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Il mondo del vino deve scegliere se partecipare a Vinitaly tra restrizioni e pandemia. Intanto il Consorzio di tutela trentino conferma i suoi componenti

Per il consorzio più che di rinnovo si parla di conferme dato che tra i dodici esponenti non si registra nessuna ‘new entry’ e se Vinitaly sembra ferma la palo la promozione del vino trentino dovrà ‘inventare’ qualche azione diversificata, per rilanciare il mercato in crisi nera tra chiusure di bar, ristoranti e alberghi: chi non è agganciato alla grande distribuzione soffre. E pensare che quest'anno sono i ''50'' di Trentino Doc

Pubblicato il - 26 febbraio 2021 - 18:17

TRENTO. Il vino trentino ha scelto i componenti del suo Consorzio di tutela. Un rinnovo nel solco dell’assoluta continuità – riconfermato presidente Pietro Patton - con il comparto vitivinicolo trentino subito chiamato a cimentarsi con impellenti decisioni: la partecipazione o meno alla straordinaria e inconsueta edizione estiva del Vinitaly – causa pandemia – nonché la programmazione di tutta una serie di provvedimenti a sostegno delle aziende che ‘pagano’ il crollo dei consumi causati da Covid-19, senza tralasciare la ricorrenza del 50esimo compleanno dell’attuazione della Doc Trentino.

 

Rinnovo per modo di dire, dato che tra i dodici esponenti non si registra nessuna ‘new entry’. Tutti uomini di un variegato locale mondo enoico che consente alle cantine sociali di ‘dirigere le danze’, lasciando comunque rispettoso spazio alle aziende vinicole, quelle che movimentano il mercato del buon bere, quelle che pensano più a vinificare che a coltivare la vigna. Del resto i vignaioli trentini hanno da tempo scelto di essere autonomi, liberi da vincoli imposti dal Consorzio Vini. Un percorso – quello dei vignaioli – che ha creato (e continua a farlo) reciproche incomprensioni, sul modo di gestire la coltivazione dei vigneti, la certificazione delle uve, l’uso o meno dell’ Indicazione Geografica Tipica Dolomiti al posto della consueta Trentino Doc.

 

Adesso però tutti i protagonisti del vino trentino sono chiamati ad una urgente decisione: aderire o meno alla Fiera di Verona, per l’edizione di fine giugno del Vinitaly2021. Un questionario è stato appena inviato alle aziende. Accettare le norme fieristiche per superare la pandemia non sarà facile: tante le restrizioni, in primis ogni stand dovrà avere 4 metri quadrati per visitatore e tutto il viavai sarà videosorvegliato, per tracciare eventuali contagiati. I riscontri d’adesione sembrano latitare.

 

La promozione del vino trentino dunque dovrà ‘inventare’ qualche azione diversificata, per rilanciare il mercato. Le cantine che non hanno una capillare rete nella Gdo, nella grande distribuzione, supermarket o enormi centri di smistamento, devono affrontare incognite per nulla favorevoli. Con bar, enoteche, ristoranti e alberghi chiusi il consumo di vino è crollato. Qualche aiuto è giunto dalla vendita on-line, ma tra i piccoli produttori certo non si brinda.

 

Un brindisi gioioso si spera possa essere - pure corale e condiviso - verso la ricorrenza del cinquantesimo anniversario dell’introduzione della Trentino Doc. 1971-2021, mezzo secolo di tutela, con il Trentino primario protagonista di questa Denominazione d’Origine Controllata. 50 anni di valorizzazione, scaturiti da un lungo percorso legislativo. Il Trentino è stato tra le primissime realtà – se non la prima – a recepire la Legge nazionale delle Doc del 1964.

 

Inizialmente i responsabili del comparto vitivinicolo locale avevano scelto di puntare su solo due Doc: San Michele e San Leonardo. Due santi legati al vino per ambito operativo – a San Michele all’Adige opera dal 1874 una Scuola di enologia tra le più avanzate, tra sperimentazione e ricerche genetiche sul Dna della vite – mentre sul confine sud della provincia, nella frazione San Leonardo di Borghetto d’Avio la vite e il vino sono di casa già prima dell’Anno Mille, nei cosiddetti Campi Sarni.

 

Questioni campanilistiche e il tentativo di aggiungere alle due ipotetiche Doc anche quella di Casteller – collina vitata di Trento, sulla sponda sinistra del fiume Adige – hanno spinto gli amministratori a reimpostare la geografica vitivinicola assegnando a determinati vitigni l’altrettanto precisa indicazione: Trentino. Così dall’autoctona Nosiola all’internazionale Pinot grigio, Chardonnay, pure Riesling, Pinot bianco e tutta la gamma dei vitigni sia a bacca bianca come a bacca rossa – tranne il Teroldego, ma questa è una variabile a parte, molto singolare e altrettanto rafforzativa dell’identità territoriale – hanno avuto (dal Marzemino al Moscato rosa, solo per citare i più insoliti) un preciso, medesimo cognome: Trentino.

 

Questo il Cda del Consorzio di tutela del vino trentino: 

Presidente Pietro Patton.

I nuovi consiglieri:

1. Albertini Alfredo

2.Dallago Damiano

3. Giovannini Francesco

4. Libera Lorenzo

5. Lunelli Marcello

6. Malfer Paolo

7. Pergher Andrea

8. Pasolli Goffredo

9. Rigotti Luca

10. Roncador Luigi

11. Rosina Silvio

12. Trainotti Lino

 

E' stato eletto presidente del collegio sindacale Stefani Cristina e sindaci Parisi Tullio e Simoni Lorenzo. Sindaci supplenti Lucia Corradini e Michele Girardi.

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