Costrette a tornare a valle di notte perché nel bivacco non volevano il cane, il presidente del Cai Alto Adige: "Regola arcaica, da rivedere''
Niente cani nei bivacchi, lo impone il regolamento del Cai. Un fatto che ha colto alla sprovvista due amiche che, giunte al bivacco della Vigolana con la loro cagnolina, sono dovute tornare sui loro passi a tarda sera. Disavventura, quella narrata qualche giorno fa a Il Dolomiti, che ha dato il via a un vero e proprio dibattito, al quale si aggiunge anche Carlo Alberto Zanella, presidente del Cai Alto Adige: "È una regola arcaica che andrebbe modificata"

BOLZANO. Una disavventura in quota, recentemente narrata a Il Dolomiti da una delle sue protagoniste, ha dato il via a una vera e propria discussione dedicata alle regole imposte dal Cai per quanto concerne bivacchi e cani. Secondo quanto stabilisce il regolamento, infatti, i cani non possono ‘pernottare’ in tali strutture. “Una regola arcaica che andrebbe modificata - commenta Carlo Alberto Zanella, presidente del Cai Alto Adige -. Ci sono cani molto più puliti di alcune persone”, fa notare.
Il dibattito ha preso il via in particolare in seguito al racconto di Giada Petroni, che qualche giorno fa rivelava: “Dopo ore e ore di camminata io, una mia amica e la nostra cagnolina, abbiamo raggiunto il bivacco della Vigolana, dove avremmo dovuto (e voluto) passare la notte. Una volta giunte abbiamo tuttavia scoperto che i cani non sono ammessi”.
Il tutto è avvenuto lunedì 22 maggio, quando le due amiche, giunte al bivacco della Vigolana (da Padova) a quota 2.030 metri, hanno scoperto che là con la loro cagnolina non avrebbero potuto dormirci: “Erano ormai le 19 - ricorda Giada -. Nella struttura c'era già un'altra persona. Un ragazzo che ha iniziato a dire di essere allergico ai cani, sottolineando la presenza di un cartello col divieto di introdurre animali”.
Una questione che ha ‘acceso gli animi’ sui social fra chi ritiene che i cani non debbano assolutamente ‘mettere piede’ nei bivacchi e chi invece pensa sia necessario modificare il regolamento. Fra questi ultimi, c’è anche il presidente del Cai Alto Adige: “Dopo aver letto l’articolo, ho trasmesso la notizia al Cai generale, convinto che tale regola, arcaica, vada rivista”.
“Partendo dal presupposto che rispetto l’idea di tutti, ritengo sia sciocco lodare i cani quando salvano una vita e pensare poi di non farli entrare nei bivacchi nemmeno in caso di emergenza”, sottolinea, smontando anche la teoria avanzata da alcuni, “che sostengono che gli animali siano sporchi: ci sono persone molto meno pulite dei cani (i bivacchi stessi vengono puliti solo un paio di volte l’anno ndr). Dal mio punto di vista, è più una questione di educazione”.
Secondo Zanella “è sempre fondamentale chiedere, prima di approdare in qualsiasi luogo, si tratti di rifugio in quota o di albergo al mare – conclude -. Evitando quindi a priori i posti che non accettano i cani. Nel caso dei bivacchi, invece, sarebbe bene modificare la regola, permettendo agli animali di accedervi in caso di emergenza. Tutto sta nell’educazione e intelligenza delle persone che decidono di dormire nelle strutture in quota”, lascia intendere.