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PODCAST. "Questa estate sembrano esserci stati più morsi di serpenti", l'esperto del Muse spiega perché e cosa (non) fare quando si incontra una vipera

L'assistente tecnico scientifico dell'ufficio ricerche e collezioni del Muse e delegato del Wwf per il Trentino Alto Adige Karol Tabarelli de Fatis ospite della nuova puntata di "Da quassù", il nuovo podcast de il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni

Pubblicato il - 17 settembre 2023 - 19:50

TRENTO. "Rispetto agli anni passati sembra esserci stata una maggiore incidenza di morsi di serpenti in Trentino". Queste le parole di Karol Tabarelli de Fatis. L'assistente tecnico scientifico dell'ufficio ricerche e collezioni del Muse e delegato del Wwf per il Trentino Alto Adige è l'ospite di questa puntata di "Da Quassù", podcast de il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni. "Il meteo più piovoso può avere favorito l'attività di questi rettili e di conseguenza aver aumentato la possibilità di contatto con le persone. Inoltre post Covid c'è un ritorno massiccio della frequentazione degli ambienti naturali. Bisogna precisare che da maggio a ottobre il territorio per il turismo accoglie 3 milioni di arrivi e i casi si contano sulle dita di una mano".

 

Riconoscere a grandi linee i serpenti, quelli velenosi e quelli innocui, è possibile. "La forma della testa non è un discrimine. Le vipere sono tozze e corte, molto lente, hanno squame di piccole dimensioni e la pupilla ellittica, mentre i colubri (bisce, biacchi, lanze e così via) sono più snelli e veloci, la pupilla è rotonda e le placche sono regolari. Ci sono eccezioni naturalmente ma queste sono le indicazioni, che valgono per i serpenti presenti in Italia".

 

Nel corso dell'estate la macchina dei soccorsi è intervenuta in diversi casi per escursionisti e sportivi morsi da una vipera sulle montagne trentine. Sono già diversi gli sportivi e gli escursionisti morsi da una vipera sulle montagne trentine: Un climber a maggio, per esempio, durate un'arrampicata lungo la via Cresta del Pezol nella zona di Arco (Qui articolo), un'altra escursionista da un marasso nelle vicinanze di Malga val di Roda (Qui articolo) e poi sulla Marmolada (Qui articolo).

 

Seppur con l'estate le probabilità di incontrare i serpenti aumentano, questa eventualità resta rara, ancora di più gli episodi più sfortunati. Ma cosa dobbiamo fare in caso di morso? "Anche se non è facile bisogna restare calmi, il veleno delle vipere presenti in Italia non è particolarmente pericoloso, rispetto a quello di altre specie di serpenti rinvenibili nel mondo. A ogni modo si chiama il Numero unico per le emergenze 112 e in modo chiaro si forniscono tutte le informazioni. Un consiglio è di non consumare inutilmente la batteria del cellulare e tenere la linea libera per eventuali  telefonate dei soccorritori. Se possibile scattare una foto all'animale, il personale ospedaliero è sempre in contatto con gli esperti che aiutano nell’ identificazione della specie. Spesso a essere colpiti sono gli arti inferiori o superiori, dobbiamo trattare la gamba o il braccio come se avesse subito una frattura".

 

Non si taglia e non si succhia la ferita. Quali sono in sintomi? "Un morso lascia una traccia sulla pelle, come due puntini distanziati di un centimetro. Poi un edema, un dolore localizzato, un'infiammazione del sistema linfatico, vomito e ipertensione. Ma non sempre emergono questi sintomi perché la
vipera può effettuare anche quelli che vengono chiamati 'morsi a secco', cioè morsi in cui non viene inoculato il veleno". 

 

Le vipere prediligono terreni di transizione tra habitat differenti, dove possono scaldarsi o ripararsi, come sassaie, cataste di legna, al di sotto o al di sopra di lamiere, assi di legno e onduline, muretti, sopra bassi arbusti e altri. Proprio per questo quando si esce per un’escursione in montagna può essere utile pestare con forza i piedi a terra o utilizzare un bastone, evitare di infilare le mani in anfratti che non possono essere controllati a vista.

