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Medicina a Trento, Futura contro la Giunta: "I trentini sono disorientati. Sul tavolo due progetti contrapposti. Forse sarebbe meglio potenziare le borse"
Non si placano le polemiche. Dopo le esternazioni della Giunta provinciale, la presentazione di un contro-progetto da parte del rettore Collini, l'intervento del presidente dell'Opi Pedrotti, ora sulla questione intervengono anche Coppola e Ghezzi: "Si desidera conoscere le ragioni per le quali oggi siano sul tavolo due progetti contrapposti e che delineano soprattutto due tipologie radicalmente differenti"

TRENTO. Non si placano le polemiche, e la matassa pare farsi sempre più intricata attorno alla tanto discussa questione "Facoltà di Medicina a Trento".
La Giunta provinciale sostiene che Trento debba avere una facoltà di Medicina perché insomma, come ha detto qualche giorno fa il presidente Fugatti, "ce l'ha anche Campobasso" (QUI ARTICOLO). Si è mossa, così, verso l'Ateneo patavino facendo intendere di voler realizzare, nella nostra città, una sede distaccata della Scuola di medicina e chirurgia veneta. L’Università veneta, dal canto suo, si è detta molto interessata e pare abbia presentato alla giunta trentina un progetto che permetterebbe ai padovani di aprire la loro sesta sede universitaria.
Dall'altra, invece, c'è l'Università di Trento che ha presentato il progetto strutturato di una facoltà che si occupi di formazione e ricerca, supportata da centri d'eccellenza territoriali e non (QUI ARTICOLO). Si tratta di un progetto al quale l'Università sta lavorando da mesi e che punta alla creazione di una scuola innovativa, legata ai centri di ricerca (si pensi a Fbk o Cibio), al fine di garantire la formazione (e, soprattutto, la permanenza) del personale medico sul territorio provinciale.
Da una parte la Provincia, dall'altra l'Università. Da una parte un progetto mai presentato ufficialmente ai vertici dell'Università, un progetto fermo a qualche dichiarazione pubblica. Dall'altra, invece, un piano ambizioso e di alto profilo che, comunque, presenta (ancora) qualche punto equivoco e confuso. Quel che è certo, però, è che alla presentazione del progetto tenuta dal rettore Collini mancavano (strano a dirsi, ma forse mica troppo) i rappresentanti della Giunta. "La Provincia di Trento - hanno commentato Ghezzi e Coppola (Futura) - era assente, uno sgarbo istituzionale che il presidente Fugatti ha cercato di giustificare come una forma di rispetto dell’autonomia dell’Ateneo".
Quella che pare delinearsi è, insomma, una serrata contrapposizione tra Piazza Dante e Rettorato. Un confronto che ha attirato su di sé critiche (da più parti) e generato non poca confusione. Anche l'Ordine delle professioni Infermieristiche (Opi), per voce del presidente Pedrotti, si è detto perplesso: pur riconoscendo che il progetto presentato dall'Università sia ambizioso e di alto profilo, gli infermieri lamentano di non essere stati coinvolti nel progetto di formazione del cosiddetto "super-infermiere" (QUI ARTICOLO).
"L’opinione pubblica trentina - commentano, preoccupati, i consiglieri di Futura - è disorientata da questo fiorire di progetti e di polemiche incrociate e ci si chiede in sostanza con quali costi e soprattutto con quali tempi di realizzazione potranno essere garantite le risorse di medici specialisti necessari per migliorare in modo significativo la qualità del servizio offerto ai cittadini trentini, utenti del servizio sanitario".
Futura, quindi, ha depositato un'interrogazione per chiedere alla Giunta di chiarire quanto ancora rimane poco chiaro. Cioè, a ben guardare, praticamente tutto.
Lucia Coppola e Paolo Ghezzi si chiedono, innanzitutto, per quale motivo la Giunta provinciale abbia intrapreso un confronto serrato con l'Università di Padova e, quindi, quali dirigenti provinciali abbiano preso contatti con l'Università veneta. Dal momento che il fantomatico progetto pare già sulla scrivania di Piazza Dante, Futura chiede (com'è giusto che sia) ragguagli dettagliati in merito: quali costi dovrebbe sostenere la Provincia? Quali spazi verrebbero occupati? Quali sinergie si dovrebbero mettere in campo? I costi, e i tempi, per arrivare all'apertura di una Facoltà di Medicina sono (com'è facile immaginare) non irrisori. E le risorse necessarie per il progetto avrebbero, senza dubbio, un impatto notevole sui livelli delle prestazioni sanitarie e sul budget dell'Azienda.
In secondo luogo, come s'è detto, il progetto provinciale non ha coinvolto l'Università di Trento che, dal canto suo, ha presentato un proprio piano. "Appare assai improbabile - continuano i consiglieri - che nel tempo non ci siano mai stati contatti tra Provincia, Azienda sanitaria e Università di Trento sul progetto di una scuola di medicina a Trento, si desidera conoscere le ragioni per le quali oggi siano sul tavolo due progetti contrapposti e che delineano soprattutto due tipologie radicalmente differenti".
Al netto delle considerazioni appena svolte, quindi, la chiusa e la proposta di Futura di rivedere il progetto valutando soluzioni alternative che mirino a valorizzare quanto (di buono) già esiste e lascino perdere dilettanteschi voli pindarici: "Si chiede se sia già stata compiuta o quando e come sarà svolta una approfondita valutazione costi/benefici del progetto, anche in relazione all’impatto sull’Università di Trento, e se verrà fatto un confronto tra il nuovo progetto e altre soluzioni alternative, che potrebbero essere più razionali in tempi di importanti contrazioni di bilancio, come per esempio un programma di potenziamento delle borse con la possibilità di estenderle a un maggiore numero di specializzandi, con il vincolo a restare a lavorare come medici specialisti in Trentino per un numero maggiore di anni"