vendita per accedere agli impianti. Confermato anche la capienza massima del 50% (arrotondata per difetto) di cabinovie e ovovie. Da un lato le società che ruotano intorno a Dolomitisuperski si dicono pronte per entrare in funzione, quelle del sistema Skirama appaiono un po' più caute. 

 

"Il protocollo è stato approvato - dice Gasperi - ma non abbiamo ancora comunicazioni ufficiali: aspettiamo di vedere nero su bianco prima di prendere decisioni. Le indiscrezioni sono un segno positivo però siamo in ballo ormai da marzo scorso e quindi vogliamo avere in mano i documenti per avviare i ragionamenti del caso, anche in base alla situazione sanitaria".


(Il direttore generale di funivie Folgarida-Marilleva, Cristian Gasperi)

Dopo aver perso il cuore della stagione, Natale Capodanno, anche un altro periodo di alta stagione è prossimo a sfumare, quello di Carnevale. Ma alcune località potrebbero non rassegnarsi a saltare completamente l'inverno. "La perdita si aggira sui 30 milioni solo per la nostra società impianti. C'è un problema sociale nelle nostre valli a fortissima vocazione turistica. E' urgente - aggiunge il direttore generale di Folgarida Marilleva - riuscire a definire la partita dei ristori". La stima, infatti, supera i 200 milioni di ammanco se si considera l'intera filiera in val di Sole.

 

Il sistema comunque resta solido e compatto. Ogni componente cerca di fare la propria parte. "I monitoraggi e i confronti sono quotidiani - commenta Fabio Sacco, direttore dell'Azienda per il turismo val di Sole - il raccordo è costante con tutti gli attori del territorio. Le decisioni vengono prese in base al contesto. E' inutile negare che la ripartenza salverebbe poco, ma sarebbe un importante segnale psicologico. Abbiamo lavorato anche per le proposte oltre lo sci alpino tra escursioni accompagnate dai professionisti, sci nordico e itinerari. Qualche rifugio e malga sono operativi, il riscontro per esempio è buono a Rabbi e Peio. La programmazione è pronta per essere ulteriormente sviluppata in base agli scenari". 

 

Un punto appare fermo: la data del 15 febbraio è un po' l'ultima chiamata. L'inverno è compromesso da tempo e siamo già ai tempi supplementari di una stagione mai partita. Un altro rinvio segnerebbe la fine o quasi di ogni velleità per qualsiasi stazione. Un discrimine forte potrebbe poi essere quello della mobilità. A livello internazionale si resta bloccati, se gli spostamenti consentiti restano quelli interni alle singole Regioni o Province autonome, gli impianti verrebbero aperti solo per i residenti. E qui entra in gioco anche la geografia e la morfologia di una destinazione.

 

"La speranza - prosegue Gasperi - è quella che venga sbloccata la mobilità perché fa una differenza sostanziale. Siamo davanti a due livelli: quello turistico che coinvolge l'intera filiera come impianti, alberghi, scuole di sci, noleggi, ristoranti e così via. Un altro aspetto è il servizio alla comunità, certamente doveroso e importante ma resta una forma di servizio e non di turismo. In questo caso ci può essere il coinvolgimento di alcune seggiovie, però non è l'offerta turistica delle destinazioni montane".

 

Se il contesto permettesse di aprire, il Bondone per esempio potrebbe affidarsi alla città (Qui articolo); ma chiaramente è diversa la situazione dei comprensori più grandi, come quello di Folgarida-Marilleva, che anche con il semaforo verde da parte del governo, senza mobilità tra le Regioni e possibilità di ospitare i turisti stranieri, potrebbero non trovare le condizioni per mettere in moto l'enorme potenziale sciistico. 

 

"E' necessario portare avanti un ragionamento di sistema. Se la mobilità è limitata - evidenzia il direttore generale di Folgarida Marilleva - conviene appoggiare solo determinate aperture che possono avere una certa soddisfazione per il bacino potenziale, la geografia e la morfologia di una destinazione. Ormai la stagione è compromessa, almeno si cerca di coprire i costi di un eventuale scampolo di inverno. E' controproducente pensare a un avvio generalizzato per metterci in difficoltà tra di noi e peggiorare una situazione di perdita sui bilanci".

 

Un avvio che viene visto anche come un test. "Abbiamo i protocolli - continua Gasperi - abbiamo investito nella tecnologia per ottimizzare l'afflusso, gestire code e evitare assembramenti. Ora però tutto è sulla carta e poter lavorare, almeno in determinate zone, permetterebbe di capire se quanto previsto può funzionare. La speranza naturalmente è quella che l'epidemia passi, ma le ripercussioni potrebbero esserci anche sulla prossima stagione, tanto dipende dalla campagna di vaccinazione. Un aspetto fondamentale anche per gli investimenti: siamo abituati a intervenire senza ricavi per diversi mesi, però non siamo strutturati per non introitare nulla. I ristori sono decisivi ma davanti alle incertezze si deve essere ancora più prudenti: difficile pensare che già il prossimo anno possiamo tronare ai numeri di due stagioni fa".

 

Non c'è preoccupazione per l'eventuale perdita di clienti per il futuro a causa delle chiusure delle stazioni. "Tutti gli attori del settore mantengono i contatti con i privati e i tour operator, non viene lasciato indietro nessuno. La fidelizzazione è un aspetto centrale per misurare la competitività di una destinazione: abbiamo intenzione di sviluppare un progetto per misurare questo tasso. Non penso però che questa emergenza e le chiusure degli impianti possano avere ripercussioni in questo senso in quanto questa crisi è unica e complessa. Sono convinto che si possa ripartire bene, meglio di prima se sappiamo fare squadra in modo serio e costruttivo", conclude Sacco.

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