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Coronavirus, dopo Rossi anche i medici: ''Hotel accolgano pazienti positivi. Agire sui micro-focolai: così si salvaguardano pazienti, famiglie e territorio''
La proposta dell'Ordine dei medici del Trentino, quanto lanciato nei giorni scorsi anche dall'ex governatore Ugo Rossi e del Patt. Un'ipotesi già realtà in Veneto, Lombardia e Toscana, Puglia e Sicilia. Messa nero su bianco martedì 7 aprile, indirizzata al presidente Maurizio Fugatti e all'assessora Stefania Segnana, senza riscontro e per questo inoltrata anche a Roberto Failoni. Ioppi: "Purtroppo il Trentino si abitua a arrivare sempre in ritardo"

TRENTO. Adibire alcune strutture alberghiere a centri Covid-19 per fronteggiare l'emergenza. Questa la proposta dell'Ordine dei medici del Trentino, che rafforza quella lanciata nei giorni scorsi dall'ex governatore Ugo Rossi con Michele Dallapiccola e Paola Demagri (Patt). Un'ipotesi che avrebbe la funzione di ottimizzare la gestione delle persone in quarantena e migliorare le cure ai pazienti. Un'iniziativa che è già realtà in altre Regioni, come Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Lombardia, Puglia e Sicilia.
"Considerata la presenza in tutta la Provincia di strutture ricettive alberghiere - commenta il presidente Marco Ioppi - ci sembra opportuno valutare la possibilità di adibirne alcune, uniformemente distribuite sul territorio, a centri di ricovero per pazienti Covid-19. Gli edifici individuati potrebbero essere presidiati da infermieri territoriali in collaborazione con un medico Usca, e potrebbero accogliere le persone che richiedono un controllo clinico stretto ma che ancora non necessitano di un ricovero ospedaliero".

Non solo, le persone positive a Covid-19 potrebbero trovare ricovero in questi hotel. "Sono diversi i pazienti che possono avere difficoltà nell'isolamento domiciliare per le caratteristiche dell'abitazione o per la presenza di familiari a rischio di contagio. In questo modo si potrebbero mettere in sicurezza anche situazioni patologiche pre-esistenti e salvaguardare i nuclei che hanno in casa neonati, anziani o categorie fragili e immunodepresse".
In questi spazi, altamente protetti e monitorati, sarebbe più semplice implementare una terapia domiciliare controllata. "Un modo per evitare o limitare la comparsa dell'insufficienza respiratoria con conseguente riduzione dei ricoveri in ospedale e mortalità. E ancora - prosegue il numero uno dei medici - si contribuisce a evitare di diffondere il contagio nella cerchia familiare, un problema sempre più importante e da tenere sotto controllo in questa battaglia contro il coronavirus".
Diversi i vantaggi di questa soluzione evidenziati dall'Ordine. "In questo modo - dice Ioppi - si può risparmiare anche il tempo del nucleo curante, ma anche ottimizzare l'uso dei Dispositivi di protezione individuale e migliorare gli accertamenti di laboratorio in quanto i pazienti vengono assistiti in un'unica struttura e non dispersi sul territorio".
Un'ipotesi messa nero su bianco martedì 7 aprile, indirizzata al presidente Maurizio Fugatti e all'assessora Stefania Segnana. Una lettera che non ha ricevuto riscontro e per questo inoltrata in queste ore anche a Roberto Failoni, assessore al turismo. "E' necessario agire anche sui micro-focolai, soprattutto in prospettiva. Limitare ulteriormente il contagio in ambito familiare e proteggere tanto i pazienti positivi, quanto i conviventi. Questa soluzione sembra funzionare, anche Zaia ha intrapreso da tempo questo percorso, purtroppo il Trentino si abitua a arrivare sempre in ritardo".
La salute pubblica è la priorità ma questo piano potrebbe permettere alle strutture alberghiere di ripartire, creare un po' di economia, in quanto la degenza del paziente potrebbe trovare una copertura di risorse tra Provincia e Azienda provinciale per i servizi sanitari.
Una ipotesi lanciata anche dal Patt che ora incalza: "Anche l'Ordine dei medici - commenta Rossi - suggerisce l'uso degli alberghi. Adesso cosa si aspetta?".