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Elezioni, parla Dellai: "Farmi da parte? Invito superfluo, a casa ci sono già. Ci hanno pensato gli elettori con il voto di domenica"

L'ex presidente della Provincia spiega le ragioni di una sconfitta "che sento innanzitutto come mia" e risponde a chi (come Mellarini, nonostante sia quello che ha preso la batosta più severa) gli ha chiesto di prendere atto che il ciclo è concluso: "Che un ciclo sia finito - non solo sul piano personale - mi è chiarissimo. Che questo ciclo stesse finendo avevo provato a dirlo"

Di Luca Pianesi - 10 marzo 2018 - 13:12

TRENTO. "A casa ci sono già. Leggo che i miei amici consiglieri provinciali dell'Upt dicono che devo farmi da parte. Invito superfluo. Nel partito, sono 'da parte' almeno dall'ultimo congresso. Se invece si riferiscono a ruoli istituzionali, ci hanno già pensato, in modo piuttosto chiaro, gli elettori nel voto di domenica scorsa". E' lucidissima la riflessione sull'esito delle elezioni di Lorenzo Dellai affidata a Facebook, per evitare fraintendimenti da giornali. L'ex presidente della Provincia ed ex deputato è stato sconfitto in Valsugana da Fugatti e dalla coalizione di centrodestra in quello che, sin all'inizio, era considerato l'unico collegio davvero a rischio per il centrosinistra.

 

Lui ha accettato la sfida, anche se in quella porzione di Trentino la Lega era data molto forte e ha fatto la sua campagna elettorale calando l'"asso da 90" Carlo Calenda figura rispettabile ma quanto mai distante dalla gente (top manager, prima in Ferrari poi a Sky, figlio della regista Cristina Comencini e nipote di Luigi, entrato in politica seguendo Cordero di Montezzemolo, uomo di Confindustria, poi candidato, non eletto, di Scelta Civica, ugualmente viceministro allo sviluppo economico con Letta e Renzi e poi ministro con Gentiloni) e dallo scarsissimo carisma (almeno fino a lunedì da quando si è iscritto al Pd e pare sia diventato il nuovo salvatore del centrosinistra e con un curriculum di qui sopra campa cavallo a recuperare gli elettori).

 

Le elezioni Dellai le ha perse ed è stato, poi vittima di una sorta di regolamento di conti interno: da più parti sono partite le "stilettate" contro l'ex Principe, le più "cattive" dai suoi ex colleghi di partito, Mellarini in testa. Proprio quel Mellarini che ha perso in un collegio sicuro, quello di Rovereto, da assessore provinciale e segretario dell'Upt addirittura contro una sua ex iscritta, Donatella Conzatti: insomma "come te nessuno mai" (tanto per restare in ambito cinematografico) e quindi proprio lui dovrebbe essere l'ultimo a parlare e il primo a farsi da parte dai tanti ruoli ricoperti. E invece sui giornali è uscito spiegando che non lascerà nessuno scranno e che, invece, "è finito un ciclo e Dellai deve capirlo".

 

Dellai capito l'ha capito, eccome, e anche questa volta mostra di essere avanti rispetto a buona parte dei suoi colleghi del centrosinistra autonomista. Ecco il suo pensiero:

 

 

Dopo una sconfitta come quella del 4 marzo, uno ambirebbe ad un po' di tranquillità. Purtroppo pare che a me non sia dato. Forse ho sbagliato io. Ho detto alla stampa alcune cose, peraltro piuttosto banali e scontate (come la mia volontà di incontrare le comunità del mio collegio, da candidato sconfitto, per ringraziare e soprattutto per capire cosa sia successo) e mi sono invece trovato, mio malgrado, al centro della scena. Di certo non era e non è mia intenzione occupare spazi impropri. So bene quale deve essere il ruolo di chi in democrazia combatte una battaglia e la perde. Men che meno mi sento nella condizione di poter insegnare qualcosa a chicchessia. Leggo che i miei amici consiglieri provinciali dell'upt (che ancora ringrazio per l'impegno che hanno dimostrato nella campagna elettorale) dicono che devo farmi da parte

Invito superfluo.  Se si riferiscono al mio ruolo nel partito, sono "da parte" almeno dall'ultimo congresso. Se invece si riferiscono a ruoli istituzionali, ci hanno già pensato, in modo piuttosto chiaro, gli elettori nel voto di domenica scorsa. Dunque, "a casa" io ci sono già. Che un ciclo sia finito - non solo sul piano personale - mi è chiarissimo. Che questo ciclo stesse finendo mi era peraltro chiaro da qualche tempo, come avevo cercato di dire proprio al congresso. Avevo provato a trasmettere una inquietudine che avvertivo. Evidentemente, colpa mia, non ci sono riuscito. Anche allora era apparsa come una mia voglia di occupare spazi e ruoli.  Avevo provato a dire che il rapporto tra amministrazione e consenso non era più scontato, se mai lo era mai stato; che i cedimenti strutturali non erano solo nella politica e nelle istituzioni, ma partivano anche da noi nel contesto della comunità; che l'Autonomia stava perdendo il suo "carisma" presso larghi settori popolari (altrimenti, come spiegare la crescente omologazione nel voto rispetto al quadro nazionale?); che la coalizione del centro sinistra autonomista aveva urgente bisogno di una rigenerazione

Avverto principalmente come anche mia responsabilità il fatto che da allora non si sia attivata alcuna seria riflessione politica e che si sia proceduto a tentoni, tra rassicuranti certezze che "tutto va bene", dichiarazioni spavalde di "discontinuità" e iniziative ambiziose abortite. Non intendo accusare proprio nessuno. Tutti ne siamo responsabili: ma nessuno può dire che gli allarmi non siano stati lanciati. Mi è stato poi chiesto dall'UPT e dalla coalizione di candidare nel collegio della Valsugana. L'ho fatto con impegno e dedizione, al massimo delle mie possibilità. I risultati sono noti.

E io ho solo dichiarato di voler capire i veri motivi di una sconfitta che sento innanzitutto come mia.  Intenzione che ritengo doverosa (oltre che rispettosa degli elettori), anche perché mi convincono poco le prime letture che ho potuto leggere. Ed è quello che intendo fare. Semplicemente da cittadino e da militante politico. Senza coltivare - mi sembra ormai inutile ribadirlo - alcuna suggestione di ritorni o di nuovi ruoli che non siano quelli di una persona che prova a dare liberamente il proprio contributo alla comunità, dopo aver ricevuto dalla comunità, in tanti anni di impegno nelle istituzioni, molto più di ciò che è riuscita a dare.

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