Il settore agroalimentare a rischio causa chiusure. Coldiretti: "Brutto colpo per oltre 24mila agriturismi, si riapra il 20 aprile"
Non sono solo i ristoratori a soffrire delle chiusure. Secondo quanto riporta Coldiretti il problema si espande fino ai produttori, che vengono privati di una grande fetta della domanda. Inoltre sono molti gli agriturismi che rischiano di perdere le entrate derivanti dai turisti, sebbene secondo Coldiretti queste strutture siano tra le meno rischiose in ottica di contagio

TRENTO. Con l’Italia ancora divisa tra zona arancione e rossa almeno fino al 30 aprile, soffrono i lavoratori e in particolare il settore agroalimentare. Stando alle disposizioni attuali infatti rimane ancora vietato il servizio al tavolo e quello al bancone e le zone in cui questo sarebbe possibile, ovvero quelle bianche e gialle, non potranno essere istituite fino a maggio.
È quanto afferma il presidente di Coldiretti Trentino Alto-Adige, Gianluca Barbacovi, che dichiara: “Interi settori dell’agroalimentare Made in Italy sono colpiti dalle chiusure dei servizi al tavolo e al bancone imposte per tutto il mese di aprile. Dai cibi invenduti alle produzioni alimentari locali, fino al settore dell’agriturismo che solitamente punta molto sulla primavera per accogliere i propri ospiti”.
Per questo motivo Coldiretti si schiera a supporto dell’iniziativa delle Regioni che chiedono al Governo di valutare la possibilità di riaperture a partire già dal 20 aprile. Di questa ipotesi si dovrebbe parlare nell’incontro tra Draghi e i governatori che si terrà giovedì 8 aprile, quando si valuterà l’evoluzione della pandemia in ottica di un possibile allentamento delle misure di sicurezza.
“Non sono solo i ristoratori a soffrire”, sottolinea Coldiretti. Il problema infatti si diffonde fino all’origine: senza l’importante domanda delle attività di ristorazione soffrono anche i produttori. Sono decine di migliaia gli agricoltori, allevatori, viticoltori e casari impegnati, spesso da generazioni, per garantire produzioni alimentari di alta qualità.
“Chiusure forzate, limitazioni negli orari di apertura, divieti agli spostamenti, drastico calo delle presenze turistiche e la diffusione capillare dello smart working hanno devastato i bilanci dei servizi di ristorazione e tagliato drammaticamente i livelli occupazionali ma le conseguenze – continua la Coldiretti – si fanno anche sentire direttamente sui fornitori”.
“La drastica riduzione dell’attività – sostiene la Coldiretti – pesa infatti sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla frutta alla verdura che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco”
Sono oltre 24 mila gli agriturismi nazionali duramente colpiti dalle restrizioni imposte in questo periodo. Con l’arrivo della primavera infatti molte di queste strutture si preparano a quella che per loro è una delle stagioni più apprezzate dagli amanti della campagna. Molti i turisti che in questi mesi si riverserebbero negli agriturismi per assistere al risveglio della natura con piante, fiori e uccelli migratori, ma anche delle attività agricole con i lavori di preparazione dei terreni, la semina e la raccolta delle primizie da portare in tavola.
“Gli agriturismi, peraltro, spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse – conclude Coldiretti – i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche”.