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Fino a 25 euro per un solo sacco di pellet, i colossi Bricoman e Leroy Merlin in difficoltà limitano le vendite. L’esperto: “Situazione mai vista ma resta più conveniente del gas”

I colossi Bricoman e Leroy Merlin impongono dei limiti alle vendite di pellet. Gli aumenti sono legati alla guerra in Ucraina ma anche alle misure protezionistiche adottate da Bosnia Erzegovina, Ungheria e Serbia (e pure da Germania e Austria). L’esperto: “Nel breve periodo non ci attendiamo miglioramenti, molto dipenderà dall’inverno”

Di Tiziano Grottolo - 28 ottobre 2022 - 06:01

TRENTO. “Gentili clienti, la situazione del mercato attuale ci costringe a limitare la nostra vendita online”, è questo il messaggio che compare sul sito di Leroy Merlin per chi cerca di acquistare del pellet. “La disponibilità del materiale e dei prezzi è in continuo aggiornamento – prosegue la nota – vi chiediamo, pertanto, di recarvi nel vostro negozio di fiducia per avere informazioni in tempo reale”.

 

Anche un altro colosso come Bricoman (dal 2022 in Italia noto come Tecnomat) è dovuto correre ai ripari di fronte ai rincari e alla forte domanda di questo combustibile. “Non è facile mantenere l’impegno di avere pellet sempre in pronta consegna ma stiamo facendo il possibile per avere sempre la disponibilità” sottolineano da Bricoman precisando che attualmente ogni cliente può acquistare al massimo due bancali di pellet in negozio e uno solo online.

 

Sono gli stessi colossi del fai da te a spiegare che l’approvvigionamento di pellet italiano dipende in gran parte dalle importazioni e la riduzione dei carichi in arrivo da Russia, Bielorussia e Ucraina (per via della guerra e delle sanzioni) ha determinato una minore disponibilità di prodotto. I divieti all’importazione investono l’intero settore del legname, la cui lavorazione rendeva disponibili ingenti quantità di residui (segatura) usati per produrre pellet negli stabilimenti europei.

Inoltre, Paesi come Bosnia Erzegovina, Ungheria, Serbia hanno introdotto misure protezionistiche per tutelare i propri mercati interni, accentuando quindi le difficoltà dei commerci internazionali. Pure Germania e Austria, storici fornitori dell’Italia, stanno cercando di agevolare i rispettivi mercati interni. Come se non bastasse, oltre alla scarsità di materia prima, i costi di produzione del pellet sono fortemente influenzati dagli aumenti del costo dell’energia, degli imballaggi e dall’inflazione.

 

Secondo un’indagine condotta da Altroconsumo, che ha coinvolto 65 negozi, i prezzi del pellet sono più che raddoppiati rispetto all’anno scorso, con un aumento medio del 140%. Per fare un esempio un sacco da 15 chilogrammi oggi costa in media circa 12 euro (anche se si arriva fino a 27 euro) mentre la scorsa stagione si fermava a 5 euro.

Siamo di fronte a una situazione mai vista” dichiara l’ingegnere Stefano Casiraghi, l’esperto per le tematiche di energia di Altroconsumo. “Il mercato del pellet è relativamente giovane e in Italia ha avuto un ‘boom’ a partire dal 2000 mentre a oggi si contano quasi 2 milioni di stufe a pellet vendute”. D’altra parte come evidenzia l’esperto si tratta di un combustibile conveniente e più comodo rispetto alla legna tradizionale visto che può contare su sistemi automatizzati.

 

“Nel breve periodo – prosegue Casiraghi – non ci attendiamo miglioramenti sul fronte dei prezzi, almeno per i prossimi mesi. In vista del nuovo anno non abbiamo ancora informazioni ma possiamo ipotizzare che i prezzi rimarranno alti”. Ammesso e non concesso che sul mercato vengano immesse grandi quantità di pellet prima che i prezzi possano riallinearsi ci vorrà comunque del tempo.

 

Molto dipenderà dal tipo di inverno che dovremo affrontare – ricorda l’esperto di Altroconsumo – finora le temperature sono state miti e due o tre settimane in meno di riscaldamento dovrebbero mitigare l’impatto dei costi. Dopodiché chi sfrutta un sistema duale, stufa e caldaia, sarà chiamato a fare un raffronto con i prezzi del gas, anche alla luce di un possibile intervento del Governo, ma in questo momento il pellet rimane più conveniente”.

 

I rincari sono tali che rubare legna da ardere e pellet è diventato redditizio, lo dimostrano i recenti casi di cronaca. Proprio in questi giorni, nella zona di Terragnolo, i carabinieri hanno denunciato due uomini che sono accusati di aver rubato 30 quintali di legna da ardere. Poche settimane fa invece i militari hanno rintracciato quasi 2 tonnellate di pellet che erano state sottratte a un noto negozio di agraria di Borgo Valsugana. Infine non mancano le frodi e truffe di chi mescola gli scarti del legno con sabbia o materiale plastico per creare pellet più economico ma scadente e dannoso per l’ambiente.

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