"Scarpe da arrampicata rovinate e allora ci hanno chiesto di accompagnarli a valle in Jeep per comprarne di nuove e riportarli su in giornata"
Dopo un'estate con tantissimi ''turisti'' in quota i gestori del Vazzoler tracciano un bilancio. I gestori: "L'impressione che abbiamo è che, sebbene non manchino tantissimi appassionati ed esperti, ci sono anche molti che non comprendono cosa l'esperienza in quota significhi davvero"

TAIBON AGORDINO (BELLUNO). Turisti ed escursionisti impreparati non fanno più notizia o quantomeno non danno nell'occhio come fino a qualche tempo fa e a sottolinearlo sono in particolare i gestori del rifugio Vazzoler, nel cuore delle Dolomiti Bellunesi, che a Il Dolomiti raccontano: "Di persone in quota in ciabatte o senza attrezzatura ne vediamo in continuazione: ci siamo abituati - fanno sapere -. Teniamo sempre infatti a dare consigli a chi approda nella nostra struttura, soprattutto a chi è intenzionato a proseguire, magari in situazioni di meteo incerto".
Il rifugio Vazzoler si trova nel cuore delle Dolomiti Bellunesi a 1.714 metri di quota e vanta una vasta terrazza esterna con una splendida vista sulle pareti verticali dell'anfiteatro naturale creatosi tra la Torre Trieste e la Torre Venezia: posto ideale in particolare per gli scalatori.
Doris Corazza, attuale gestrice accanto al marito Gianni Soramaé del Vazzoler, riporta a Il Dolomiti alcune considerazioni su come la montagna è cambiata, frutto d'un bagaglio che conta innumerevoli anni d'esperienza sul campo: "Ho sempre lavorato nei rifugi - premette -. Un tempo in quota i più erano appassionati e soprattutto conoscitori delle terre alte. Oggi incontriamo fin troppi escursionisti che, fra richieste assurde o convinzioni strampalate, mostrano quanto il 'panorama' sia mutato e quanto bisogno ci sia di prendersi del tempo per dare consigli e fare in modo che alcuni non si mettano in pericolo".
Sono, non a caso, diversi gli aneddoti che in quattro anni di gestione i rifugisti hanno 'collezionato': "Tralasciando i turisti che ci chiedono perché non abbiamo i bagni in camera o la sauna, non manca anche chi, nonostante i nostri avvertimenti, decide di mettersi in cammino in condizioni non ideali - rivela -. Dopo le piogge delle scorse settimane la strada che sorge davanti alla nostra struttura era dissestata e avevamo consigliato ad alcuni escursionisti di non proseguire. Loro se l'erano presa sostenendo che li volevamo trattenere per farli consumare e se ne erano quindi andati: la sera però ci hanno chiamati ringraziandoci della dritta, dicendoci che avevamo ragione".
Fra i vari episodi, anche un escursionista che, approdato al Vazzoler con le scarpe da arrampicata con le suole rotte, ha chiesto ai rifugisti di essere accompagnato a valle per comprarne di nuove e poi di nuovo al rifugio per poter proseguire la propria escursione: "L'impressione che abbiamo - spiega Corazza - è che, sebbene non manchino tantissimi appassionati ed esperti, ci sono anche molti che non comprendono la fatica e le difficoltà del nostro lavoro: in quota nulla è scontato".
La volontà della coppia è quella di continuare a presidiare il territorio mettendosi a disposizione con consigli e dritte e soprattutto "fare sì che questo resti un rifugio alpino - conclude Doris -. Diverse persone chiedono pesce in quota, cocktail o saune perché, dopo essere stati in altri 'rifugi' pensano di poter trovare le stesse cose ovunque: noi ci batteremo per fare in modo che questa struttura mantenga la propria anima, a costo di spiegare ad uno ad uno cosa l'esperienza in quota significa davvero".