 

"I serpenti infatti non hanno orecchie ma percepiscono le vibrazioni trasmesse dal terreno attraverso le ossa del capo. Forti vibrazioni, solitamente, sono sufficienti per farli allontanare. Poi bisogna sempre prestare attenzione, chiudo lo zaino per evitare spiacevoli sorprese quando torno a casa o prima di raccogliere un fungo guardo bene. Questi sono atteggiamenti comportamentali, poi ci sono suggerimenti relativi all'outfit. E' sempre buona norma, per esempio, indossare scarponi alti fino al malleolo (e calzettoni), che riducono decisamente il rischio di morso".

 

Anche la distribuzione dei serpenti viene studiata. "Si divide il territorio in celle e si studiano le zone. Rispetto a 20 anni c'è poi la Citizen science, strumento che aiuta gli appassionati, i naturalisti e i ricercatori a fornire e archiviare le informazioni, ma anche a rispondere a tutte le curiosità (Qui info)", conclude Tabarelli de Fatis.  

 

Ecco i serpenti che vivono in Trentino:

Biacco nero (Hierophis carbonarius)

Questo serpente forse è più noto con il suo nome in dialetto “carbonazzo”, un nome legato al suo caratteristico colore di fondo nero tipico degli esemplari adulti (dopo i 3-4 anni). Il biacco nero è un serpente legato alle zone ecotonali (transizione tra un ambiente e l’altro) del fondovalle e degli spazi aperti. Mediamente lungo 130 centimetri e il più veloce dei serpenti italiani. Questo serpente gode di un’ottima vista, caratteristica che gli permette di cacciare in maniera lucertole, ramarri, orbettini e altri serpenti (anche vipere), oltre a micro-mammiferi come arvicole, topi o ratti (potenzialmente dannosi per le derrate alimentari). In questo senso la sua presenza può rivelarsi utile per contenere il numero di questi roditori.

 

Colubro liscio (Coronella austraica)

Si tratta di un serpente poco conosciuto che abita sassaie, ruderi o muretti a secco. Per via della colorazione di fondo, le dimensioni, e la capacità di appiattire la testa per renderla “triangolareggiante”, spesso viene confuso con le vipere e per sua sfortuna ucciso. Come le vipere partorisce piccoli vivi già formati mentre la sua dieta è composta soprattutto da lucertole e orbettini, occasionalmente anche da altri serpenti.

 

Colubro del Riccioli (Coronella girondica)

Molto simile al colubro liscio è molto raro incontrarne uno.

 

Saettone comune (Zamenis longissimus)

Anche in questo caso il serpente è più noto con il suo corrispettivo dialettale “lanza”. Negli adulti il colore tipico è costituito da un omogeneo verde, che aiuta questo serpente, abile arrampicatore, nel mimetizzarsi tra le fronde delle piante. Oltre ai micro-mammiferi può predare anche nidiacei.

 

Natrice (o biscia) dal collare barrata (Natrix helvetica)

Il nome deriva da un vistoso collarino chiaro (da bianco a giallo) presente ai lati della testa, che può rendersi meno evidente con l’avanzare dell’età dell’animale. Questo serpente vive principalmente lungo i corsi d’acqua ma non è raro trovarlo anche lontano dagli ambienti umidi. È la biscia più comune. 

 

Natrice (o biscia) tassellata (Natrix tassellata)

E’ la biscia più legata a corpi d’acqua perenni. E' abitante comune dei nostri laghi e dei nostri corsi d’acqua, dove spesso si può rinvenire in termoregolazione sulle rive. Si nutre prevalentemente di pesci e in minor misura di anfibi. Non morde mai, neppure se manipolata.

 

Vipera comune (Vipera aspis)

È la vipera con la distribuzione altitudinale più ampia, e quindi più facile da incontrare. Questa vipera, in Trentino, è diffusa dai circa 70 metri di altitudine (zona di Riva del Garda) ai 2.200 metri di quota. In provincia di Trento è presente anche la sottospecie francisciredi (detta Vipera di Redi, in onore del noto naturalista Francesco Redi fondatore della Biologia sperimentale) caratterizzata da un disegno a rettangoli neri sfalsati lungo la linea di mezzeria del dorso dell’animale, su di un fondo omogeneo variabile color grigio chiaro/nocciola/brunastro/rossastro.

 

Marasso (Vipera berus)

Questo serpente in Trentino è tipicamente legato alle porzioni sommitali della montagna, è presente dagli 800-1.000 metri di quota fino a quasi 3.000 metri. Il disegno sul dorso è una grecale (o sinusoide) su sfondo brunastro, nelle femmine, o grigio cenere nei maschi. Sono molto comuni gli esemplari melanici (completamente neri) o melanotici (quasi completamente neri).

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