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La Provincia disdice i contratti integrativi degli enti strumentali, Cisl furibonda: "Atto grave, pronti alle azioni legali"
Una decisione che colpisce gli enti strumentali e per la Cisl in particolare i dipendenti di Itea, Fondazione Franco De Marchi e Fondazione museo storico del Trentino. Queste realtà devono procedere alla disdetta o al recesso dei contratti collettivi di livello diverso dal primo dal prossimo 31 dicembre. Giuseppe Pallanch: "Tagli salariali del 10%"

TRENTO. "Valuteremo con i nostri legali le azioni da intraprendere per tutelare i lavoratori occupati nelle società di nostra competenza contrattuale e colpiti dalle disdette degli accordi diversi dal primo livello", non nasconde la propria rabbia Giuseppe Pallanch, segretario Cisl Fp del Trentino.
Il sindacato è letteralmente furibondo per la decisione della Provincia di cambiare orientamento rispetto al processo negoziale relativo al contratto unico per contenere la spesa.
"Quella della Provincia - prosegue il segretario - è un atto grave. Primo impongono l'aut-aut, cioè prendere o lasciare, e poi operano un taglio trasversale sugli stipendi dei lavoratori. Il rammarico è vedere la Giunta lavorare in controtendenza rispetto al resto d'Italia".
Una decisione che colpisce gli enti strumentali e per la Cisl in particolare i dipendenti di Itea, Fondazione Franco De Marchi e Fondazione museo storico del Trentino. Queste realtà devono procedere alla disdetta o al recesso dei contratti collettivi di livello diverso dal primo dal prossimo 31 dicembre.
"E' estremamente preoccupante - evidenzia la Cisl - l'atteggiamento dell'amministrazione che non ha voluto trovare nessuno confronto politico con le sigle sindacali. Difficile per le parti sociali accettare un contratto unico che vede tagli per oltre il 10% degli stipendi, oltre un indebolimento unilaterale delle tutele".
La Cisl considera questa una riforma alla rovescia. "Si apre - aggiunge il segretario - un'inevitabile stagione dello scontro. Siamo in un contesto generale, dove la Provincia non opera una vera spending review: i compensi delle consulenze non sono stati toccati, i Consigli d'amministrazione vengono potenziati e ancora oggi si cerca di ricostruire una liberalità attraverso super-minimi elargiti in modo troppo discrezionale".
"Non è così che si valorizzano qualità, professionalità e capitale umano, dove chi ha meno deve dare di più. I politici sono i primi a metterci la faccia per i risultati raggiunti grazie al lavoro dei dipendenti di queste società, ma poi sono pronti a tagliare stipendi e tutele per preservare le proprie posizioni contrattuali. Sarà una battaglia dura, ma ribadiamo che questo è un atto grave e un precedente preoccupante".