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"Scarpe da arrampicata rovinate e allora ci hanno chiesto di accompagnarli a valle in Jeep per comprarne di nuove e riportarli su in giornata"

Dopo un'estate con tantissimi ''turisti'' in quota i gestori del Vazzoler tracciano un bilancio. I gestori: "L'impressione che abbiamo è che, sebbene non manchino tantissimi appassionati ed esperti, ci sono anche molti che non comprendono cosa l'esperienza in quota significhi davvero"

Di S.D.P. - 25 settembre 2023 - 19:20

TAIBON AGORDINO (BELLUNO). Turisti ed escursionisti impreparati non fanno più notizia o quantomeno non danno nell'occhio come fino a qualche tempo fa e a sottolinearlo sono in particolare i gestori del rifugio Vazzoler, nel cuore delle Dolomiti Bellunesi, che a Il Dolomiti raccontano: "Di persone in quota in ciabatte o senza attrezzatura ne vediamo in continuazione: ci siamo abituati - fanno sapere -. Teniamo sempre infatti a dare consigli a chi approda nella nostra struttura, soprattutto a chi è intenzionato a proseguire, magari in situazioni di meteo incerto".

 

Il rifugio Vazzoler si trova nel cuore delle Dolomiti Bellunesi a 1.714 metri di quota e vanta una vasta terrazza esterna con una splendida vista sulle pareti verticali dell'anfiteatro naturale creatosi tra la Torre Trieste e la Torre Venezia: posto ideale in particolare per gli scalatori.

 

Doris Corazza, attuale gestrice accanto al marito Gianni Soramaé del Vazzoler, riporta a Il Dolomiti alcune considerazioni su come la montagna è cambiata, frutto d'un bagaglio che conta innumerevoli anni d'esperienza sul campo: "Ho sempre lavorato nei rifugi - premette -. Un tempo in quota i più erano appassionati e soprattutto conoscitori delle terre alte. Oggi incontriamo fin troppi escursionisti che, fra richieste assurde o convinzioni strampalate, mostrano quanto il 'panorama' sia mutato e quanto bisogno ci sia di prendersi del tempo per dare consigli e fare in modo che alcuni non si mettano in pericolo".

 

Sono, non a caso, diversi gli aneddoti che in quattro anni di gestione i rifugisti hanno 'collezionato': "Tralasciando i turisti che ci chiedono perché non abbiamo i bagni in camera o la sauna, non manca anche chi, nonostante i nostri avvertimenti, decide di mettersi in cammino in condizioni non ideali - rivela -. Dopo le piogge delle scorse settimane la strada che sorge davanti alla nostra struttura era dissestata e avevamo consigliato ad alcuni escursionisti di non proseguire. Loro se l'erano presa sostenendo che li volevamo trattenere per farli consumare e se ne erano quindi andati: la sera però ci hanno chiamati ringraziandoci della dritta, dicendoci che avevamo ragione".

 

Fra i vari episodi, anche un escursionista che, approdato al Vazzoler con le scarpe da arrampicata con le suole rotte, ha chiesto ai rifugisti di essere accompagnato a valle per comprarne di nuove e poi di nuovo al rifugio per poter proseguire la propria escursione: "L'impressione che abbiamo - spiega Corazza - è che, sebbene non manchino tantissimi appassionati ed esperti, ci sono anche molti che non comprendono la fatica e le difficoltà del nostro lavoro: in quota nulla è scontato". 

 

La volontà della coppia è quella di continuare a presidiare il territorio mettendosi a disposizione con consigli e dritte e soprattutto "fare sì che questo resti un rifugio alpino - conclude Doris -. Diverse persone chiedono pesce in quota, cocktail o saune perché, dopo essere stati in altri 'rifugi' pensano di poter trovare le stesse cose ovunque: noi ci batteremo per fare in modo che questa struttura mantenga la propria anima, a costo di spiegare ad uno ad uno cosa l'esperienza in quota significa davvero". 

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